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[Echo] L'eco dei miei passi
#31
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Un giorno in locanda è accorso un messaggero da Elmwood. Arrivato tutto trafelato, a stento riusciva a chiedere di Brandi, ma al momento non era qui. Il messaggero era stato mandato dalla Conestabile Thoyana: "Vai ad Hillsfar, trova l'hin Brandi, porta aiuto. Muovi il culo". In sostanza il paese era sotto l'attacco degli uomini-pesce sahuagin da ormai 4 giorni e non potevano certo resistere a lungo, il rischio era di arrivare troppo tardi. Forse era già tardi! Un primo gruppo partì a cavallo subito, così da arrivare in due giorno, mentre noialtri radunavamo quanti più avventurieri possibile.
Trovammo Brandi che portammo con noi prima ancora di spiegarle l'accaduto. Persino il Braciere si unì, in quanto bastò dire "uomini-pesce" per destare il suo interesse distruttivo.. nonostante la presenza di Eric. Usò il potere per farci volare a grande velocità, tanto da raggiungere il primo gruppo a cavallo. Altri giunsero con i destrieri magici degli arcanisti e ci radunammo in gran numero. Questo rese più complicato partire, perchè in questa città amano perdere un sacco di tempo in chiacchere invece di agire prontamente. Per fortuna quel camminare nel vento non permette di parlare...

Elmwood era incredibilmente silenziosa e verso la costa c'erano dei fuochi accesi e barricate. Alcuni uomini armati alla meno peggio erano di guardia in attesa dei rinforzi, noi. Andammo in locanda, dove la conestabile era rifugiata con altri, compresa la sacerdotessa Alamarayne e il druido Ezril. E ancora chiacchiere e convenevoli del tutto posticipabili... poi spiegarono la situazione: gli sahuagin erano giunti dal mare attaccandoli senza apparente motivo e aumentavano ogni notte di più. A Thoyana bastava li levassimo dai piedi, vivi o morti non aveva importanza. Il Braciere non chiedeva di meglio ma Eric aveva ragione, scoprire cosa li aveva spinti fin qui era utile per evitare tornassero. 
Metaforicamente potremmo dire che il clima generale si stava facendo caldo umido, quando un corno suonò l'allarme bloccando il litigio sul nascere. Andammo verso le barricate, dove era già in corso un attacco feroce e ci apprestammo a respingerli con altrettanta forza. Erano davvero tanti e alcuni belli grossi ma riuscimmo a metterli in fuga. Fortunatamente i due chierici preferirono prestare le prime cure ai paesani piuttosto che riprendere a discutere. Osservando la fuga degli sahuagin via mare, notai che seguivano quel che doveva essere un capo. Era un esemplare particolarmente grosso, con ben 4 braccia!

Eric scovò uno degli sahuagin che tentava di fingersi morto ed era intenzionato a interrogarlo, riaprendo un diverbio per sedare la focosità del rosso che... praticamene terminò con battute sull'igiene a base di bagni di sabbia. Adoro Cassandra! C'era un piccolo ostacolo però nell'interrogare il pesce. La sua lingua madre era basata sui grrrrrrr a denti stretti e affilati e non pareva capire altro. Alakai tentò con una strana lingua di mare, ma il pesce rispose grrrrrr. Allora Eric parlò in quella sua lingua ancora più strana che finalmente parve capire. Fece il nome di Sekolah che dovrebbe essere un loro dio particolarmente feroce che tradussero con "squalo diavolo". In soldoni volevano solo rendere gloria alla loro divinità inferiore massacrando qualcuno a caso, cosa che precluse qualunque accordo diplomatico. Alla proposta di una sfida tra Valen e il loro campione, rispose con un gorgoglio da risata.
Era convinto che il loro capo avrebbe banchettato sulle sue viscere e affermò che chiunque avesse provato a fermarli era morto. Ne scaturì un colorito battibecco su chi avesse "la spina" più lunga, tra il pesce e il kossuthiano... poi lo lasciammo libero. Libero di nuotare e sguazzare felice fino alla loro tana, ignaro che io e Luth avessimo ancora un comodo incantesimo per seguirlo a distanza volando come nuvole. Si diresse verso est, curiosamente sotto costa fino a raggiungere una zona rocciosa, dove si arrampicò e raggiunse i compagni nei pressi di una grotta. Vi erano quattro di loro di guardia e il campo vicino era stato ridotto in macerie, c'era sangue e a terra vi erano anche corpi umani, con ogni probabilità dei contrabbandieri o pirati divorati o comunque uccisi brutalmente.

Tornati a Elmwood ragguagliammo gli altri e li guidammo fino a quel punto della costa, più o meno a un paio d'ore di distanza. Chi poteva andò coi destrieri o volando, anticipando gli altri a piedi per controllare non attaccassero via mare nel frattempo. Ci riunimmo nuovamente nei pressi del campo dei contrabbandieri e di nuovo discussioni su come agire. Fortunatamente... strano da dire ma si... Fortunatamente uno dei pesci bipedi ci notò e corse nella grotta per dar l'allarme. Così senza indugiare ancora attaccammo quella "massa di sacchi di squame deboli e pavidi", definizione coniata precedentemente dal rosso. Nella grotta maleodorante le loro impronte palmate erano ovunque, così feci strada nel mio modo preferito: a caso. Lo scopo era la loro totale eliminazione, cosa che mettemmo in atto con ogni sahuagin che stanammo o che ci veniva incontro.
Seguendo il loro strambo salmodiare arrivammo ad un altare di Umberlee, che era stato deturpato dai loro escrementi e sostituito con mandibole di squalo. Procedemmo in lungo e in largo tra i cunicoli, uccidendo tutti i pesci che incrociavamo, con somma gioia del Braciere. A cui però sfuggì un "quel cane del loro capo" che offese Dragan e i cani. Quei pesci provarono a colpirci anche dalle retrovie ma riuscimmo infine a eliminarli tutti. Compreso il loro capo a quattro braccia, da cui corpo emerse un'altra creatura bipede, in parte squalo. Non so cosa fosse e dopo averlo abbattuto, Dragan lo prese e lanciò contro un tavolo, dove sembrò sfaldarsi gorgogliando. Tornammo fuori eliminando gli ultimi pesci rimasti e forse qualcuno riuscì a fuggire ma tanto, come disse Annette, il peggio che potevano fare ormai era "mangiar sogliole".
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#32
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Una delle tante volte che abbiamo intrapreso un'esplorazione a sud di Elventree, è stata diversa. Gli esploratori ci avevano già avvisato dell'insolita presenza di numerosi orchi, praticamente in tutta la zona. Così ci siamo incamminati lasciandoci alle spalle le nostre ricerche di risorse minerarie e legname, iniziando una vera e propria caccia agli orchi. Una come non facevo più da tanti anni, da quando lasciai le mie terre del nord, dove gli orchi erano all'ordine del giorno ed il mio più grande nemico.
Ricordavo il passato di Luth, vissuto poco più su di Jalanthar, dove con gli orchi non aveva certo avuto più fortuna. Dunque non mi stupì la sua dedizione nel scovare tracce ormai vecchie di giorni, curiosamente simili a quelle lasciate da Darry e Dryden. Ma la capacità che dimostrò quel giorni, mi stupì eccome! Era riuscito a scovare tracce così nascoste e irrisorie che erano sfuggite anche a me, purtroppo però nessuno dei due riuscì a seguire una pista più vecchia, che si perdeva poco prima del ponte grande lungo l'Elvenflow.
Durante quella caccia eravamo riusciti a scovare un primo gruppo di orchi, ma troppo tardi, ormai avevano già ucciso e decapitato un gruppo di esploratori. Recuperammo tre teste, mentre in un secondo accampamento ritrovammo solo i corpi decapitati. Due di questi però avevano alcuni oggetti che ci permisero di identificarli, rendendoci messaggeri di malasorte al nostro ritorno a Elventre. Uno di loro era Jamie, "amico speciale" di una cameriera elfa di nome Alienor, a cui restituimmo il piccolo ritratto di lei che l'uomo portava con sè. L'altra era la fede nunziale di un certo Luke, che affidammo a un ranger per restituirla alla moglie, ora vedova.
Notammo che tutti quegli orchi sanguinari portavano il simbolo dell'occhio che Eric associò a Gruumsh. Una parola che non sentivo più da quando ero bambina, quando più o meno equivaleva all'orco cattivo che ti portava via se non finivi tutta la zuppa. ma che in qualche modo rabbuiava lo sguardo dei cacciatori. Ora che sono cresciuta, capisco perchè. Ho scritto l'altro giorno una lettera alla conestabile, ma non credo sarà possibile identificare tutte le vittime con esattezza.

In un secondo momento siamo tornati a caccia degli orchi, senza una pista precisa da cui partire. Siamo semplicemente andati a sud con l'idea di girare il più possibile spostandoci da prima a ovest. Del resto anche la pista da noi seguita in precedenza sembrava girare come se fossero a caccia... di teste umane. Notai una palizzata in lontananza, probabilmente una vecchia miniera abbandonata e forse crollata, ma un possibile punto di riparo per accamparsi. Trovammo difatti una dozzina di orchi che grugnivano litanie al loro dio, notai uno decorato che poteva essere un capo e un paio agghindati come sacerdoti o stregoni.
Ne catturammo uno vivo, a gran fatica e quasi perdendo la giovane Fianna, che non avremmo dovuto portare con noi. Darry lo legò a modo e letteralmente io lo trascinai nella sua stessa merda in un angolo dell'accampamento. Trovammo un totem fatto di argilla e fango ancora imbevuta di sangue. Appena Eric finì di esaminarlo, lo feci crollare a spadate e scavando rinvenimmo tre teste in diverso stato di decomposizione. Poi ci dedicammo al prigioniero, trascinato da Dryder e bersaglio di un gratuito pugno volante di Darry.
Faccia a faccia con un orco ricordavo ancora troppo bene quel brutto giorno di tanti anni fa, giù al fiume, i suoi occhi erano gli stessi dell'orco che ci inseguì. Non importa dove sei, gli orchi sono tutti orchi e tutto ciò che volevo era ucciderlo. Luth da parte sua, si tenne a distanza e al nostro rientro, sotto la luce delle stelle, mi propinò una versione breve dei suoi migliori pipponi notturni. Quando l'orco grugnì in comune, le sue prime frasi notai una certa somiglianza con Cassandra, da cui giurerei che ha imparato il linguaggio. Lei da lui... ovviamente! Gli parlai in orchesco, che per la cronaca non ho imparato da Cassandra, finchè non si decise a rispondere e farsi capire.
Con tanta enfasi l'orco parlò dell'avvento del figlio di Gruumsh, che regnerà su tutti gli orchi del Faerun dal suo grande trono fatto di teste dei suoi nemici. Per questo si stanno radunando da ogni dove per giungere al suo cospetto con altre teste in dono. Il problema fu capire dove questo fosse. Disse che era in un posto rubato agli elfi dove non cresce il prato sugli alberi. Sia che intendesse le piattaforme elfiche sugli alberi dove non cresce l'erba, o semplicemente il sud, le rovine di Eventide sembrano la più probabile meta indicata.

Tornati a Elventree, parlammo con il sacerdote Lennar che nel frattempo aveva riportato Fianna tra i vivi. Volevo però più informazioni su Eventide e della sua rovina, tale da divenire un posto dove gli spiriti degli elfi non trovano pace e vagano come spettri. Lennar ci indicò un sacerdote di Deneir chiamato Thondar, un mezzelfo solito a far lezione ai bambini del luogo. Il mattino seguente passeggiammo per i verdi prati rigogliosi di Elventree, cercando presso i focolari un sacerdote circondato da bambini o qualche buon'anima a cui chiedere indicazione.

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Trovare il maestro Thondar Glimmershield fu facile, era seduto intorno a un albero con una ventina di ragazzini a cui leggeva una storia. Era un mezzelfo di mezza età e assegnò dei compiti ai bambini per darci retta. Poi ci venne indicata la casa arborea di Elanil Elassidil situata nella zona nord del villaggio. A entrambi ci presentammo come un gruppo di avventurieri, spiegammo la situazione e che ritenevamo si stessero radunando presso le rovine di Eventide, pertanto chiedemmo loro informazioni in merito. Mi sarebbe piaciuto capire anche cosa fosse successo perchè diventassero un luogo infestato, anche perchè era l'unica cosa a farmi dubitare che fossero quelle le rovine indicate.
Thondar disse che il Cormanthor era talmente pieno di rovine elfiche che effettivamente non bastava questo per capire a quali si riferisse l'orco. Tuttavia ci presentò diverse interpretazioni da considerare sui questi "alberi dove non cresce il prato". Tipo che possa riferirsi a qualche raduna o prateria, ma anche questo era decisamente troppo generico. Poi ha ipotizzato potesse indicare qualche senso più letterale, come alberi di pietra o spogli o senza muschio. Riguardo Eventide ci invitò a chiederlo a Elanil, in quanto era legata alla storia della sua famiglia.
L'araldo era una splendida elfa del sole, molto elegante e piuttosto gentile tutto sommato, mi rivolse un saluto più caloroso che agli altri compagni. Riguardo le rovine disse le stesse cose del sacerdote e non aveva mai sentito parlare del Figlio di Gruumsh, disse però che dubitava gli orchi potessero essere addirittura migliaia. Io pensavo più all'ordine delle centinaia, ma potevano in effetti essere meno. Non volevo però sbagliarmi e attaccarli con meno forze, meglio più che meno!

Riguardo Eventide ci narrò la sua storia. L'abbazia di Eventide in passato era un complesso di templi dedicati ai Seldarine, fu poi abbandonato all'inizio della Ritirata degli elfi. Una sua antenata, un Cavaliere di Myth Drannor di nome Maira Faerenduil, rimase nel Cormanthor per vegliare sull'abbazia e purtroppo morì con tutti i compagni. Il loro giuramento fu così forte da far sì che si rialzassero come fantasmi per continuare a proteggere la sede. A tal proposito, anche Elanil dubitava che si fossero stabiliti lì gli orchi.

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E così continuammo a chiederci a lungo quali altre rovine elfiche potessero aver preso questi orchi, quanti effettivamente ne avremmo trovati, cosa stessero facendo. Io... ma forse anche qualcuno dei compagni... immaginavamo le cose più orribili dopo la vista di quelle teste mozzate. Pensai che potessero trarre potere proprio da anime innocenti e magari per quello potessero aver scelto Eventide. Altri proponevano le più disparate interpretazioni per le parole dell'orco su quel dannatissimo posto misterioso "dove non cresce il prato sugli alberi". Alla fine mi persuasi che era solo uno stupido orco e probabilmente intendesse la cosa più semplice, il muschio.
Così ci accordammo su un percorso a sud che comprendesse alcune delle più note rovine elfiche. Deviammo verso ovest per raggiungere il Forte di Talarith per constatare che era ancora territorio gnoll. Neanche li disturbammo, proseguendo a sud e superando il vecchio Tempio di Bhaal. Quando pensavamo di dover continuare verso sud ancora per un bel pezzo, notammo un gruppo di orchi andare verso ovest. Non disturbammo nemmeno loro, al momento, limitandoci a seguirli. Dovevo solo badare di tenerli a distanza perchè non sentissero il chiacchiericcio di Fianna e lo sferragliare delle armature e seguire una pista che conoscevo fin troppo bene, fresca di giornata.

Minauth Keep

Quel maledetto orco intendeva un luogo rubato agli elfi... scuri! E situato sud. Non so se sarebbero riusciti a tenerselo a lungo, magari lasciandoli stare ci avrebbero pensato i drow a ricacciarli. Ci stupiva già abbastanza che ci fossero riusciti, forse grazie alla ferocia dell'attacco di un numero considerevole di orchi esaltati per il Figlio di Gruumsh. Con un po' delle magie di Alakai che ci resero invisibili e volanti, io e luth sorvolammo il campo per farci un'idea delle loro forze. C'erano tende, tante tende e almeno una cinquantina di orchi combattenti, sessanta al massimo. Ma notammo anche delle femmine coi loro cuccioli... Vicino alla fortezza vera e propria vi era una tenda rossa, più grande e ben tenuta. Era sorvegliata da almeno una decina di orchi e vicino vi erano due grossi cumuli di teste ormai decomposte, appartenute a umanoidi vari. Qua e là vi erano delle pire, dove probabilmente avevano bruciato i drow abbattuti. Nel complesso sembrava la meta per il pellegrinaggio dei fedeli.
Decidemmo per un attacco frontale guidato da Leonides, senza curarci delle femmine che fuggivano portando in salvo i loro figli ma scontrandoci con tutti i combattenti che ci venivano contro. L'obiettivo naturalmente era la tenda rossa. C'erano molti di quelli che parevano sacerdoti ma eravamo giunti preparati e grazie ai rinforzi riuscimmo ad avere la meglio. Non entrammo nella fortezza perchè... quanto trovammo nella tenda rossa fu... scioccante. Molto. Insomma mi sarei aspettata di tutto, dall'essere divino in formato orco sanguinario all'orco arrogante ed esaltato che si faceva più grosso di quanto era. Ma mai... mai mi sarei aspettata...

un orchetto con un occhio solo

Rimasto solo, grugniva i suoi vagiti affamato mentre lo mollavo a Fianna. Tutti quei morti solo perchè tra gli orchi era nato un cucciolo deforme in cui avevano visto un'incarnazione divina. Non so se fossi più sconvolta o furiosa ma non avrei mai ucciso un cucciolo indifeso. Avrò tutto il tempo di farlo quando sarà cresciuto. In effetti eravamo piuttosto combattuti tra l'ucciderlo subito per evitare problemi futuri, specie per quel che rappresentava il suo unico occhio... oppure sperare che nelle giuste mani diventasse un orco migliore... No in realtà non crederò mai che possa esistere un orco buono neanche nelle favole. Il casino di quel cucciolo, specie quando Fianna lo ha agitato tanto da far schizzare ovunque le sue feci, portò l'ago della bilancia verso la sua rapida eliminazione. Alla fine optammo di portarlo ai druidi, certi che avrebbero saputo meglio di noi cosa farne. Così alcuni rientrarono a Hillsfar mentre io guidai i rimanenti verso l'Enclave di Smeraldo.

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Giunti all'enclave col cucciolo urlante per la fame, chiedemmo ai ranger presenti di poter incontrare il custode. Narrammo la vicenda del presunto avvento del figlio di Gruumsh tra gli orchi, che li ha portati a cacciare e decapitare numerosi umanoidi. Chiedendo ai druidi cosa farne di quel cucciolo che non ci sentivamo di uccidere a priori, ma che nemmeno volevamo tenere con noi o peggio lasciarlo agli orchi. I druidi restarono perplessi nel sentirci parlare, avevano fatto voto di difendere l'equilibrio ed erano disposti a uccidere solo per proteggerlo. Si trattava però di un cucciolo ed era difficile stabilire a priori cosa ne sarebbe stato di lui. Proposero di penderlo in custodia ma senza garantire per il suo futuro, se si fosse rivelato pericoloso, tra un mese, un anno o dieci, lo avrebbero ucciso. A noi stava bene.
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#33
C'è un ragazzino di cui non ho scritto molto ancora e a cui mi sono affezionata particolarmente. Lo trovammo prigioniero nelle celle del castello durante la liberazione dagli zhent. La battaglia era appena finita e stavamo perlustrando la struttura. Era così piccolo e spaventato... lo sentimmo singhiozzare fin dai corridoi! Noialtri eravamo tutti armati e minacciosi ovviamente, ma mi resi conto che col mio faccino probabilmente lo ero molto meno di tutti. Così mi feci avanti per rassicurarlo.

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Si chiamava Miro e tra le lacrime giurava di non aver fatto niente di male, quando cominciò a narrare la sua storia mi si strizzò il cuore. Parlò di sua madre stesa nel letto e inizialmente pensammo al peggio, che l'avesse vista morire! Così lo interruppi per non turbarlo oltre e gli tesi una mano dicendo che ora era al sicuro e che lo avremmo portato in salvo, doveva solo restarmi molto vicino. Dissi agli altri che lo avrei protetto e una volta fuori avrei cercato la sua casa, sperando avesse ancora dei parenti vivi, altrimenti lo avrei portato da Padre Brom all'orfanotrofio.
Notai Miro riattaccarsi a me appena mi spostavo ed era un bene perchè fuori potevano esserci ancora scontri, i morti e tanto sangue...  non un bello spettacolo per un bambino. Arrivato Valen, fece un rapido giro delle celle e mi disse di aprirle tutte, così feci tenendo Miro sempre dietro me o ancor meglio vicino a Tobin e Luth. Non ero certa se ci fossero davvero dei criminali, io vidi persone malconce e affamate, sicuramente dei malati e degli anziani. Non potevamo lasciarli lì a morire in attesa che il consiglio decidesse le loro sorti. Andava ancora formato un consiglio peraltro.
Poi ripresi Miro per mano pronti a scendere e portarlo al sicuro. Mi accorsi che Luth gli restava molto vicino, gli regalò addirittura un piccolo cavallino di legno intagliato, o forse un cane, non ho visto bene. Mi chiesi per un istante da dove saltasse fuori, probabilmente lo aveva sempre avuto con sè. Sapevo che era anch'egli un orfano e compresi perchè gli stesse tanto a cuore. Al momento però mi importava solo che quel giocattolo fosse sufficiente per distrarre Miro dall'orrore lasciato dalla battaglia. Contavo in Luth che a quanto pare ci sapeva fare coi pargoli meglio di me. Lo teneva in mezzo a noi, così da limitargli anche la vista in strada. Una volta fuori dal castello avremmo cercato un posticino riparato in uno dei giardinetti più vicini alle mura e ci saremmo fatti spiegare dal piccolo un po' meglio la sua storia e dove abitasse.

Miro chiarì subito di non essere orfano, con nostra grande gioia! Aveva una madre e una sorella più piccola. Non sapeva niente del padre, che non aveva mai conosciuto, sembrava convinto di non averlo proprio. Il che rese chiaro che doveva essere morto... Della madre dice che faceva lavori saltuari ma tutto quello che guadagnava, o quasi, finiva nell'alcol. Così il giorno in cui fu preso dalle guardie, sua madre si era addormentata ubriaca e lui non riusciva a svegliarla. La sua sorellina era affamata e in casa non avevano niente, così Miro era andato al mercato e rubato una pagnotta al fornaio. Purtroppo fu preso da una guardia troppo zelante e condotto in caserma.
Gli dissero che quando sua madre fosse venuta a prenderlo avrebbe dovuto pagare una multa per colpa sua e che probabilmente lui avrebbe ricevuto qualche frustata di punizione. Miro sapeva che sua mamma non aveva soldi e anche avendoli, li avrebbe presi da quelli destinati agli alimenti, non certo alle sue bottiglie. Così Miro si era rifiutato di dire il nome della madre, convinto che così avrebbero avuto una bocca in meno da sfamare. Così piccolo e così coraggioso... Restò nelle celle della caserma quasi una decade e sua madre non venne mai a cercarlo, così venne buttato nelle celle del castello e lasciato lì.
Ad ogni modo non volle dire nemmeno a noi dove abitasse o chi fosse la madre, così lo portammo all'orfanotrofio, presentandoglielo come un "luogo sicuro e pieno di bambini con cui giocare". Anzi lo portai io, perchè Luth era ferito e lo lasciammo in locanda per rimettersi. Fu quello il momento in cui scoprii gli occhioni da cucciolo di Luth... e ancora non avevo visto niente! Lungo il tragitto rassicurai Miro che sicuramente sua madre era in pena per lui ma era stata costretta a lasciarlo perchè se avessero arrestato anche lei, non avendo di che pagare, la sua sorellina sarebbe rimasta sola. A quel tempo non riuscivo a concepire l'idea di un genitore che non avesse a cuore i suoi figli.

Arrivati da Padre Brom, chiesi un pasto per Miro così che fosse occupato mentre i grandi parlavano. Narrai al druido la sua storia triste e chiesi per lui e la sorellina un pasto caldo sicuro qui, ogni volta che ne avessero avuto bisogno. Ero sicura che prima o poi Miro si sarebbe rassicurato e l'avrebbe portata per sfamarla. Spiegai che lui aveva già una casa, ma mancava chi si potesse occupare di lui decentemente. Speravo che col tempo potesse confidare di sua madre, così da poter aiutare anche lei. Dissi che io e Luth ci saremmo presi cura di lui e portato quanto potevamo, tra cibo e giochi per i bambini, così da non pesare troppo due bocche in più.
Il buon druido accettò, specificando che tecnicamente non poteva tenerlo lì senza il consenso della madre, ma lo avrebbe ospitato ogni volta che si fosse presentato. Lo affidò alle cure della Sacerdotessa Jhanita, che dicerto sarebbe riuscita a conquistare la sua fiducia. Restai lì finchè Miro non si addormentò, rassicurandolo che saremmo tornati spesso a trovarlo. Inoltre intendevo trovargli un lavoro come apprendista, visto che era un ragazzino sveglio e abbastanza grande. Poi tornai in locanda per riposare finalmente anche io.
Col nuovo giorno scesi a colazione ed ero affamata da morire... così feci un errore. In realtà è stato lui a cominciare un discorso sempre più imbarazzante sull'occuparci di Miro assieme, volevo cambiare argomento prima che andasse oltre ma facendolo comunque parlare a ruota libera... così io potevo continuare a mangiare! La cosa mi riuscì bene in effetti.. troppo bene! L'errore fu l'argomento, la sua storia. Tempo addietro noi avventurieri ci eravamo.. anzi.. loro... si erano scambiati confidenziali racconti delle propri origini, ma ogni volta che toccava a me parlare, cambiavo discorso. Mi ero scordata che la sua era tra quelle più tristi... 

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Io e Luth non ci conoscevamo al tempo, ma geograficamente vivevamo non molto distanti. Lui stava nei pressi di Sundabar, poco più a nord di Jalanthar e aveva imparato a intagliare il legno dallo zio. Un brutto giorno, tornando a casa la trovò razziata dagli orchi e i suoi familiari erano stati uccisi. Lacrime, pianti e tristezza, insomma rimase con lo zio. Poi mi andò di traverso un boccone quando disse di essere finito proprio a Waterdeep con una carovana mercantile per conto dello zio. Quando gli diedero notizia della morte dello zio, si rimise in viaggio con la carovana fino ad arrivare qua. Insomma la geografia ci accomunava non poco. Disse che comunque non se l'era passata male, era già grande alla morte dei suoi.
Mi accorsi che aveva finito il racconto quando, ovviamente, chiese di me. Dissi le solite cose che dico all'occasione, aggiungendo che anche io avevo perso un genitore per colpa degli orchi. Poi dirottai il discorso, approfittando per mettere in chiaro un altro discorso. Alludendo alla sua richiesta di insegnargli un certo tipo di abilità che in genere impari per strada e quasi mai si usano per buoni propositi. Luth già sapeva, come tutti, che avevo imparato a cacciare dal mio buon padre, ma mai avevo detto chi mi avesse insegnato "il mestiere" e perchè. Ne io intendevo parlarne. Chiarii solo che non gli avrei insegnato ad aprire neanche un cassetto finchè seguiva Xovar, perchè lui l'avrebbe spinto a usare tali capacità per far del male. Poi chiusi il discorso recandoci da Miro al tempio.

Nel periodo a venire, portavamo spesso dei giochi a Miro. Qualcosa come una palla fatta di pezza, così da spronarlo a interagire con gli altri bambini e per farli divertire tutti. Faticavamo però a trovare della carne sana per la loro dispensa. Tante volte non riuscivo ad andare all'orfanotrofio per i mille impegni presi, così gli scrivevo narrandogli le nostre avventure in chiave fiabesca. Gli raccontai persino delle storie fantasiose su un drago cattivo e uno di bronzo bellissimo, ispirata dalla Fonte della vita benedetta.
Il tempo passava e un bel giorno, Luth mi disse che anche la sorellina Diane veniva con lui all'orfanotrofio e stavano bene ma erano preoccupati per la loro mamma, Alice. Avevo coinvolto altri nella nostra piccola impresa umanitaria, furono loro ad accordarsi con la sacerdotessa Moonray affinchè ospitasse la donna per permetterle di guarire dalla sua dipendenza. Io ero sempre occupata in qualche viaggio e guaio da sistemare ma, potesse cascare il mondo, mi unii a loro per conoscere la famiglia di Miro e accompagnare Alice a Elmwood.
Le parlai molto del figlio lungo il tragitto, di come era cresciuto e fosse un bravo bambino, vispo e sveglio, di cui doveva essere sicuramente molto fiera. Alice chiaramente teneva molto a loro ma aveva il cuore spezzato per la perdita del marito, in mare, molto tempo addietro. Da allora non si era mai ripresa e aveva iniziato a bere. Lungo la strada ci fermammo a Elventree e restai di guardia durante la notte, nel timore che la donna avesse dei ripensamenti e fuggisse mettendosi nei guai. Io però intendevo che Eric e Luth dormissero mentre io vegliavo... invece mi sono sorbita ore di chiacchere da ragazzine innamorate senza che si rendessero conto di quanto fossero sottili le pareti dell'Albero Ondeggiante! Inutile dire che il giorno dopo Luth mi ripropose l'intero pippone a tu per tu, ma io non volevo legami troppo... legami.

Lasciammo dunque Alice alle cure gentili della sacerdotessa, certi che col tempo sarebbe riuscita almeno a migliorare. E così fu... fino all'arrivo di Maalthiir che occupò Elmwood e svuotò il tempio. Tra le altre cose orribili da imputargli, c'è anche questa, molto piccola al confronto, ma c'è. Alice venne ospitata da paesani, ma non si sentiva al sicuro neanche qua... già era vicina al mare che evocava in lei tristi ricordi, poi l'occupazione. La sacerdotessa disse che aveva ripreso a bere e che difficilmente si sarebbe ripresa. Al momento non potevamo fare nulla di più per lei purtroppo.
Nel mentre non ero riuscita nemmeno a trovare un posto da apprendista a Miro, desideravo fosse dentro le mura così da essere vicino a casa e all'orfanotrofio oltre che più sicuro. Quando seppi che il Braciere apriva un emporio gli proposi di assumere personale dall'orfanotrofio e in particolare Miro. Lui però, per quanto sia un uomo giusto, non è che sia un benefattore e non sembrava garbargli un addetto troppo giovane. Alla fine fu Brandi a convincerlo... o a rifilarglelo! In fondo Miro non era così piccolo ed era davvero molto sveglio.
Rividi il ragazzino alla festa di inaugurazione dell'emporio ardente, dove mi occupavo della sicurezza. Era felice, le cose andavano bene ma le mancava giustamente la mamma e avrebbe voluto le scrivesse. Non ebbi cuore di dirgli come stava davvero e lo invitai piuttosto a scrivergli lui delle sue giornate e della sorellina. Spero ancora che leggendo dei figlio, prima o poi Alice riesca a reagire per il desiderio di rivederli. Ora è passato del tempo, dovrei sentire Luth per tornare a trovare Alice e vedere come va. Non so che altro fare per lei al momento... penso che dovremmo riunirli almeno per una giornata insieme... in famiglia.. perchè se Alice non desidera riunirsi a loro ma pensa che stan meglio senza di lei, non si riprenderà mai.
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#34
*viene aggiunta una pagina a diario, come se fosse stato scritto su una pergamena a parte tempo prima e poi inserito nel diario*

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Ho lasciato i compagni per una giornata in cui dovevo occuparmi di una cosa per contro del Braciere. Un solo giorno. Nei giorni seguenti mi sono accorta che Luth era strano. Svogliato, arrabbiato, stanco e altamente sgradevole... a suo dire per aver dormito male. Poi ho scoperto che gli era stato fatto qualcosa, così ho insistito dicendogli di chiamarci se potevamo aiutarlo e.. si ecco lui stava salendo di sopra, alle stanze del Diamante. Si è girato è a detto "Si salite pure" e... ecco credo sia salita mezza locanda.
Ma non è colpa mia anzi è stato un bene! Grazie a Brandi abbiamo capito che era stato maledetto, anche se nemmeno Alakai, e prima di lui Annette, riuscivano a scorgere la "puzza" magica che avrebbe dovuto aleggiargli intorno. Brandi aveva resistito e stava bene, Luth e Dragan erano stati colpiti. Hanno parlato di una naga, umanoidi serpentosi e quindi bastardi per definizione, che si erano rintanati in una delle grotte un po' a sud della foce dell'Elvenflow. Un paio di questi parlavano comune, si erano presi delle ciocche di capelli e sangue e li aveva maledetti, costringendoli a non parlarne con nessuno. In più dovevano tornare lì da soli, pena tanta sofferenza per loro e la morte dei propri cari.

Chiarito subito che so benissimo di essere IO sono quella cara a Luth, dato che me lo ripete ciclicamente proprio lui... e che quella cara a Dragan sicuramente era l'adorabile Cassandra, ero davvero curiosa di vedere come pensavano di colpirci. Mi puzzava tanto di minaccia a vuoto anche se gli altri dicevano che si, era possibile. Sta di fatto che io sono una cacciatrice, non una preda, dunque ho raggruppato i presenti e siamo andati a predarli. Brandi ha avvertito Cassandra, che era al tempio di Tempus con Dragan. Qui il sacerdote Gruff era giunto alle stesse conclusioni di Alakai e Annette.
Eravamo un bel numero: io, Eric, Cassandra, Luth, Valen, Hellen, Brandi. Poi si è unita Cassandra ma non Dragan, che la maledizione aveva reso socievole quanto un riccio abbracciato a un cactus. Giunti sul posto ho notato con sorpresa che la rabbia repressa rende Luth un esploratore molto più efficiente. Nella grotta, fastidiosamente umida e buia, i naga erano molto e altrettanto agguerriti. Eric ci è quasi rimasto SECCO ma lo scrivo solo per far la battuta. Chi ha preso più botte in realtà è stato Valen, ma lui è paladino.. è abituato e non lamenta. Alla fine abbiamo avuto la meglio, sverminando quella grotta da cima a fondo.

Ora Luth starà finalmente dormendo. Spero. Potrei andare a controllare e... chiederglelo!
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#35
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Trovare una famiglia per Licia si è rivelato davvero complicato. E' passato un po' di tempo da quando è rimasta orfana, ma certe cose il tempo da solo non le ripara mai. La sacerdotessa Alamarayne affermava che Xovar sia tornato più volte cercando il suo perdono, ma Licia lo ha sempre respinto e la capisco benissimo. Ciò nonostante ci chiese di valutare un'ultima possibilità di redenzione per lui, portandocelo dietro così che possa contribuire a trovare un clan di seluniti con le stesse peculiarità della bimba. Lasciò a noi la scelta finale e a nessuno l'idea piacque molto, ad Eric proprio per niente.
Al momento eravamo io, Luth, Eric, Ariah e il gattino Grigor. Non volevamo tornare subito fino a Hillsfar per poi tornare indietro. Luth si era messo subito al lavoro dovendo fare anch'egli ammenda e voleva chiedere informazioni sui licantropi seluniti all'enclave, dunque li accompagnai passando dalle Pietre Danzanti nottempo. Qui incontrammo Miz che ovviamente aveva rubacchiato qualcosa di troppo e stava fuggendo da alcuni gnoll imbestialiti. Tolto "l'ingombro" canino, l'accompagnammo alle pietre e qui ci narrò un po' di storie elfiche sull'argomento che ci interessava.

nyesa laffeil anmil c'amfil fillalail ane syeele 
nyesa fmelil laycca oevcea we omawwe tyylve
cil anyil anammil celanillil mestyeillve 

salanma lacce latyanynyiree w'ilnyhyil ane tyamwe
lel wesalanenyilmanyire ame Ca-anac-hyalalaem 
lel wesalanenyilma nyire laae Ca-anac-hyalalaem 

come nebbia tra l'erba bassa ti muovi
come brina sulle foglie di freddo pungi 
la tua terra lontana rimpiangi

mentre nello specchio d'acqua ti perdi
non dimenticare chi eri Ly-tel-quessir 
non dimenticare chi sei Ly-tel-quessir


Vi erano tre genealogie di Quessir che giunsero dalle rive lontane: i Sy-tel-quessir da cui discendono indirettamente i drow come Miz, gli Aril-tel-quessir che combatterono contro i draghi primordiali restando in pochi, infine i Ly-tel-quessir da cui derivano i mannari del popolo elfico detti Lythari e che si sono distanziati anch'essi dalle loro vere origini. Scoprimmo così che non erano solo gli umani a poter soffrire di licantropia, ma putroppo Miz non ne conosceva nessuno personalmente. Così partimmo per l'Enclave concedendoci tutto il giorno per discutere riguardo Xovar. Alla fine, seppur con una mezza dozzina di riserve, accettammo tutti tranne Eric che prefertì restare a Hillsfar al coinvolgimento di Xovar. E lo capisco.
La notte putroppo si fece più complicata perchè per raggiungere l'enclave dovevamo passare delle zone davvero pericolose. Da una parte il territorio battuto da pattuglie drow, poi la zona del Tempio di Bhaal usata come rifugio da numerosi banditi che ci costringeva ad aggirarla, finendo inevitabilmente nel territorio dei troll. I banditi ci impedirono di passare sulla loro strada così fummo costretti ad arretrare trascinando i compagni feriti. I drow ci diedero giusto il tempo di curarli alla meno peggio, poi ci costrinsero a muoverci, combattendo tutta notte per farci strada fino a uscire dalla zona dei drow nel tentativo di aggirare il tempio.
L'alba portò più tranquillità col loro ritiro e ne approfittammo per riposare esausti. Poi Eric si ritirò con Grigor ferito mentre noi tre proseguimmo nella zona dei troll, ma essendo tutti esploratori esperti ora potevamo muoverci meglio e molto più silenziosamente. Riuscimmo così a passare scoprendo poi alcune manticore "accampate" proprio nel passaggio verso l'enclave... sfruttammo tutte le nostre capacità furtive per aggirarle e finalmente passare senza che ci notassero.
All'enclave trovammo un po' di pace finalmente e incontrammo il custode Selsian Hearthenhands. Lesse le credenziali della sacerdotessa trovando lungimirante la sua decisione così ci indirizzò a un'erudita con un interesse accesso verso i caanirilme, parola elfica per Lythari. Purtroppo non era a conoscenza di nessuno che portasse la stessa peculiarità di Licia, a parte un piccolo gruppo che però non erano umani, bensì elfi. Disse che alcuni tra la sua gente in realtà non li considerava più nemmeno anac hyalalaem, ovvero Tel Quessir, e che quindi sarebbe stato più complicato convincerli.
La naturalista elfa era completamente assorta dall'osservare una parete rocciosa apparentemente priva di interesse, almeno per noi. Il suo nome era Tinuviel Nayelir Derillarin e sembrava gentile e tranquilla ma leggere la lettera della sacerdotessa la innervosì parecchio. Tanto da negare di averli mai visti ma era palese che mentisse. Non capivo il motivo di tanto astio così gle lo chiesi e chiarimmo le nostre buone intenzioni. Alla fine si calmò spiegando che cercando i Lythrari rischiavamo di metterli in pericolo. Chiaramente questo la rendeva titubante ma sentivo come se in fondo lo desiderasse. Infatti alla fine accettò di farsi scortare da noi dove poterli incontrare, ma solo chi aveva il benestare della sacerdotessa e stava ai lythari la decisione di farsi vedere o meno.  

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Tornammo all'enclave tempo dopo con un nuovo gruppo: Io, Luth, Grigor, Darry e.. Xovar. Questa volta ci organizzamo per passare la zona pattugliata dai drow nelle ore di luce e ricordavo bene il sentiero tra le rocce usato la volta precedente per aggirare i banditi. In quanto hai troll, li avevamo già uccisi e scacciati la volta precedente e fortunatamente le manticore avevano finito di banchettare andando per la loro strada. Curiosamente, a conferma di quanto avessi già intuito, il custode Selsian ci disse che non vedeva Tinuviel così trepidante da molto tempo.
Non capivo però perchè desiderasse incontrarli nonostante le titubanze. A riprova, l'elfa pareva agitata al suo arrivo e praticamente già pronta a partire. Anche l'impazienza di Grigor si faceva sentire, assieme alla sua eterna fame. Selsian volle metterci in guardia spiegando che il tempo cambia anche gli elfi e i Lythari erano un ceppo molto antico, non stava a noi giudicarli. Grigor tagliò corto mettendo in chiaro.. a bocca piena... che erano affari loro e senza farla tanto lunga meritavano solo rispetto.
Lungo la strada Tinuviel ci raccontò che era una naturalista a Myth Drannor e dopo quanto avvenne lì, era venuta all'enclave per continuare i suoi studi. Appena Xovar cominciò a vantarsi della sua partecipazione alla difesa della Città del Canto, mi innervosii: era qui per solo per farsi perdonare da Licia, non doveva dimenticarlo! Se non mi avessero messo in mano quella specie di mappa, lo avrei preso a pugni al suo successivo sproloquio. Riguardo la mappa, Tinuviel se l'era fatta fare dal ranger Fin ma l'aveva talmente riempita di annotazioni da rendere difficoltoso seguirla. L'avrei lasciata a Luth se non fossero state in elfico...
Nei due giorni di viaggio gle le tradussi ma Tinuviel non solo aveva segnato ogni minimo pericolo avremmo potuto incontrare, ma ne aveva anche aggiunto un mare di "stronzate" - definizione di Grigor - sulle loro caratteristiche ed ecologia locale. Naturalmente quel lecchino di corte mancato la definì "un'opera d'arte" e li lasciammo alle loro discussioni. Credo che Darry avesse appena messo un salame in bocca a Grigor quando  Tinuviel disse una cosa. Non ricordo bene le parole ma parlò al singolare e poi si corresse. Era preoccupata per qualcuno in particolare, non voleva che i Malariti lo trovassero, ma non gli diedi troppo preso... erano fatti suoi... Va bene, stavo morendo di curiosità!
Il percorso purtroppo si avvicinava pericolosamente a Minauth e badammo bene di restare nel suo perimetro di giorno, senza inoltrarci troppo tra i drow. Ciò nonostante fummo costretti ad affrontarne un po' ma poi finalmente giungemmo alla Fonte Sacra a Mielikki. Non prima di aver perso un po' di tempo a "studiare" un braco di lupi corrotti dal male... per far capire ai compagni come distinguerli da lupi normali e dai malariti.

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Ci accampammo in cima alla cascata, dove potevamo controllare l'intera zona. Tinuviel ci intimò di non usare fuochi da campo e ci limitammo alle coperte e cibo secco. Non sapevamo quanto tempo saremmo dovuti restare e stabilii dei turni di guardia, senza immaginare di dover spiegare a Xovar che quando si è di guardia non si bisboccia.. si fa silenzio! Poi Darry mi svegliò in piena notta perchè avevano avvistato qualcosa lungo le rive del lago che poi avevano subito perso di vista. Mi affacciai al crinale e in effetti notai le sagome di alcuni lupi bianchi. Avvertimmo Tinuviel che balzò in piedi, dicendoci di non far nulla. Tornammo a dormire, non più stupita dalla sua eccitazione.
Passammo la giornata successiva a oziare, io pregavo presso l'altare di Mielikki come ogni volta che venivo da queste parti. Tinuviel studiava un po' tutto quello che vedeva e restava ad osservare il lago. Tutti controllavamo ogni mossa di Xovar, persino quello intestinale. Luth lamentava che non l'avessimo svegliato per vedere i lupi, preferendo lasciarlo riposare almeno lui. La notte successiva sentimmo Tinuviel cantare una melodia elfica che parlava della distanza e della separazione.
Durante il turno di Xovar e Luth, uno dei lythari si avvicinò minaccioso parlando in elfico. Peccato lo capisse solo Xovar e Luth ingenuamente lo lasciò parlare! Appena possibile Luth mi svegliò e presi la parola io piuttosto che lasciar parlare quello squinternato. All'arrivo di Tinuviel, l'elfo aveva occhi solo per lei e... lei con voce tremante chiamò Lumlind e poi gli si buttò tra le braccia. Sorrisi comprendendo finalmente che erano amanti, ma ero amareggiata al pensiero della separazine cui erano costretti. Lei non era una Lythari e non c'era modo di diventarlo senza soccombere alla maledizione. Non so molto dell'amore ma ricorderò sempre quell'abbraccio, così stretto da lacelarle la veste e arrossarla di sangue.. sono pure sempre una donna! Solo che fatico ad accettare di non per far niente per loro, due persone buone.
Per svegliare Grigor ci volle qualche sassata ben piazzata, i lupi lo tenevano d'occhio particolarmente riconoscendo qualcosa in lui. Lasciammo i due elfi parlare tra loro, poi Lumlind si avvicinò di nuovo a noi e gli parlai di Licia, cercando di tradurre quanto Luth diceva inizialmente e poi facendogli tracannare un po' di elfico in pozione.. se solo fosse permanente! Lumlind non era affatto convinto, disse che per quanto sia anch'essa una figlia della dea, la loro vita non si addiceva ad un'umana. Peccato che loro fossero la cosa più vicina ad una famiglia per lei, a cui non era rimasto altro. Così si ritirò per parlarne col branco. Durante la giornata Tinuviel disse di scendere al lago ma praticamente sparì fino a tarda ora, intuendo con chi fosse non la disturbammo ne cercammo. Tornò al crepuscolo e poco dopo arrivò anche Lumlind.

la bambina non è adatta alla nostra vita, è umana, piccola e... diversa
ma se la dea ha deciso che questa sia la sua strada, forse le darà la forza necessaria
avrà una sola possibilità
dovrà apprendere cosa è lei e cosa siamo noi
dovrà essere capace di sopravvivere in questa foresta
non essere un peso per il branco

Propose poi a Tinuviel di insegnarle le tradizioni del loro popolo, aggiungendo che.. seppur raramente.. sarebbe passato per verificare se Licia fosse stata pronta per la sua prova. Per come la vedevo io toccava a Grigor e Luth insegnarle a sopravvivere nella foresta ma ovviamente li avrei aiutati per quanto potevo. Come Xovaar si propose, Grigor scattò decretando che il suo aiuto terminava qui. Ovviamente nessuno più di Grigor sapeva di cosa avesse bisogno Licia per essere pronta. Tornando lasciai a Luth il compito di informare la Sacerdotessa e ...ehm mi fece capire che mi aveva sentita curiosare mentre dormiva dopo averlo liberato dalla maledizione dei naga. Ops!
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#36
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Da un po' di tempo il Braciere accenna a un viaggio assolutamente inusuale, nel Piano del Fuoco!

Necessitava di un'esploratrice così mi ha coinvolta dicendo che la destinazione era verso la Città d'Ottone.. che così su due piedi mi pareva più un viaggio verso un mondo di fiabe esotiche. Ariah manca da un po' così anche stavolta ha deciso di portarsi dietro me. O meglio, davanti. Me. In un viaggio verso cose che fanno sembrare il mio arco ancora più piccolo e corto, che ci faccio con l'arco in un mare di fuoco? Ma soprattutto spero abbia compreso che il Piano del Fuoco già dal nome è "leggerissimamente" diverso dal mio ambiente così tranquillo fresco e boschivo. Verde soprattutto. VERDE! Ammetto che non capivo come potessi realmente essergli d'aiuto in un posto dove non sapevo assolutamente orientarmi. Solo che lui ha usato le carta magiche del "devo recuperare un uomo scomparso" ed "è una richiesta della sua amata".. e che cavolo.... mi sono sciolta e ho accettato.
Ero un po' nervosa però, insomma quell'uomo si rivolge a me con richieste assurde! L'altra volta voleva si aspettava che io sapessi orientarmi in cielo, sorvolando il mare aperto e con una tempesta di fronte a noi... solo perchè non voleva salire su una nave come tutti i mortali. Ora si aspetta che io mi destreggi in un mondo totalmente sconosciuto e pieno di fiamme e chissà che altro... Fin'ora me la sono cavata, ma qui si esagera!
L'ultima volta che mi ha chiesto supporto, il Braciere si aspettava che io mi orientassi in cielo, volando sopra al mare. Ma qui si esagera! Almeno lo hanno un sole laggiù? Ad ogni modo mentre la testa diceva "no, che.. sei matta?" ho accettato di buon grado per tre ottimi motivi. Primo, perchè c'era una persona da salvare. Secondo, perchè ero tremendamente curiosa di destreggiarmi in un ambiente sconosciuto e totalmente diverso dal mio. Terzo, devo essere impazzita già dal punto due. Mal che vada potrò contare sul mio arco ed essere una freccia in più contro nemmeno so cosa, semmai ci sarà da combattere. E se ci sarà da leggere strane parole su vecchi libri, mi morderò la lingua!

*seguono appunti*


Scomparso: Adam Icke un mago mercante che viaggia tra i piani non so come e che tratta roba alimentare
Fornitore: Hefiz Kala'un Ben Miraz, un efreti con un bellissimo emporio che vende ottima cioccolata e il cui nome mi ha spinta a prendere appunti
Prestasoldi: Aref Najafi Ben Amin, un altra buona ragione per segnarmi il nome, è un efreeti e mi sta un po' sulle scatole
Mandante: La sacerdotessa Seanna di non mi ricordo quale divinità, preoccupata per la scomparsa del compagno

Quahwa Suq: emporio di Hef..Kala... Miraz.
Ottagono: una taverna dal nome normale, si trova a sud della città d'ottone ed è piena della gente più strana. Curiosità, si entra scalzi.
Pyraculum: è il nome del quartiere sud

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In breve, Icke aveva tra le mani un ottimo affare ma gli serviva una grossa quantità d'oro che non si era portato dietro. Per non perdere l'occasione li ha presi in prestito da quel Najafi. La merce che doveva acquistare però non è mai arrivata perchè la nave dove era caricata fu presa da pirati. Ebbene si, anche qui dove il mare è un'impressionante distesa infuocata, hanno pirati. Così Icke è stato costretto a lavorare come schiavo presso la forgia di Najafi finchè non avrà saldato il suo conto. Ovvero tra un decennio se non crepa prima.
Il Braciere è entrato in trattative con l'efreeti, il quale avrebbe accettato anche uno scambio con me... come no! Accordarono di recuperare un cimelio di familgia, una collana particolare che dei giganti del fuoco avevano rubato a Najafi, in cambio di Icke. Tornammo sul nostro più fresco e piacevole piano per sbrigare questioni più urgenti, tipo far fuori gli orchi del cosiddetto "avvento di Gruumsh". Poi tornammo il quel caldo mondo a sudare e imbarcarci una nave volante di alcuni tizi detti Githyanki.
La meta era un vulcano dove questi Giganti di Fuoco si erano insediati e la nave neanche si fermò, ci fecero letteralmente saltare giù! Poi dovetti guidarli tra mamma e roccia rovente, protetti dalle magie di Alakai e del Braciere - e vorrei ben vedere - in cerca di un qualche ingresso intorno al vulcano.
Trovai una.. chiamiamola strada... percorribile quanto meno... che si inoltrava e serpeggiava nelle profondità di quel "mostro" che speravo tanto non eruttasse proprio oggi!
Naturalmente i giganti ci individuarono al primo clangore delle loro armature e batterli fu piuttosto arduo. Erano grossi, brucianti e inferociti! Con asce enormi! Il Braciere era l'unico perfettamente a suo agio... Alla fine riuscimmo ad abbatterli tutti credo, compreso il capo e la sua .. signora... Trovai la collana ma anche un sacco di oggetti utili, magici e preziosi che portammo via. 

Tornati da Najafi gli consegnammo la collana, senza possibilità di capire che poteri avesse per non venir meno all'accordo. Cosa antipatica ma necessaria. Il Braciere si occupò delle scartoffie e ottenne Icke sotto il suo possesso. Naturalmente lo rese di nuovo libero, una volta tornati nel nostro piano, e non mancò di ricordargli a chi doveva essere riconoscente. Ovviamente non mi aspettavo che Davian lo liberasse per bontà d'animo, difatti contrattò con lui per entrare in affari... ma non ci vedo niente di male alla fine.
Da parte mia non volevo niente da Icke, insomma io aiuto a prescindere chi è in difficoltà... però mi regalò dell'ottima cioccolata della Città d'Ottone!

Adoro quella cioccolata

L'avevo comprata la prima volta al negozio dell'efreeti, attirata dal profumo. Mi costò un sacco ma poi mi regalò anche una scatola con cioccolata in polvere! Ora ho anche i cioccolatini regalati da Icke ma Cassandra mi ha fatto notare un brufolo sul mio mento.. che prude anche parecchio... dice che devo mangiarne meno.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#37
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Era il periodo in cui Oswul svendeva il suo famoso brodo di polpo, famoso per non piacere nessuno a parte il Caporale.. ma si sa che lui ha uno stomaco di ferro. E non aggiungo altro. Anche Darry deve averlo mangiato, ma lui è una fogna, non fa testo. Quei giorni avevo poco da fare così ho potuto approfittarne per godermi un po' la compagnia di Cassandra, ormai la vedo sempre così poco.. se non sfrutto questi momenti poi la sua rude spigliatezza mi manca e questo per me è un complimento. Devo trovare più tempo.

Avevamo saputo che Jenny Gaterson, una delle cameriere carine di Oswul, non si era presentata al lavoro e nessuno aveva sue notizie da una decina di giorni. La cosa aveva suscitato l'interesse di Cassandra, che giustamente non ama perdere le sue risorse, e dalle poche informazioni che avevamo pareva proprio essere nei guai. C'era un tizio che era stato notato girarle intorno nell'ultima settimana, un tizio armato di tutto punto di nome Yonas e da noi chiamato "lo stronzo del Turmish"... prima di scoprirne il nome. In realtà anche dopo...  Di lui però nemmeno Abigail sapeva niente, una novizia di Chauntea amica d'infanzia. Jenny abitava proprio di fronte la locanda e parlando con sua madre scoprimmo che quel sembiano l'aveva malmenata e minacciata, oltre a portarle via quel poco che aveva per "saldare un conto" che le doveva Jenny. Anche lui la cercava, per motivi molto poco nobili.
Cassandra cercò notizie nel suo ambiente e ne parlammo al caldo del caminetto in locanda, mentre mi godevo la "Poltrona del Sapere Infinito", il posto preferito da Alakai. Cassandra aveva scoperto che la ragazza era salpata per mare sulla Bethany, che avrebbe fatto scalo non ricordo bene dove. Mi accorsi che Leonides ci guardava distrattamente, mangiando la sua zuppa.. quella zuppa! E devo essermi distratta un po'... Comunque la nave avrebbe fatto un giro ben lungo, l'ideale per chi vuol sparire. La mia rossa preferita disse che aveva provato a contattarla con una bacchetta magica ma le aveva detto qualcosa sul fatto che non poteva tornare... mi ero di nuovo distratta vedendo Leonides accendersi la pipa, era buffo, sembrava un vecchietto!
Cassandra disse che Yonas era un mercenario, probabilmente al soldo di un pezzo grosso e dunque temeva guai grossi. Quando Leonides riprese a mangiare dopo la fumata mi schifai un po', e mi impappinai un po' mentre parlavo a Cassandra e gli altri... chiaramente il caporale si era bruciato il senso del gusto. Ad ogni modo il modo più semplice e pratico per risolvere la cosa era spiare lo stronzo del Turmish, evitando di rovinare gli affari del cantiere e sperando di scoprire per chi lavorava. Cassandra parlottò ancora con Oswul, che si era visto rifiutare il brodo pure dal paladino Valen e non osava proporlo al Braciere.

Tornammo dalla madre per dirle almeno che Jenny stava bene ma non poteva tornare, cosa che mi preoccupava per le sorti della donna. Trovammo Abigail che era andata ad aiutarla su nostro suggerimento. La donna dormiva, dopo essersi mangiata del brodo di polpo, poverina. Attuammo un piano ideato da Cassandra: vestire Abigail come Jenny, farla passeggiare al porto facendo da esca e poi tornare a casa. Io l'avrei seguita furtivamente per sicurezza e gli altri si sarebbero appostati in casa. La cosa funzionò e io rimasi comodamente appostata a un tavolo esterno della locanda, con vista su casa di Jenny. Per un po' tutto fu tranquillo, poi notai la sagoma buia di un tizio che osservava. Attesi che si mostrasse. L'uomo pareva essere proprio chi speravamo e si decise ad avvicinarsi alla porta. Attesi l'infrazione. L'uomo bussò e appena Abigail aprì, con un calcio gle la sbattè dritta in faccia. Allora scattai.
Entrando gli arrivai direttamente alla spalle, fermandomi davanti la porta. Gli altri già lo stavano malmenando e quel pazzo di Haidar tentò di stordire... tutti evidentemente... con una dannata pietra del tuono. Fortunatamente persino il rimproverò di Cassandra a seguire fu più tuonante. L'uomo si arrese e venne legato ai polsi contro una sedia. La rossa si occupò del naso sanguinante di Abigail con una pozione, Dragan litigava con l'uomo, io meditavo di smutandarlo per aver malmenato una donna anziana. Seguirono minacce di Cassandra, scuse di Haidar e infine l'accusa di intralciare gli affari di Cassandra. Alla fine confessò che aveva un conto in sospeso con Jenny, che aveva assoldato per un furto e la ragazza se l'era svignata con l'anticipo senza portare a termine il lavoro. 
Il lavoro doveva essere svolto dall'uomo, che era stato pagato ben 3000 monete per recuperare un gioiello qui a Hillsfar. Il più classico dei compiti che svolgevo anche io un tempo con mio fratello, ma ambedue malvolentieri non come mercenari. Lo stronzo del Turmish però non sapeva chi fosse il committente, era stato un passaggio di contatti partito dalla locanda Vipera nera a Saerloon. La commissione era stata presa pagando l'oste Aldegert Vork 10 monete di un particolare conio e questi aveva dato un biglietto con la missione. Al porto l'uomo aveva trovato Jenny che conosceva come cameriera dalla locanda e lui aveva pensato - male - di coinvolgerla.

Il pugnale di Cassandra vicino le palle dell'uomo mi convinse a spogliarlo, strappando i vestiti con la spada fino a lasciandolo in mutande nonostante le sue proteste. Poi Cassandrà gli diede ben 500 monete perchè sparisse e non si facesse più vedere qui, poteva anche dire al suo committente che non aveva trovato la collana e lo gnomo che l'aveva rubata. Che poi era vero. Dragan si tenne la sua ascia e lo lasciammo andare. Mi godei lo spettacolo di questo verme che sgusciava fuori casa tenendoci d'occhio per poi affrettarsi lungo la strada ricco dei suoi mutandoni sporchi. Peccato fosse sera e ci fosse poca gente in strada... Ad ogni modo ora Jenny poteva tornare a casa.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#38
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Nel periodo successivo abbiamo svolto due incarichi, committenti privati. Nulla che mi premesse particolarmente ma dovrò pur mangiare...

Il primo era per un mago, tal Dorian Davenport, della Gilda di Glinda. Aveva bisogno di un tomo elfico che si trovava nascosto niente meno che nella roccaforte ora occupata da gnoll.  Eravamo solo in tre ufficialmente, io Eric e Fianna ed ero anche preoccupata che la caramella si facesse di nuovo male.... ma doveva solo assistere con le sue cure... Ufficiosamente chiesi a Leonides se potesse accompagnarci nel suo tempo libero perchè avremmo avuto bisogno di una prima linea ben solida essendo in pochi. L'idea era di prendere noi l'incarico e poi a nostra discrezione dividere il compenso anche con lui, che però inizialmente disse che non serviva pagarlo. Lieta che gli facesse piacere spaccare la testa agli gnoll o la m... nostra compagnia, gli avrei comunque dato la sua parte com'è giusto che sia a costo di infilargliela nell'armatura una moneta alla volta.

Il contratto prevedeva un compenso di 5000 monete d'oro per riportare il tomo "Arcani Insoliti" assolutamente integro, senza aprirlo o manometterlo. Secondo le istruzioni questo doveva essere al piano superiore del forte. Precisamente nella zona meridionale avremmo trovato due grosse stanze con dei cerchi particolari. Nella stanza antecedente, sul muro esterno, avremmo dovuto trovare dei mattoni che formavano la figura di due X così affiancate:

XX

Queste formano un rombo al centro e levando i mattoni centrali si sarebbe aperto uno sportello metallico. Pronunciando le parole elfiche "Cil nyellaenyaljil è aanamlil, ec tyeanama anastyemillae", ovvero "La conoscenza è eterna, il potere temporaneo", avremmo disattivato le protezioni magiche così da poter prendere il tomo. Il mago insistette nel non provare a interferire col libro facendo magie o aprirlo, a rischio della nostra incolumità. Non voleva neanche coinvolgessimo altri maghi per questioni di concorrenza, Dorian era un tipo geloso delle proprie conoscenze.

Così andammo verso il forte e tutto pareva come ci aspettavamo, una passeggiata nella foresta, qualche belva da scacciare, i primi gnoll giunti al loro territorio e una gran brutta sorpresa dentro al forte: drow. Per qualche ragione a noi sconosciuta - e anche a Dorian cui chiedemmo al ritorno - stavano cercando proprio quel tomo ma ancora non erano riusciti a trovarlo. Così si erano insediati con grande disappunto degli gnoll. Ovviamente provarono a farci fuori ma non riuscendoci, mandarono uno di loro a parlamentare. In sostanza erano disposti a pagarci per recuperargli il libro ma piuttosto che patteggiare con quella feccia facemmo gli spacconi... feci la spaccona... ma gli altri erano d'accordo! Insomma dissi che noi avremmo continuato a combatterli e recuperato il libro, potevano morire o lasciarci passare. Lo so che dovrei smetterla perchè prima o poi qualcuno mi farà fuori davvero... ma andò bene! Combattemmo duramente ma riuscimmo a tener loro testa, raggiungere il muro designato e recuperare il tomo.

Tornati alla gilda dei maghi ero un po' preoccupata... perchè se anche i drow volevano quel libro evidentemente doveva contenere qualcosa di pericoloso. Mi fido di Glinda però, così chiesi se lei fosse a conoscenza del libro che aveva riportato nella sua gilda. Ebbene no. Io non capisco che diavolo hanno questi tizi quando si tratta di portare cose potenzialmente pericolose DENTRO LA CITTA', in una struttura che alla fin fine non è casa loro! Anche Daphne l'aveva fatto una volta, con mio disappunto. Il mago rassicurò che la gilda era assolutamente ben difesa e di certo i drow non sarebbero potuti entrare in città per rubarlo, men che meno nella gilda, men che meno superare le protezioni dell'ufficio di Dorian, men che meno usare il libro senza attivarne le protezioni. Ci pagò e ci congedammo, sperando che il mago fosse abbastanza esperto da non causare egli stesso guai con quel tomo.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#39
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Il secondo incarico privato è stato svolto per Mason Morton, un vecchio porco, cafone e tirchio che cercava avventurieri per scortare una ragazza ad Alberi Intrecciati e voleva pagare la metà noi donne... Se non fosse stato per Fianna che lo ha ammaliato, probabilmente Luth avrebbe dovuto legarmi ad uno sgabello per non farmelo prendere a testate quando ha detto che "da piccola non mi sculacciavano abbastanza" e che "se avessi un vero uomo accanto non parlerei così tanto". Odio questa gente... Fianna lo ha convinto a pagarci alla pari e ho accettato solo per timore che quella donna potesse essere nei guai, lavorando per un bastardo simile. Intanto Haidar buttandosi a terra e ridendo come un'idiota rendeva chiaro quanto fossero più abili i suoi maschietti....
Comunque, Mason era un vecchiaccio che indossa abiti da ricconi ma in modo volgare, con una grossa collana d'oro, il pelo che spunta dalla camicia e uno stuzzicadenti in bocca che purtroppo non l'ha strozzato. Appena entrato in locanda aveva subito adocchiato Fianna e rompeva per appendere l'annuncio. Questo menzionava la donna da scortare come "carico prezioso", tanto per comprendere la considerazione che ha per il gentil sesso, ma almeno il fatto che fosse preziosa faceva ben sperare. Migliore comunque di quella che aveva per noi, considerate solo "un bel culo da guardare". O meglio, quella era Fianna, io per lui ero un maschiaccio impertinente e ne sono molto fiera... 

no invece mi ha dato fastidio, sono sempre una donna! Così come mi han dato fastidio discorsi sulla mia presunta castità, come se non civettare e mettere tette e culo in mostra significasse essere casti. Così come mi ha infastidita Darry a far tanto lo stupito perchè indossavo un corpetto che copriva tutto tranne le clavicole... forse indosso troppo spesso l'armatura e si è scordato della mia veste usuale, che include una camicetta bianca corta e mezza aperta davanti. O Fianna che prima mi chiede consiglio tra tre suoi abiti, le suggerisco quello che mi pareva più adatto alla sua personalità e bellezza... per quanto io mai lo indosserei... e dice che ho scelto in base alla quantità di stoffa. Ma se lei stessa ha detto che con quello rischiava di perdersi le tette saltellando? Bha. Immagino che alla festa sarà inevitabile ricordare la mia femminilità col vestiario. 

Scrivere questa storia mi ha già rotto le scatole, dunque arrivo al dunque. Mason alla fine accordò per 500 monete a ognuno più una cena con Fianna, che non avrà mai. Il giorno dopo all'alba partimmo col "prezioso carico", ovvero la sua cameriera con cui si era accordato perchè si levasse dai piedi ora che era incinta. Lei è una ragazza giovane, sui 18 anni, simpatica e carina di nome Mathilde e aveva intenzione di aprire una sartoria ad Alberi Intrecciati. Non volle dire chi era il padre per gli accordi di riservatezza presi in cambio di supporto, il che fece tutti pensare che fosse Mason ma lei negò. Viaggiava comodamente sul cavallo di Haidar e il viaggio si allungò a causa delle numerose soste per lo "spandere acqua" di lei. Scoprimmo poi che era un'ammiratrice di Cassandra, per la sua vittoria al torneo come donna, così mi ripromisi di dirglielo quando l'avrei incontrata.

L'occasione fu una sera che oziavamo al camino della locanda, mi parlava di alcuni suoi problemi nel dormire che purtroppo non ho competenze per risolverle. Ma son sempre disponibile se vuol parlarne! Anche solo uno sfogo, fa sempre bene. Cassandra mi disse anche doveva andare a un matrimonio e desiderava un nuovo abito, meno fastidioso dell'unico che avesse. Quello col corpetto soffocante. Così mi ricordai della giovane Mathilde e glie ne parlai. Decise di andare ad Alberi Intrecciati per conoscere questa sua ammiratrice e farsi fare l'abito. Poi scoprii che il matrimonio riguardava uno dei Morton e ammetto di essermi presa una certa dose di vendetta, raccontandole della gravidanza sospetta. Poi anche il Braciere mi parlò di questo matrimonio, ero curiosa come una biscia... Parla di qua e di là scoprii che lo sposo era un tal Jacob, il figlio di Mason! Ecco chi era il padre! La povera moglie una tale Isadora Roy, mai sentita. Mi feci una risata e nulla più. A parte aver fatto arrivare la voce a Cassandra. Non dovrei assecondare i desideri di vendetta..
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#40
I SANTUARI DELLE FURIE
Gira voce che al porto i marinai quest'oggi si rifiutino di uscire in mare. Qualcuno ha letteralmente "smerdato" il Santuario di Umberlee... Siamo andati a vedere e non posso negare di essere affranta, un bel lavoretto davvero! Non credo però sia il modo giusto di agire, spaventando marinai colpevoli solo di ignoranza e superstizione... Darry e Haidar si sono offerti di lavar via lo sterco, aiutati dai poteri di un sacerdote nano che ultimamente gira da queste parti. Un tipo simpatico.
Ho subito sospettato fosse opera del Braciere, in quanto sapevo che aveva passato la giornata precedente al porto. Ma quando ho visto lo sterco mi sono ricreduta, non è decisamente affine col suo stile distruttivo. A un tratto Haidar ha avuto un'inquietante visione di bambini che affogavano e considerando che Umberle non è certo famosa per la sua clemenza... ci siamo interessati maggiormente. In particolare c'era un certo Charles deciso ad assicurarsi la sicurezza di eventuali bambini coinvolti. Pare difatti che un tizio baffuto e con un'evidente cicatrice al collo, abbia pagato dei ragazzetti per fare quel lavoretto sporco. Senza preoccuparsi di tirar dietro loro l'ira della furia. Questo non va bene.
Non molto tempo dopo anche il Satuario di Malar è stato umiliato niente meno che con dei fiori e una statuetta di legno a forma di unicorno. Non è la prima volta che viene "infiorato" ma questa volta è stato fatto in modo anonimo, come il precedente caso, e dunque sono i cacciatori ora a temere di uscire. Per quanto apprezzi, non è il modo corretto di agire proprio come in precedenza. Quando sono andata a vedere i fiori erano mezzi appassiti ma ancora lì, la statuetta era stata presa da Valen e curiosamente data a una bambina di nome Emma. Si era assicurato che non puzzasse di malvagità ma non ero convinta fosse saggio lasciarla a una bimba di nome Emma Mercer. Difatti Alakai voleva recuperarla ma dovendo trattare con una bimba, ha mandato me.
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L'UNICORNO
Doveva essere una cosa rapida, peccato che prima ho sbagliato casa, facendo trovare a Leonides una morbida pretendente attempata, poi la pessima scoperta: Emma era scomparsa. Era uscita sotto casa con l'unicorno e giocava proprio a ridosso del santuario, ma lì non c'era proprio nessuno. Qualche fiore ormai appassito era rimasto a terra e da come era pesto, capivo che effettivamente qualcuno aveva giocherellato li, ma i ciottoli della strada non fornivano certo comode tracce da seguire.
Alakai visionò il diario non più segreto della piccola, scoprendo che qualche bastardo di Malar aveva preso spunto dal testo della canzone di Mielikki, in voga ultimamente nelle locande. Peccato che avesse poi attribuito alla Bestia le premure di sfamare i sui fedeli nei freddi e lunghi inverni. Un inganno per indurla a inoltrarsi nei boschi a sud nella speranza di aiutare la sua famiglia. La madre difatti ci aveva confidato che avevano perso la loro attività di venditori d'arte, proprio a seguito della rivolta e ora si erano impoveriti.
Andammo subito a cercarla e le guardie alla porta dissero che aveva già qualche ora si vantaggio. Trovai facilmente la pista ma le sue tracce erano seguite dalle grosse impronte di un felino. Giungemmo a una grotta dove Emma era già entrata. Anche altri erano entrati prima di lei, probabilmente dei cacciatori, e i loro corpi giacevano a terra in un lago di sangue. La piccola lo aveva pestato lasciando chiare impronte. Sentivo il ringhio del grosso felino davanti a noi e il piagnucolare di Emma. La chiamai ma non rispondeva più e il felino ringhiava proprio in un anfratto di fronte a noi.

LA BESTIA DI MALAR
Lo riconobbi come una delle Bestie di Malar, particolarmente forti e in grado di cambiare forma. Era possente ed aveva alcune ciocche di pelo arrossate. Sapevo benissimo che nemmeno i Malariti predano i cuccioli le creature gravide, pur di avere future prede da terrorizzare. L'aveva adescata sfruttando... i nervi che mi saltano... per usarla come esca e... oh... accidenti se funzionava! Ma non me ne poteva fregare meno: o noi o lei. In altre parole, la preda era lei. Leonides entrò per primo attirando su di sé l'interesse della belva, ma anche io gli "piacevo" e mi fissò per un po' mentre mi frapponevo tra lei ed Emma. La piccola pareva star bene ma era paralizzata contro la roccia dal terrore, non osava nemmeno fiatare. Alakai di contro neanche si disturbò a entrare, come attaccammo pietrificò la bestia affacciandosi un po' all'ingresso e con tutta calma la disintegrò puntando il dito.
Presi poi Emma in braccio per portarla via tenendole il viso sulla mia spalla, così da non vedere lo scempio di sangue e cadaveri per uscire. Pensò Leonides a recuperarli issandoli su una specie di cariola invisibile di Alakai. Mi accorsi però di un ciondolo al collo di un uomo, con il simbolo di una zampa incisa ma tra Emma e il sangue non vedevo bene. Stavo ancora dicendo che Malar aveva una zampa come simbolo ma anche Gwaeron e dubitavo fosse un malarita quando lo vidi meglio, preso da Leonides. Era inequivocabilmente il simbolo di Gwaeron Windstorm. Non sapevo vi fossero altri fedeli qui in zona... e ora erano morti... uccisi da... Ero basita. E anche un po' tentata di prendermela con Valen per l'unicorno.. o con me per avergli permesso di usare la canzone.... ma tanto so che la colpa è solo di quelle bestie schifose. Per quanto mi riguarda è guerra aperta.

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Tenni stretta Emma fino a uscire e proseguii fino ad avere le braccia dolenti, poi misi giù accompagnando la per mano fino alle porte della città. Mi rendevo perfettamente conto che senza Leonides ed Alakai non ce l'avrei mai fatta a fermarla e men che meno ucciderla e che comunque avrei tentato perchè c'era di mezzo una bambina. Nel contempo ero molto amareggiata per la scoperta di quel ciondolo, lo avevo messo al collo perchè ero decisa a scoprire di più su loro. Sapevo già che erano stranieri, la nostra fede è diffusa al nord ma qui ero convinta di essere l'unica. Avevo già in mente di passare a Elventree, perchè sicuramente avevano fatto tappa al Tempio dell'Unicorno, difatti Gwaeron è servo di Mielikki e preghiamo nei suoi santuari. Concordai con Alakai la loro consegna in tal luogo sacro e per l'occasione li avrei accompagnati per onorarli e parlare con Lennar. Nel frattempo i corpi sarebbero stati lasciati al tempio di Chauntea.

L'UOMO COI BAFFI E UN SEGNO IN TESTA
Quando si tranquillizzò, Emma raccontò che di solito il santuario viene abbastanza ignorato, tranne che in inverno. Lei gioca spesso nei pressi e un giorno era stata avvicinata da un omone con un "bruco rosso" ed una "grande macchia di marmellata" in testa. Quest'uomo le aveva raccontato di quanto cattivo fosse Malar ma di come non tocchi donne incinte e bambini, gli parlò di una bestia di malar che presto avrebbe smesso di far del male dicendole persino dove trovarla! L'incauto le chiese pure di mettere dei fiori sull'altare ma lei si spaventò, dunque immagino li mise poi l'omone i fiori. Ricevendo poi l'unicorno da Valen, la piccola pensò di portarlo in dono alla bestia così la sua famiglia non avrebbe sofferto la fame nell'inverno imminente.
Inizialmente pensai si trattasse di un malarita che l'aveva raggirata, ma le sue parole resero chiaro che non fosse così. Che fosse uno di quei cacciatori? Di sicuro era uno che non eccelleva in furbizia... Col permesso dei suoi genitori, lasciai ad Emma una copia della canzone a Mielikki che girava ultimamente e spiegai chi era la vera divinità della natura e il vero cacciatore a cui rivolgersi nei freddi inverni.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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