Valutazione discussione:
  • 8 voto(i) - 3.63 media
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
[Sturm Greif] Come Folgore dal cielo.
#35
XXXV

Una brezza fresca e leggera aveva accolto Sturm in una mattina tranquilla, rischiarata da un sole luminoso. Qualche nuvola bianca punteggiava il cielo azzurro attraversato di tanto in tanto da nutriti stormi di uccelli che si lasciavano cullare dal soffio del vento.
Una mattina calda, non soffocante, ideale per uscire dalla propria tanta e dirigersi a svolgere le proprie mansioni, che lì, nell'isolato e piccolo villaggio di Hap, andavano dal coltivare la terra al tagliare alberi, arrivando infine a spendere il resto del tempo rimasto nell'unica taverna presente, tra chiacchiere, cibo e alcool vario, o dedicando delle preghiere in uno dei due luoghi sacri situati in loco: il piccolo tempio di Lathander e l'altare del Cavaliere Rosso.

Da quel che Sturm aveva potuto  sentire, Hap negli ultimi tempi aveva avuto un incremento di attività, produzione e crescita demografica. V'erano stanziate lì ben tre diverse guarnigioni che garantivano una presenza costante di uomini e donne capaci, addestrati nell'uso delle armi, pronti a difendere il villaggio da qualsiasi minaccia si fosse palesata.
C'era la guarnigione locale lì stanziata dall'ormai defunto Lord Ilmeth; vi era la sede e guarnigione permanente dei Manti Scarlatti, compagnia mercenaria divenuta poi ramo d'elitè dell'esercito di Battledale, sempre per concessione di Lord Ilmeth nei confronti di Garlak Sturnn, Comandante dei Manti Scarlatti; per finire, aggiunta recente, poco fuori dal villaggio, era stata eretta la sede delle Lame d'Argento, ennesima compagnia mercenaria e di ventura, ancora indipendente.

Tra le recenti novità, da quando era tornato alla civiltà, Sturm aveva trovato una nuova struttura ancora: la bottega di Derek l'Impomatato.
Per quanto detestasse e mal sopportasse l'eccessivo uso di oli e profumi usati da Derek, Sturm era riuscito ad allacciare delle trattative e dei rapporti lavorativi con lui che lasciavano ben sperare. La bottega offriva articoli interessanti di vario genere che avevano destato le sinistre mire di un'influente maga rossa thayan la quale, da quel che Sturm aveva appreso proprio da Derek, stava tentando di imporre un'egemonia commerciale sotto il sigillo dell'Enclave Thay presente a Essembra.
Il che lasciava presagire uno scenario teso e piuttosto caldo.

Non caldo e cocente quanto le sabbie del deserto.
Quella mattina Sturm era da poco rientrato da una spedizione di taglialegna, qualche minuto di riposo e avrebbe iniziato il suo nuovo incarico presso la bottega come guardia e sorvegliante.
Appoggiato al bordo della muraglia del pozzo immerse il secchio nell'acqua. Lo fece riemergere colmo d'acqua, con uno strattone vigoroso, tirando verso di sè la fune.
Afferrò il secchio con entrambe le manone, chinò la testa in avanti e lasciò che l'acqua gelida fluisse sul capo, bagnandolo completamente.
Sturm sospirò rilassato dopo aver rilasciato con noncuranza il secchio nel pozzo, e rimase lì, poggiato con le braccia energumene sul bordo pietroso, a contemplare la propria fioca immagine ondeggiante che lo specchio d'acqua rifletteva.

Rivoli d'acqua gelida scesero dal capo verso il collo e poi giù, lungo la schiena e il torace, scaturendo brividi in tutto il corpo. Il grosso ruathen chiuse gli occhi.

Era di nuovo nel deserto, senza cibo e senza acqua. Intorno a sè focalizzò dune lontane ed ondeggianti, il calore era estremo. Parvenze di storte e rinsecchite piante a lui sconosciute spuntavano tra la sabbia, nel vano tentativo di germogliare nel loro verde vitale. O forse era proprio quella la loro forma?
Smise di chiederselo praticamente subito quando il leggero e caldo sussurro del vento smosse le sabbia, rivelando ossa sparse. Crani, cavità vuote, mascelle spaccate, femori, costole, casse toraciche. Ossa, a non finire.
Alcuni teschi che sbucavano dalla superficie arida lasciavano supporre a Sturm che tanti altri, prima di lui, uomini, uomini bestia, e mostri, avessero avuto la sua stessa sorte: inchiodati letteralmente nel bel mezzo del deserto.

«Che guardi?»
Sturm trasalì. Inarcò le sopracciglia in una smorfia di sorpresa nel riconoscere quella voce con la sua stessa cadenza ruathen. Ruotò lentamente il capo di lato fino a raggiungere con lo sguardo il suo improbabile interlocutore.
Fjolnir figlio di Bjorful, l'Orso Biondo di Ruathym.
«Come... Perchè sei qua?» parlare era faticosissimo, la gola bruciava e le labbra screpolate ed infettate lasciavano in bocca il retrogusto metallico del sangue.
Anche il biondo guerriero sembrava essere lì da chissà quanto tempo, la folta barba che s'impastava con la sabbia, la cespugliosa chioma color del grano completamente sciolta.
«Perchè tu mi vuoi qua. Perchè lo vuoi? »
«Io non... »
«Te lo dico io, risparmia le forze, ti serviranno.
Le mie ambizioni, il mio progetto. Pensi che ora siamo sullo stesso piano, che entrambi siamo  raugh ruathen e che insieme possiamo condividere lo stesso dolore e le stesse sofferenze»
«Ma...»
«Mi vuoi perchè pensi che con questa empatia possiamo trarre forza l'uno dall'altro. Siamo bloccati qui ma in realtà uscirne è molto semplice. Basta muoversi».
E come a dar credito alle proprie parole il biondo guerriero estrasse entrambe le braccia dal suolo. Poggiò le mani callose sulla sabbia cocente e dopo aver contratto i muscoli si issò verso l'alto, sgusciando via dal ferreo abbraccio del deserto. Indossava tutta la sua armatura. Scrollò da dosso a sè la sabbia in esubero e dall'alto verso il basso guardò Sturm con un cipiglio strano e sguardo critico.
«Mi odi per quel che sono, per ciò che sono riuscito a raggiungere a tuo dispetto, nei sei invidioso. Ma allo stesso tempo mi rispetti, per quel che sono, ti sono di ispirazione.
Ti dirò perchè rimarrai qui. Perchè sei un raugh ruathen e quelli come te sono destinati a una fine del genere. Non lo vuoi ammettere ma sei convinto di questo. Però c'è una via d'uscita. La convinzione di essere altro, molto di più o molto di meno. Liberati di quel che dicono o pensano gli altri. Come pensi mi sia liberato io? C'era la possibilità che io diventassi come te, Sturm, che altri mi definissero tale e uguale a te ma ho semplicemente trovato la convinzione che no, non lo sarò mai. Questo mi ha permesso di muovermi. E tu? Tu che aspetti? Liberati».

Detto ciò Fjolnir voltò i tacchi e mosse un passo per allontanarsi.
«Fjolnir! Aspetta... diamine, aiutami a uscire da qui... ti... prego»
Il grosso combattente ruathen arrestò per un attimo il suo intento e volse il capo di lato, a guardare dietro di lui, oltre il proprio spallaccio rinforzato.
«Che razza di uomo sei? Prega se vuoi, prega che la forza non ti manchi. Ma liberati. Da solo. Odiami se vuoi, rispettami se vuoi»
Il biondo combattente quindi riprese la sua vigorosa marcia, allontanandosi, sparendo in un filo di sabbia man mano che il vento soffiava forte su di lui.
Svanì in tantissimi innumerevoli granelli quasi fosse un fantasma.

La testa riprese a girare forte. La nausea salì assieme alla bile che fuoriuscì dalla bocca, riportando Sturm alla realtà.
Vicino a lui vi era solo un teschio che lo fissava, con la bocca ossuta spalancata in un ultimo atto di asfissia totale.

Ammiccò più volte tornando all'attualità, dinanzi lo specchio d'acqua del pozzo.
Hap
Poteva percepire ancora il calore sul capo.
Lo sciacquò una seconda volta, dopodichè lo asciugò con la propria maglia di lana smanicata.
Doveva prepararsi per il nuovo incarico.
[Immagine: Webp-net-resizeimage.png]
Cita messaggio


Messaggi in questa discussione
RE: [Sturm Greif] Come Folgore dal cielo. - da cotoletta - 15-12-2017, 20:40

Vai al forum:


Utenti che stanno guardando questa discussione: 2 Ospite(i)