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[Sturm Greif] Come Folgore dal cielo.
#27
XXVII

Peldan's Helm.

Il soggiorno nelle Valli stava facendosi sempre più ostico.
Fin dal giorno della condanna Sturm era stato portato a rassegnarsi alle peggiori ingiurie che un uomo potesse lanciargli. L'adattamento era stato difficile, soprattutto per uno come lui che era abituato a rispondere pan per focaccia.
Troppo e stupidamente orgoglioso non era proprio avvezzo a soffermarsi sulle conseguenze delle proprie azioni.
Uno smacco subito richiedeva una lezione che in molti dei casi si traduceva in una furente rissa.
Risse da cui non sempre usciva vincitore e che anzi, come gli faceva notare Renfri, ultimamente e in maniera petulante tanto da farlo irritare all'inverosimile, riservavano un esito sempre fallimentare.


L'ultima onta era giunta da Lore.
Sturm lo aveva nel proprio mirino, voleva misurarcisi ma quella sera a legarli era stata la provocazione ed una rabbia reciproca.
Cane contro cane.
Ma per chi marcavano il territorio?
Sturm non voleva di certo apparire tollerante davanti a insulse insinuazioni nei suoi confronti. Ronda lo aveva ripreso spesso, e gli aveva consigliato di non ribattere ad ogni osservazione che non coincidesse con la sua. Il fatto era che non si trattava di osservazioni ma di sottili critiche beffarde o velate minacce. E questo Sturm ancora non riusciva a gestirlo.
Gestire la rabbia furente che montava ogni volta. Il prurito alle mani. Il respiro più veloce e vigoroso.
S'era innescata una rissa, poi sedata dal repentino intervento magico di Mikael.
Due soli cazzotti, e tanta agitazione.
Per qualche istante Sturm aveva respirato di nuovo l'aria pungente di Ruathym.

Ma cosa c'era alla radice di tutta la situazione?
Lei.
Quel vortice oscuro.
Di rabbia omicida e fervente desiderio.
C'era la sua mano nel mezzo di tutto. Dove c'era lei, c'era scompiglio, la caoticità più totale.
Era qualcosa di inevitabile. E persino Darsa, che sicuramente tranquilla non era, ne veniva risucchiata via di tanto in tanto.

Sturm non era un codardo ma non per questo non provava paura.
Durante la sua breve vita ne aveva avuta tanta, molte volte - soprattutto se scaturita da incantesimi magici che lo paralizzavano del tutto gettandolo nel terrore più assoluto -.
Quando non era la magia a suscitare una paura estrema Sturm riusciva a mascherarla sempre con un forte istinto di sopravvivenza che lo portava a fare di più. Odiava e adorava al tempo stesso quella sensazione: quella frenesia che gli si irradiava per tutto il corpo, acutizzando tutti i sensi, mostrandogli il mondo sotto un'altra più chiara luce.
Ma quella sera si dovette ricredere.


Catturato da quei due pozzi scuri non potè distogliere lo sguardo. Non subito.
In quei due buchi neri vide solo un oblio senza fine, mortale, fautore di sofferenza inimmaginabile.
Era uno sguardo diverso quello di lei, normalmente sprezzante e sufficiente.
In quel momento era fin troppo deciso e serio, capace di instillare alla tiefling un'aria diversa, minacciosa.
Così minacciosa che alla fine Sturm non riuscì più a sostenere lo sguardo.
Deglutì chinando la testa per liberarsi di quell'oscurità che gli aveva annebbiato anche la mente.


Per qualche fugace istante si era come sentito circondato da almeno trentadue paia di occhi neri che parevano sondarlo a fondo, sollevandogli la pelle, squarciandogli le carni, violandogli i più profondi antri della mente.
Non s'era mai sentito così vulnerabile davanti uno sguardo, così scosso ed impaurito.
"Dove sei Sturm?! E' solo una cagna con le corna, rialza quello sguardo. Spezzale il collo. Lo hai già fatto altre volte, non ti costa niente rifarlo"
"Trentadue. Li vedi? Trentadue! Non riesco!"

Trentadue sguardi determinati, accesi da una luce di follia ed eccessi, che continuavano a conficcarsi dentro di lui come tanti spilli, martoriandogli corpo e animo.

Sturm ci mise un bel pò a riprendersi e il burrascoso diverbio avuto con Lore lo aiutò a smaltire quella brutta sensazione che lo attanagliava.
Ma mentre che litigava, che imprecava e subiva l'ennesimo duro cazzotto sullo zigomo, i suoi pensieri erano rivolti a lei, alla tiefling.

Majuk.
Majuk Zarhkath.

Sturm aveva provato nei suoi confronti un viscerale timore che gli aveva fatto annodare le interiora.
Tuttavia confermò quello che stava ricercando in quella pericolosa ed odiosa figura.
Era la persona giusta, l'unica forse, che poteva sottoporlo all'addestramento - o tortura, se si voleva vederla con occhio più realistico - che andava cercando.
Doveva armarsi di molta pazienza e di molto coraggio che sperava di trovare neanche lui sapeva dove.
Intanto, prima di tutto, era necessario capire se fosse stata anche solo disposta ad avercelo di fronte.
Alla meglio, non l'avrebbe riconosciuto, come sempre. Alla peggio avrebbe fatto uso dei suoi singolari poteri magici.

Trasse un bel respiro che a nulla valse per scrollarsi di dosso quella sensazione assordante.

Trentadue.


R
E
N
T
A
D
U
E. 
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RE: [Sturm Greif] Come Folgore dal cielo. - da cotoletta - 14-10-2017, 15:18

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