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[Sturm Greif] Come Folgore dal cielo.
#26
XXVI

Sturm punzecchiò con la punta dello stivale il grosso cadavere che era riverso a terra, nel mezzo di una larga pozza scura di sangue che aveva arrestato la sua espansione.
Puzzava. Per gli dei se puzzava e Sturm ne aveva sentiti di odoracci ma quello, per tutti Æsir, per Hel e per la Morrighan era il peggiore che avesse mai sentito.
«E comunque questo di orso nero ha solo la pelliccia addosso Rotto. Volevi farci scannare come dei vitellini eh?»

Prima di lasciare Neverwinter il signor Otto, o Rotto che dir si voglia, aveva concesso ai tre ruathen di equipaggiarsi per la caccia. Il bersaglio era un grosso orso nero, per cui, consci di vecchie esperienze di caccia, acquistarono reti, rampini e tanto cordame, lungo e resistente.
Usciti dalla prigionia non era stato dato loro il permesso di riprendere i loro effetti personali. In fin dei conti quella che avevano era attrezzatura che apparteneva al Capitano Morgan e alla sua Maelstrom.
Dovettero riarmarsi e con gran perplessità di Otto, che ovviamente rimaneva sempre molto alticcio, optarono tutti per delle picche, abbastanza lunghe per tenere a distanza il nemico. Ne acquistarono almeno tre per cranio. Presero dei rostri ben appunti e tagliole da piazzare in punti strategici qualora avessero trovato il luogo ideale dove spingere o attirare la preda e quindi combatterla. 
Poi vennero le armi a distanza.
Ffolk e Sturm scelsero delle pratiche e numerose asce da lancio. Utili e più maneggevoli per dei forzuti come loro.
Erlend invece scelse una macchinosa ma devastante balestra pesante.
Otto perse il conto delle monete d'oro che dovette sborsare, piagnucolando sul fatto che gliene sarebbero rimaste molte poche per pagarsi da bere se non fossero riusciti ad abbattere quell'orso.

Lasciata la famosa Neverwinter a cui spesso a Ruathym si faceva riferimento, col nome di Eiggerstor, per future ed eventuali gratificanti razzie, il trio ruathen guidato da Otto, sopraggiunse ad un modesto campo stanziato al limitare di quello che conobbero come Bosco di Neverwinter.
Lì ad attenderli c'erano un folto gruppo di persone e dal baluginare che riuscirono a scorgere, i tre capirono che c'era la presenza di armi ed armature. Che però ovviamente non erano riservate a loro.
«Otto, ce ne hai messo di tempo. Chi sei riuscito a trovare mh?»
A farsi avanti era un uomo adulto, sulla quarantina, dal portamento marziale. Aveva i capelli corti e il volto deturpato da una brutta cicatrice riportata sicuramente durante qualche scontro armato. Indossava un'armatura munita di numerose piastre inframmezzate da una serie di bande.
L'espressione sul viso, seppur critica e distaccata, tipica di chi comanda e non vuole abbandonarsi a legami di sorta, malcelava un certo sprezzo generale.

[Immagine: s4tlqo.jpg]

«Siuor Erik, cuome puodete vuedere ecco altre fuorti bruaccia» la mano cicciotta di Otto si mosse in un gesto teatrale a mostrare i tre ruathen rimasti in linea, impalati e perplessi.
Sul petto, all'altezza del cuore, Sturm lo notò solo dopo, colui che rispondeva al nome di Erik aveva fatto saldare una banda verticale, spessa, di un rosso acceso, a mo di medaglia decorativa, o forse di riconoscimento.
Erik parve valutarli e mosse il labbro. La bocca gli si distorse in una sorta di smorfia colma di disprezzo.
Ma era l'effetto dovuto alla cicatrice? Sturm non lo chiese. Erlend lo guardò di sottecchi, eloquentemente, assestandogli una gomitata nel costato. Doveva stare zitto.

Sopraggiunse poi anche una mezzelfa dal portamento vispo, ed andatura decisa. Era mora ed un paio di trecce le scendevano oltre le spalle di lato, sobbalzando lievemente ad ogni passo. Due occhioni accesi, colmi d'attenzione ed ovviamente un paio di orecchie che terminavano a punta, caratterizzando così il suo sangue meticcio.
«Tenente Erik siamo pronti?»
Vestiva abiti leggeri, di cuoio borchiato, comodi e pratici. Gli stivali talmente sporchi da far intendere fosse una gran viaggiatrice. Anche lei sul busto, sulla marroncina livrea di lana che le ricopriva il torace e la protezione di cuoio, era ricamata una grande banda rossa.
«Si Giggle. Riunisci gli altri e guidaci».
Giggle ridacchiò furba e trotterellò via, ancheggiando.
Tre ruathen, sei occhi. 
Tutti fissi su quella vita stretta e quei fianchi ondeggianti.

A partecipare alla caccia in tutto dovevano essere almeno una dozzina. V'era un altro uomo in armatura pesante che si accompagnava al Tenente Erik, anch'esso riportante una banda rossa sull'usbergo, all'altezza del cuore. C'era Otto, c'era Giggle che li guidava attraverso il bosco. E poi altri cinque figuri. Tutti uomini dal fisico prestante.


La mezzelfa condusse quella banda così malamente assortita nei meandri del Bosco di Neverwinter, facendo tappa in alcuni piccoli villaggi che trovarono sul percorso.
Procederono in fila da due, Sturm affiancava un Otto il cui alito lo stava uccidendo.
Quasi esultò quando Giggle informò il gruppo di essere arrivati a destinazione.

Era una radura nel bel mezzo del bosco con una grossa caverna piazzata là al centro, come fosse caduta dal cielo. Possibile fosse così facile cacciare sul continente?
Un ruggito disumano strappò Sturm dalle sue riflessioni.
Otto singhiozzò, sobbalzò e per poco non si strozzò da solo con la sua stessa saliva, cominciando a tossire forte, assumendo sempre più un colorito violaceo sul cicciotto e barbuto volto rubicondo.

Il Tenente Erik quindi parlò, autoritario: «Voi otto, posizionatevi avanti e circondate l'ingresso. Preparatevi a scagliarvi contro qualsiasi cosa esca di lì!»
[Immagine: Webp-net-resizeimage.png]
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RE: [Sturm Greif] Come Folgore dal cielo. - da cotoletta - 13-10-2017, 17:39

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