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[Dm Artemis] Il piccolo Miro
#1
Appena terminati gli scontri al castello, Nashan ci chiese di controllare le celle al piano inferiore, da cui prima avevamo sentito giungere un pianto. Tra i volonterosi c'erano Ivor, Tobin e Luth. Il primo si preoccupò di accertarsi dell'indole dei prigionieri prima di liberarli ma una cella catturò subito la nostra attenzione, quella da cui provenivano i singhiozzi. Dentro c'era un ragazzino spaventato e in lacrime per il frastuono della battaglia e la sorte che lo attenda. Aveva paura anche di noi giustamente. Guardando l'aspetto dei miei compagni, mi resi conto di essere la meno terrificante col mio faccino di ragazza, così mi avvicinai a lui parlandogli.

Si chiamava Miro e giurava di non aver fatto niente di male tra le lacrime, aveva solo fame e quando cominciò a narrare di sua madre stesa nel letto... Mio dio aveva praticamente visto morire sua madre! Non c'era bisogno che narrasse ora vicende così traumatiche. Era già terrorizzato abbastanza. Gli tesi una mano interrompendolo e dicendogli che ora era al sicuro e che lo avremmo portato in salvo, doveva solo restarmi molto vicino. Proposi agli altri che mi sarei occupata di cercare la sua casa, assicurarmi che avesse ancora dei parenti vivi, altrimenti lo avrei portato da Padre Brom dell'orfanotrofio. 


Notai Miro riattaccarsi a me appena mi spostavo ed era un bene perchè fuori potevano esserci ancora scontri e di sicuro non un bello spettacolo per un bambino. Arrivato Valen, fece un rapido giro delle celle e mi disse di aprirle tutte, così feci tenendo Miro sempre dietro me o ancor meglio vicino a Tobin e Luth. Non ero certa se ci fossero davvero dei criminali, io vidi persone malconce e affamate, sicuramente dei malati e degli anziani. Non potevamo lasciarli lì a morire in attesa che il consiglio decidesse le loro sorti.

Poi ripresi Miro per mano pronti a scendere e portarlo al sicuro. Mi accorsi che Luth gli restava molto vicino, gli regalò addirittura un piccolo cavallino di legno intagliato, o forse un cane, non ho visto bene. Mi chiesi per un istante da dove saltasse fuori, probabilmente lo aveva sempre avuto con sè. Sapevo che era anch'egli un orfano e compresi perchè gli stesse tanto a cuore. Al momento però mi importava solo che quel giocattolo fosse sufficiente per distrarre Miro dal casino e dal sangue lasciato dalla battaglia. In ogni caso io dovevo farlo passare per forza da lì, mica potevo rientrare nei tumuli sotterranei.

Contavo in Luth che a quanto pare ci sapeva fare coi pargoli meglio di me. Una volta fuori dal castello avremmo cercato un posticino tranquillo nel parco sottostante e ci saremmo fatti spiegare dal piccolo un po' meglio la sua storia e soprattutto dove abitasse. Speravamo che avesse ancora almeno un padre o uno zio... dei fratelli.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#2
Al momento di risalire dalle segrete Luth pensò allo spettacolo che si sarebbe presentato a Miro e la cosa lo preoccupò per cui a bassa voce disse a Echo di cercare di farlo rimanere tra di loro per limitare la vista di quello che c'era là fuori.

Poi frugò nella sua borsa e ne tirò fuori un vecchio cappellaccio con le tese larghe e cercando di farlo sembrare un gioco lo ficcò in testa a Miro: "Avrai l'onore di uscire di qui con il cappello dell'avventuriero".

Ovviamente date le dimensioni il cappello gli calò sugli occhio limitando di molto la sua vista, proprio come aveva sperato Luth.

Uscirono così dal tempio cercando di farlo il più velocemente possibile e approfittando della confusione per tenere il bambino tra di loro come il formaggio in mezzo al pane.

Arrivati in fondo alla strada che scende dalla collina presero a camminare un direzione Est evitando le strade che si andavano verso le porte della città e che erano state teatro degli scontri più sanguinosi.

Muovendosi per vicoli e strade secondarie arrivarono in un punto dove le case si diradavano e al centro di una piccola piazza c'era un giardino con alcune panchine, bastò uno sguardo di intesa e a Echo e Luth fu chiaro che quello era un posto adatto per riposare e parlare con Miro.

Si sedettero e cercarono di tranquillizzare il bambino,  poi Echo con la dolcezza che traspariva in modo naturale dal suo viso e dai suoi occhi cominciò a parlare chiedendogli di raccontare la sua storia sperando di avere informazioni utili per capire se avesse ancora qualcuno al mondo o se orfanotrofio sarebbe stata l'unica soluzione possibile per lui.

Restarono ad ascoltare attentamente la sua storia.
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#3
Seduto sulla panchina, Miro chiarisce innanzitutto di non essere orfano!

Ha una madre e una sorella più piccola. Del padre non sa niente, mai conosciuto, non è sicuro di averne uno né che sua sorella ce l'abbia. La madre fa lavori saltuari, ma purtroppo buona parte di quello che guadagna finisce in una bottiglia...proprio come il giorno in cui Miro è stato arrestato dalle guardie.

Sua madre aveva bevuto, e come al solito si era addormentata ubriaca e non si riusciva in nessun modo a svegliarla. In casa non c'era niente da mangiare, e la sorellina aveva fame...perciò Miro era andato al mercato e, mentre il fornaio era girato, aveva rubato una pagnotta e aveva provato a scappare via...ma era stato preso quasi subito da una guardia e condotto in caserma.

La guardia gli aveva detto che quando sua madre fosse venuto a prenderlo avrebbe dovuto pagare una multa per colpa sua, e probabilmente per lui ci sarebbero state anche un paio di frustate di punizione. Ma Miro sapeva che la mamma non aveva certo i soldi per pagare nessuna multa...e se anche li avesse avuti li avrebbe presi dal magro borsello dedicato all'acquisto di cibo, non certo da quello più nutrito per l'acquisto degli alcolici.

Insomma, Miro si era rifiutato di dire il nome della madre, pensando - nella sua innocenza - che dopotutto una bocca in meno da sfamare sarebbe stata un fattore positivo per sua madre, e forse sua sorella sarebbe stata meglio e avrebbe avuto di più da mangiare senza di lui.

Così, era passata quasi una decade, sua madre non l'aveva cercato, e dalle celle della caserma le guardie l'avevano buttato in quelle del castello, non sapendo bene cosa fare di lui...
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#4
Ascoltarono il racconto di Miro cercando di rincuorarlo ogni volta che la voce si faceva tremante e stava per tramutarsi in pianto, in questo fu bravissima Echo di cui il bambino sembrava fidarsi completamente.

Al termine dopo essersi consultati convennero che non era certi il momento adatto per mettersi alla ricerca della madre e che l'unica soluzione possibile per ora era accompagnarlo da Padre Brom come aveva proposto Echo e approvato Ariah.

Spiegarono al bambino che lo avrebbero portato in un luogo dove sarebbe stato al sicuro, dove avrebbe avuto un letto e del cibo e che avrebbero provato a cercare sua mamma, anche se non erano ancora riusciti ad avere indicazioni sulla zona in cui abitavano ma per quello ci sarebbe stato tempo.

Luth lasciò ad Echo l'incarico di portare il bambino da Padre Brom, lui a fatica arrivò alla locanda ferito e stremato dalla battaglia.

Dopo una notte tormentata, passata a cercare di prendere sonno e a scrivere sul suo diario (http://www.raccontidellevalli.eu/forum/s...p?tid=4066), quando la notte stava per finire finalmente prese sonno per poche ore e al svegliò resosi conto che ormai era giorno si vestì e lasciata la stanza scese un po' dolorante al piano terra. 

Qui trovò Echo seduta ad un tavolo apparecchiato con un'abbondante colazione, si sede di fronte ordinò anche lui qualcosa da mangiare, si scambiarono notizie sulla loro salute dopo la battaglia per liberare la città poi Luth guardò Echo con un'espressione seria e iniziò a parlare di getto:

"Ho dormito poco e male questa notte e ho avuto tempo per ripensare a quanto è accaduto, e in particolare a Miro."

"Un altro orfano che ritrovo sulla mia strada, ora è sistemato ma in un posto a lui sconosciuto dopo quello che già ha subito un prigione, e non sappiamo se troveremo mai sua madre."

"Vorrei fare qualcosa per lui, per aiutarlo"

Fece una pausa, poi continuando a guardare Echo ancora più intensamente.

"Ho pensato che potremmo seguirlo, fargli visita e essere per lui una guida."

"Non possiamo certo diventare i sui genitori o sostituirli, ma potremmo essere un riferimento per lui, aiutarlo a crescere."

Concluse con voce più leggera come se ormai si fosse liberato da un peso.

"Penserai che è una pazzia, ma ripensando a come si è fidato di te a come ti teneva per mano dovevo parlartene."

Luth, con una evidente emozione che traspariva dal suo viso, restò con gli occhi fissi su di lei in attesa di una risposta.
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#5
Echo era un po' imbarazzata per aver dato per scontato il peggio per il bambino. Scambiò alcuni sguardi con Luth mentre Miro parlava e alla fine gli disse semplicemente che le cose tra i grandi erano un po' più complicate. Provò a dargliene una versione semplificata e addolcita:

- Tua madre ti vuole bene sicuramente, a te e alla tua sorellina ma non aveva soldi per la multa. Ha dovuto lasciarti li in quel postaccio perchè se quei brutti uomini armati avessero preso anche lei... poi chi pensava alla tua sorellina? Sarebbe rimasta tutta sola. Ma adesso che sei libero, vedrai che insieme rimettiamo tutto a posto e troviamo da mangiare anche per lei.

Luth era ferito e palesemente sfinito, mentre ad Echo pareva essere andata meglio in battaglia. Così assicurò l'arco sulla schiena per tenere in braccio Miro e si separarono. Suggerì a Luth di entrare dal retro del Diamante, qualora l'ingresso principale fosse stato ancora chiuso, perchè dava proprio sulla strada verso le porte della città dove si erano verificati i primi scontri. Giunta nel cortile dell'orfanotrofio, posò Miro tenendolo per mano e bussò chiamando a gran voce:

- Padre Brom, sono Echo! Ho un bambino solo con me, potete aprirci per favore? Gli scontri sono cessati!

Attese sperando che li accogliessero, così avrebbe dato loro notizie degli scontri e raccontato al sacerdote la storia di Miro. Avrebbe chiesto un pasto per Miro così che fosse occupato mentre i grandi parlavano. L'intenzione di Echo era di chiedere aiuto al sacerdote per il piccolo Miro e, se l'avessero recuperata, anche sua sorella. Specificando che non avevano bisogno proprio una "casa", ma di un rifugio e un pasto caldo quando la madre non poteva badare a loro.
Echo non avrebbe forzato Miro a dirle dov'era la sua mamma, avrebbe atteso che si confidasse lui. Con l'aiuto di padre Brom, contava che la prospettiva di un pasto sicuro l'avrebbero incentivato a voler portarci di sua volontà anche la sorellina. Se poi Miro si fosse fidato abbastanza da far conoscere loro sua mamma, avrebbero certamente parlato con la donna per capire se fosse possibile aiutarla, soprattutto ad occuparsi dei figli.
Nel frattempo, Echo e sicuramente anche Luth intendevano occuparsi dei bambini e lasciare periodicamente delle offerte perchè non gravassero nelle spese del tempio: monete, cacciagione - quando il veleno l'avrebbe permesso - o altri beni di prima necessità. Specificando da dividere con tutti i bambini, non solo Miro. Inoltre aveva già in mente di parlare con alcuni amici, tipo Cassandra o Adrien, per trovare a Miro un posto come apprendista.

Di tutto questo avrebbe parlato a padre Brom e sentito il suo consiglio. Sarebbe andata via solo quando Miro si fosse tranquillizzato e addormentato, con la promessa di tornare presto. Poi si sarebbe cercata un letto libero in locanda, semmai la stanchezza avesse avuto il sopravvento sugli eventi della giornata.
Quando Luth la raggiunse a colazione, Echo si stupì abbastanza delle sue parole. Tempo addietro aveva sentito narrare le proprie origini tutte assieme praticamente da tutto il gruppetto e ora le confondeva un po' tra loro. Inoltre aveva smesso di interessarsene quando lo scambio sarebbe dovuto essere reciproco.

- So che sei orfano ma che ne dici di raccontarmi un po' la tua storia? ...si io intanto mangio, fa con comodo.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#6
Ignorando il cibo che nel frattempo gli avevano servito Luth comincia raccontare.

"Certo che posso raccontartela, ma non è una gran storia."

"La mia famiglia viveva nelle campagne intorno a Sundabar e mio padre faticando dal mattino alla sera riusciva a tenere su la famiglia, lui, mia madre, io e due sorelle più piccole di me. Sono cresciuto lì e appena ho potuto ho cercato di aiutare mio padre, prima con piccoli servizi poi con il tempo anche nei lavori più pesanti."

"Quando avevo 14 o 15 anni ho cominciato, nei mesi in cui c'era meno lavoro in campagna, ad andare per qualche settimana in città dove mio zio aveva una bottega da falegname per imparare un mestiere come voleva mio padre. Devo dire che lavorare il legno mi piaceva e mio zio mi insegnava volentieri il mestiere visto che i suoi figli invece si rifiutavano di toccare un qualunque attrezzo in bottega."

Dopo una pausa per prendere fiato prosegue.

"A 18 anni tornando dalla città dopo uno di questi periodi in bottega ho trovato la fattoria saccheggiata e tutta la mia famiglia sterminata durante una scorreria degli orchi che evidentemente li aveva sorpresi. Ora capirai perché già da subito Zed non mi andava a genio."

"Disperato rimasi alla fattoria, ma non posso raccontare nulla di quei giorni era come se il tempo si fosse fermato e solo dopo ho capito che erano passati alcuni giorni. Dopo aver sepolto quello che restava della mia famiglia e aver raccolto poche cose, soprattutto ricordi, tornai in città dallo zio e li sono rimasto fino all'inizio del viaggio che alla fine mi ha portato qui."

"Ho viaggiato con una carovana mercantile diretto a Waterdeep per incontrare un mercante per conto di  mio zio ma mentre ero in città mi è arrivata la notizia della morte dello zio. Ora ero veramente solo, i miei cugini che mi odiavano per me non contavano nulla, decisi allora di proseguire il viaggio senza tornare a Sundabar e di iniziare una nuova vita. Ho proseguito il viaggio con la carovana fino a che loro si sono imbarcati giù al porto e io ho deciso invece di restare qui."

"Si sono orfano ma non è nulla in confronto a quello che accade a questi bambini che restano soli, io ero già in grado di badare a me stesso e mi rimaneva uno zio, ora capirai perché quando sono davanti a queste situazioni non riesco a restare indifferente. Già con la storia della bambina mannara avevo perso il sonno al pensiero di lei da sola nel bosco, solamente dopo aver saputo che era in salvo a Elmwood sono riuscito ad avere pace."

Fissa Echo prima di concludere.

"Ora conosci la mia storia, come e perché sono arrivato qui, non ti ho nascosto i miei sentimenti ed è una cosa che non faccio di solito, invece di te non so niente. Sei cordiale e spigliata ma non racconti mai nulla di te, mi farebbe piacere sapere da dove vieni e qualcosa di te, vuoi provarci ?"

"Come hai visto si può parlare della propria storia e di quello che si prova, tra amici."

Appare meno teso come se aver finito il racconto lo avesse liberato, guarda Echo sorridendo e resta in attesa della sua reazione.
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#7
Il druido Brom accetta volentieri di prendersi cura del bambino e mentre gli adulti parlano lo affida alle cure di Jhanita, certo che la sacerdotessa riuscirà a tirargli fuori maggiori dettagli su dove trovare la madre e la sorella.

Dal momento che il bambino non è tecnicamente orfano, non può tenerlo con sé a meno che non sia la madre ad affidarglielo, ma certamente può assicurarsi che tutte le volte che si presenterà ci sarà un pasto caldo per lui e la sorella. Sicuramente trovare un posto da apprendista al ragazzo sarà d'aiuto, ma bisognerà anche aiutare la madre...
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#8
Echo lo ascolta continuando a mangiare la sua zuppa in cui ha ammolatto del pane che ha visto giorni migliori. Quando sente il silenzio durare abbastanza, si rende conto che ha finito il racconto e alza lo sguardo:

Oh... ehm...

Lo indica col cucchiaio di legno ancora gocciolante:

Quindi tu non sei cresciuto in un orfanotrofio di Waterdeep... Probabilmente quelli erano Balor e Corum. Bhe ragazzo mio, se ti fai togliere il sonno da ogni bimbo che soffre... tu muori di crepacuore prima che ti spunti la barba!

Posa il cucchiaio e incrocia le braccia appoggiandosi allo schienale, rassegnata al termine del suo pasto:

Dunque.... anche al nord avevamo problemi di orchi e ogni tanto si avvicinavano un po' troppo alle nostre zone di caccia. Come vi ho detto vengo da Jalanthar, nelle Marche d'Argento. Mio padre era un cacciatore ho imparato da lui a muovermi nelle foreste... almeno finch'è gli orchi non hanno avuto la meglio durante una caccia. Appunto.
Ma non è per il suo sangue che disapprovo Zed, alla fine gli orchi sono orchi e gli umani... mh... in realtà non è che gli umani siano proprio dei pacifisti sai? Comunque Zed non mi piace perchè ha scelto lui di comportarsi come una bestia. Segue il suo padrone e gli interessa solo agitare l'ascia, non importa contro cosa.... una bestia appunto!

Posa i gomiti sul tavolo avvicinandosi all'amico:

Ora non voglio rovinarmi la colazione con questi pensieri ma sappi una cosa. Non è certo da mio padre, un cacciatore, che ho imparato "il mestiere" di cui mi hai chiesto di insegnarti alcune abilità. Non avrei accettato finchè seguivi Xovar perchè non voglio che le usi per i suoi scopi egoistici e incauti. Dovrei darti la caccia....

Si lascia sfuggire un sorriso, al solito "minacciosa" come un pulcino, ma come si fa a pensar male di un Luth?

Chiarito questo...  il tempo della tua colazione è scaduto! Dobbiamo vedere se Cassandra e Adrien hanno la possibilità di trovare un posto come apprendista a Miro. Poi andremo dalla sacerdotessa Jhanita a vedere come sta e ehm.. ricordami che Padre Brom è un druido, non mi entra in testa. Andiamo!

Batte i palmi sul tavolo e si alza ponendo fine al discorso. Per strada, Echo racconta a Luth quanto detto al Tempio riguardo Miro.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#9
Luth resta ad ascoltarla e presto sul suo viso appare un sorriso al pensiero che quella ragazza giovane come lui ancora una volta con decisione gli sta facendo una lezione. Che carattere, che grinta, sembra una veterana. 

Poi mentre stanno uscendo commenta:

"Pensa siamo cresciuti a pochi giorni a cavallo di distanza e siamo dovuti finire qui per incontrarci, la vita è stana."
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#10
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I primi a offrirsi di aiutare Miro a trovare un posto da apprendista per Miro furono Annette e altri. Erano in locanda a Elventree dovendo occuparsi della questione urgente del veleno che infestava alcune zone della foresta. Questione che di fatto avrebbe tenuto Luth ed Echo lontano da Miro due o tre giorni. Annette si propose di informarsi per trovargli lavoro nei campi, qualcosa di non troppo faticoso. Apprezzavo molto ma non ero del tutto convinta, preferivo per lui un lavoro entro le mura cittadine, dov'erano sua madre e la sua sorellina.

Ci riproponemmo di parlarne con Cassandra e Adrien ma Luth doveva recarsi a Elmwood, così gli chiesi di comprare della carne, se così lontano ne avessero di sana. Per durare almeno quattro giorno sarebbe dovuta essere conservata sotto sale; oppure un vecchio trucco era di scottarla, salarla e avvolgerla in un panno imbevuto di aceto; altrimenti optare gli insaccati. Una ventina di porzioni bastavano per ora. Poi tornai a Hillsfar, passai in emporio a comprare degli stracci vecchi da annodare uno sull'altro e fissare con del collante o spago per farne una palla, come quelle che ci faceva mio padre da piccoli. Poi mi recai all'orfanotrofio per salutare Miro, purtroppo un'altra questione importante mi aspettava. Avevo promesso di aiutare Darry e Cassandra con quella megera maledetta.

Informai il druido Brom della cattura del responsabile dell'avvelenamento nelle foreste e che presto ci sarebbe stata nuovamente cacciagione disponibile e quindi nuova disponibilità di carne. Nel frattempo gli dissi che Luth ne avrebbe cercata a Elmwood. Poi gli lasciai la palla e un biglietto chiedendo se lui o la sacerdotessa potessero leggerlo a Miro quando sarebbe tornato.

"Hey Miro, io e Luth stiamo dando la caccia a un brutto e grosso lupo cattivo con altri nostri amici. Torneremo presto e ti racconteremo tutte le nostre avventure! intanto prendi questa palla e mi raccomando, giocaci con tutti gli altri bambini così avrai tanti amichetti nuovi! Fa il bravo mi raccomando!"
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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