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[AQ] Come scoglio infrango, come onda travolgo
#9
In tutto il Faerun quante possibilità c'erano di imbattersi in un'alfar - sempre se di alfar si trattava - che per la bellezza, l'ispirazione e la pericolosità sembrava essere uscita dalle fila delle valorose valkirie, e in un figlio di un drago d'oro, un mezzodrago?
Veramente molto poche.

Sturm fino a che non giunse nelle Valli aveva sentito solo storie e leggende riguardo simili creature, appartenenti ad un passato dimenticato o ad una realtà invisibile per quasi tutto il mondo. Non pensava minimamente potessero esistere figure del genere. Per la prima volta si era sentito svilito, ancor di più di quando fu sancita la sua condanna.
Lui era solo un umano, ma loro? Loro erano il frutto di creature leggendarie, di natura diversa certo, ma pur sempre leggendarie. Una bellezza ultraterrena, una forza sovrumana, la vista di un falco.
Sturm era invidioso, lo sapeva, aveva sentito tutto il corpo entrare in un tumulto interiore per la rabbia. Loro erano nati con dei veri e propri doni, dei portenti assoluti. Lui no. Doveva sudare sangue per raggiungere una potenza che potesse minimamente eguagliare quella del mezzodrago dorato. Per Sturm poteva benissimo essere la personificazione terrena di Uthgar.
E l'alfar? Non aveva mai visto un'esemplare femmina simile, di una bellezza accecante, a tratti oscura, e allo stesso tempo temibile all'inverosimile.

Areskahan Figlio di Drago.
Sturm era sempre stato considerato di una taglia più grande rispetto ai suoi pari. La vita impervia di Ruathym e i continui addestramenti lo avevano plasmato conferendogli un'altezza ed una possanza invidiabili. Ma di fianco ad Areskahan tornava ad essere uno scricciolo, un essere insignificante pronto ad essere schiacciato come un insetto con un sol gesto.
Il Figlio di Drago era qualcosa di immenso e di straordinariamente spettacolare. Gli occhi, i denti, le piccole scaglie e i modi erano un tratto distintivo della sua natura dragonica.
Nella sua infinita altezza e rigida compostezza pareva rappresentare la figura del guardiano per eccellenza. Le sue enormi e forti braccia erano invase di una forza impossibile da paragonare, capaci di maneggiare una grande mazza da guerra come fosse stata una spada corta per Sturm. Aveva un nome quella mazza micidiale. Un nome che giustamente si rifaceva al tratto della forza, ma non lo ricordava. Doveva farselo ripetere da Areskahan.
Ovviamente il gigante di scaglie vantava una resistenza altrettanto invidiabile che solo gli jarl più valorosi potevano eguagliare. Ed erano uomini che avevano già vissuto metà della loro esistenza.
Areskahan Figlio di Drago rappresentava l'alleato ideale per affrontare i cinque brutti ceffi. Il suo aspetto avrebbe demoralizzato il nemico e i suoi colpi devastanti avrebbero fatto il resto.
Un compagno d'armi ideale, sensazionale. Sturm già vedeva fiumi d'oro scorrere impetuosi.

[Immagine: nwatyq.png]

Ma i sogni di grandezza e luccicante ricchezza vennero eclissati dall'alfar.
Nityalar Occhi d'Ametista.
Su di lei parevano essersi concentrate le più svariate sfumature di bellezza. Sturm durante la sua adolescenza di razzie era riuscito a procurarsi molte donne o comunque in patria si era fatto valere quel che bastava per non farsi mancare compagnia di sorta. Ma quell'alfar rappresentava qualcosa di inimmaginabile. Possibile fosse la discendente reale di una valkiria? O che addirittura avesse sangue delle schive e meravigliose ninfee? Tutte domande che Sturm riuscì a farsi solo dopo aver lasciato la straordinaria coppia.
Nel momento in cui era in loro presenza sentiva quegli occhi violacei puntati su di lui, scavargli dentro. Due ametiste luccicanti, luminose. Uno sguardo alieno ma comunque magnetico capace di assorbire la totale attenzione. Uno sguardo che sapeva baluginare anche la propria terribile spietatezza. Sturm era sicuro che quegli occhi così inusuali ma allo stesso tempo bellissimi potessero vedere cose che altri comuni esseri non potevano.
E per il resto?
Delle donne che aveva incontrato ognuna aveva il proprio fascino particolare. Di alcune si era beato anche delle loro nudità ancora ben impresse nella mente. L'alfar però sprigionava una sensualità fuori dal comune, quasi tangibile e l'abito aderente e succinto che indossava non era per niente d'aiuto.
La lunga chioma argentata, il collo affusolato da cigno. Gli occhi, gli altri occhi. La vita stretta.
Sturm stava capendoci poco, gli sembrava di essere ubriaco lercio.
Nityalar Occhi d'Ametista tuttavia sapeva essere temibile quanto meravigliosa. Utilizzava l'arco con naturalezza, scoccando con precisione micidiale ogni colpo, come fosse qualcosa di abitudinario. Aveva visto una simile dote solo in Aslaug Baciata dal Fuoco.
Sturm aveva combattuto anche insieme a Nityalar. Una compagna d'armi ideale, un'apripista discreta, capace di non farsi notare. Avrebbe colpito con precisione ognuno di quei cinque, magari azzoppandoli tutti così da rendere ancor più lenta la loro morte.
Sturm vedeva fiumi d'oro scorrere impetuosi, con lei sopra distesa a rendere tutto ancor più prezioso e invitante.

[Immagine: 24njneo.png]

Ma tutto era destinato ad infrangersi.
Sturm non se lo aspettava proprio anche se avrebbe dovuto.
Cosa poteva aspettarsi dal figlio di un drago d'oro? O da una fiera ed orgogliosa alfar?
Il grosso ruathen impattò contro un muro di ideali in cui aveva smesso di credere già da bambino: non c'era posto per la pace e l'innocenza nel suo mondo.
Quando descrisse la faccenda in cui era coinvolto se li ritrovò contro entrambi. Non approvavano i modi e i costumi ruathen. Razzie? Che vile barbarie!
Baluardi della pace e difensori degli oppressi si esposero addirittura nel dire che approvavano quanto architettato da quei cinque. Sturm si ritrovò sorprendentemente a ridere. Quello, durante l'accesa discussione che era nata, l'aveva previsto. Non perchè fosse una cima ma perchè aveva fatto tesoro dell'esperienza vissuta. Già altri paladini avevano pronunciato le loro stesse parole, quasi difendendo quelli che in realtà avevano compiuto i peggiori misfatti sulla faccia del Faerun.
«La vendetta non è tutto Sturm, lo capirete quando avrete pagato il giusto prezzo» le parole dell'alfar erano state pronunciate con la saggezza datole dagli anni. Doveva averne molti, Sturm ne era sicuro. Ma in quanto alla lezione di vita rimaneva scettico, cos'altro poteva perdere ancora se non la vita che era l'unica cosa rimastagli? Per quel che gli riguardava aveva già perso troppo. Era giunto il momento di riscuotere.
Il fondo era stato toccato tanto tempo prima, non c'era altro da fare che risalire. Lentamente, faticosamente, ma pur sempre risalire.
E poi c'era di mezzo la solita burocrazia continentale. Leggi. Autorità. Assassinio. Omicidio. Areskahan Figlio di Drago era fermo su quel punto, non avrebbe alzato un dito contro chi non era perseguitato dalla legge. Anzi, si premunì di avvisare Sturm:« Se solo verrò a sapere che avete torto un capello a qualche innocente verrò io stesso ad ammazzarvi».

A Sturm bastò.
Voleva continuare a vivere. Il periodo della sopravvivenza era passato. Non voleva continuamente guardarsi le spalle nel rischio che potesse schiantarglisi sul capo una mazzata o che potesse buscarsi una freccia nell'occhio - o nel ginocchio - .
Aveva perso un vantaggio considerevole per colpa di quelli che considerava stupidi ideali e macchinose e complicate burocrazie. Isabel sicuramente gli avrebbe fatto notare con altezzosa sagacia che c'era anche stata una squisita nota di ipocrisia a condire tutta la discussione ma ovviamente Sturm non se ne avvide, non gli importava. Pensava solo al rifiuto.
E alle braccia del mezzodrago d'oro.
E agli occhi dell'alfar.

Doveva consegnare i ritratti ai suoi compagni e poi partire per Hap.

"Comunque, secondo me, la spezza "
[Immagine: Webp-net-resizeimage.png]
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RE: [AQ] Come scoglio infrango, come onda travolgo - da cotoletta - 26-09-2017, 16:34

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