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[Vesna] L'ululato del Lupo bianco.
#1
Ho immerso la mia anima nella luce delle stelle
Ho guarito le mie ferite nel sole
Ho urlato il mio dolore per la foresta
Nel bianco silenzio dell'inverno
Nella luce dorata della primavera
Nel sangue rosso dell'autunno...


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..Il sangue rosso dell'autunno.






Analizzare ogni impulso, ogni emozione, è uno dei compiti che mi sono prefissata. Come Skald non mi avvalgo dell'avventatezza di parlare nella menzogna. Ma tale compito risulta essere alquanto arduo.
Posso parlare dal dolore, non del dolore. Il dolore stronca le parole, raggela il pensiero, immagini ed immaginazione. Da dentro il questo posso finalmente vedere e sfiorare la sofferenza in cui parte del mondo è immerso. Se è anche vero che la speranza da sola non puo' ripagare il dolore, lo è ancora di più per la vendetta. Vi era uno Skald che affrontava le emozioni cristallizzate dal dolore e le mostrava come pietre ululanti. Ho provato ad emulare le sue gesta, ma il dolore, nel silenzio, mi prende alla gola. Riuscendo solo nella creazione di aneliti estremi, disperati. Lo specchio d'acqua riflette solo lo sbiadito spettro di un lupo bianco.
Come una moribonda mi aggiro tra i vicoli del tempo, rincorro il Lupo nero. Corro. Fuggo, arresto l'affannato passo e mi perdo nel pensiero di chi ha perso ogni cosa. Cosa rincorri? Da cosa fuggi? Le promesse, i sogni, le ambizioni, le risate..ti sono sempre bastati?


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Morte all’orizzonte
sui frammenti di memoria
mentre il lupo si china
ombra fuggente, per l’ultima volta.
Sale un’onda di tormento
nel giorno che sfuma in nebbie
di inquietudine.
La macchia inanimata del nero lupo
sbiadisce in un ricordo
di perduti richiami.
Le parole non servono, scavano
ferite lontane, sofferenze remote,
aprono cicatrici nascoste.
[Immagine: vesnina.png]
Vesna Iltazyara
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#2
Amico mio, non avere paura.
Fatti portare dal vento come un incendio
perché l'inverno non possa togliere il sole dal tuo cuore
grida la tua vita quando hai paura.
L'acciaio canta per la giustizia
come uno scacciaspiriti sui ponti del vento,
ogni sua movenza risuona
per placare la sete dell'anima,
quella per cui non bastano le piogge.
Amico mio, il male non potrebbe mai trionfare sulla vita
poichè in noi uomini c'è,
per eredità ignota nella linfa,
una scintilla di candida speranza.
L'acciaio canta per la giustizia.
Amico mio, torneremo indietro
torneremo a sentire come parla di noi il vento
e rammenderemo ricordi dentro vecchie care poltrone,
strappando, a due mani, il passato alla memoria.

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Assisto allo sbocciare del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto.
Do un colpo d'archetto: la sinfonia si agita nelle profondità, oppure salta con un balzo sulla scena. Non possiamo padroneggiarla, come se fossimo suoi abili tessitori e sovrani incontrastati. La sinfonia chiama senza voce, ascolta senza udire. La sinfonia non riduce la sua esistenza ad uno spartito silenzioso a cui si appendono le note. Non cede al torpore e non rinuncia mai ai suoi impulsi, scovandoli persino nell'apatia delle dimenticate speranze. La sinfonia s'incendia in un caleidoscopio di colori, di sentori,di richiami. La sinfonia è un'affannosa cerca, è libertà, una battaglia, un amore, una morte, una vita.

....La sinfonia è la corsa di un lupo.
[Immagine: vesnina.png]
Vesna Iltazyara
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#3
Vorrei essere una goccia di pioggia nei cieli,
vorrei essere la più lontana delle stelle.
Vorrei essere dolce fragranza,
vorrei essere corda di un’arpa.
Vorrei essere una lancia aguzza
scudo nella battaglia
spada nella stretta delle mani.
Nell’acqua e nella schiuma
vorrei essere temprata nel fuoco.




La mia testa ancora fuma, drogata di visioni oniriche.
Ogni strada intrapresa è sempre sembrata, a primo sguardo, sbagliata. Credo di aver acceso più stelle io d'un folle, poichè è in questa luce che ho forgiato la mia strada. Non nego di aver vissuto, per un breve frangente, in un infinito nulla che si era mascherato come pienezza di vita; un infinito silenzio che si spacciava come una distinta melodia, una voce nella pioggia. Avevo paura del mondo, non me ne facevo un'immagine: ne vedevo i contorni e ne tracciavo i confini con il carboncino. Era come se guardassi da un cubicolo che gettava il mio sguardo su una scena densa di mistero. Volevo dissipare le nebbie dei miei occhi, per fugare ogni equivoco, per indebolire quell'incubo, per ricercare la concretezza delle idee e l'ordine dei pensieri. Nella silente luce di una stella ho appreso che stare in viaggio significa, prima di tutto, ritornare in sé, per andare sempre più lontano, restando nel mondo che va avanti, senza perdere se stessi e nemmeno il mondo. Come Skald dovrei varcare il limite, per non rimanere custode del nulla. Il limite nel pormi di fronte alla mia mancanta sapienza, profondità ed esperienza, mi sprona ad incedere: mi incoraggia a superare il confine, giusto per continuare il cammino. La ragione si inerpica ed il cuore incede senza catene, un dualismo protagonista di quasi ogni vivente. Mi soffermo ad osservarlo nel suo vorticoso danzare: un groviglio infuocato. Non riesco a puntarlo, non riesco a valutarlo, non con un flemmatico sguardo. Come potremmo viaggiare veramente nei sentori se potessimo valutarne la consistenza? Non ci sarebbe alcun viaggio, alcuna vera scoperta, ma lo sgranarsi di un uniforme ed omogeneo destino, senza scosse o illuminazioni.
Naufragando osservo come il mondo, per alcuni aspetti, non cambia oltre i confini di quel che, un tempo, era la mia casa. Incedendo in sconosciute lande mi sono ritrovata a combattere ancora una volta, spargendo sangue, spandendo morte, portando speranza. Questa guerra però è strana, ho avuto come l'impressione che non tutti combattano per lo stesso ideale. Potrebbe essere un qualcosa di normale, un qualcosa che discerne dalle mie poche conoscenze del mondo, un qualcosa a cui non sono abituata.

[Immagine: vesna1st.jpg]

...La frenesia della battaglia continua a prendermi come se fosse il mio burattinaio ed io la sua bambola di pezza. Mi perdo nell'irruenza di voler sconfiggere e proteggere il mondo, a discapito di quel che ha preservato Taras. Sento quell'infuocata rabbia esplodere, tiro le redini della fiera. Queste sono un intreccio di parole, una calda voce, sono placcate d'oro.
[Immagine: vesnina.png]
Vesna Iltazyara
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#4
Reagisci a questa notte che cela
lucidi dubbi che colano cera
sulla mente e suoi cardini
in cui non resta altro
che sitire gocce di sonno

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Il fantasma della guerra è momentaneamente scomparso, continuo comunque a sentire il suo freddo alito di morte; come se fossi stata abituata ad incedere nella nebbia per poi perdermi poco dopo il suo diradarsi, trovandomi in un luogo nuovo e remoto.
Come se sentissi improvvisamente addosso i numerosi e lacerati passi su sentieri dissestati, le numerose notti insonni.


Sono ancora preda di un assordante frastuono, di dissonanze chiassose e confuse, di armonie affannate e sconnesse.
Arresto il respiro e vengo puntualmente stordita da quegli occhi indorati, così luminosi che non penso più a tutti gli occhi che incontro, tutti col solito filo d'ombra dentro, con un sottile e nebuloso velo, ad oscurare la purezza della pupilla; sarò una folle, i tuoi occhi mi parlano. Ho provato a parlar loro ma non ci sono mai riuscita, è atroce essere silenti quando dentro si hanno così tante parole.
Tu sei la strada dove cammina, corre ed inciampa la mia verità. Non vi è evasione alcuna, che sia starsene sotto gli alberi a sparare stronzate o che sia stordirsi di Jhuild nelle note basse della notte.

[Immagine: 23b2908dc7de9cefb3eda1dded046759.jpg]


Nei miei sottili strati di ingenua vanità sono lo specchio di quel che vivo, rifletto quello che mi scorre innanzi agli occhi.
Nei miei sottili strati di ingenua vanità, il mio sacrasmo maschera il fatto che io stia effettivamente tremando.
Tremo poiché sono un romanzo lasciato a metà, un libro di poesie mai letto, una decina di stonate canzoni.
Tremo poiché sono preda di un viaggio armata solo di un'insana rabbia, la mia Nydeshka.
[Immagine: vesnina.png]
Vesna Iltazyara
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#5
Io posso alleviarti ogni pena,
Io sono fuoco quando tu sei brace.
Io posso sciogliere ogni catena,
strapparti di dosso l'ignominia.
Io sono forte quando tu sei debole,
dammi la tua notte ed io creerò il giorno.

Metamorfosi
[Immagine: d3cnoi1-609fb7d8-1f5e-4e11-9035-f5fe52c9...9wxUqt1iWQ]

Il salto che non si ritrae dal mondo, abbraccia il caleidoscopio delle sue meraviglie e delle sue efferatezze. Il linguaggio delle emozioni che si stupiscono innanzi a quello spettro di colori. Incede andando a tentoni tra le ombre e i dvorovoi. Lo si accetta lottando impotenti verso una nuova alba, rivivendo la luce come se fosse la prima e l'ultima vollta.
Le visioni che da qui prendono origine squarciano la paura, l'angoscia della vita: le affrontano; con coraggio e passione strappano le loro maschere, per guardare negli occhi quelle paure nascoste che chiedono disperatamente di essere ascoltate e viste...

Al sentimento e nella probabile illusione di averle sconfitte con le proprie forze e al conseguente orgoglio che, come l'alta marea, travolge ogni cosa, nessun mortale puo' resistere.

Polvere nei loro occhi, polvere sul mio orgoglio.
Le onde che si sentono lontane
allo straripare degli argini,
in tiepidi frammenti costituiti da sospiri
sono solo la parte finale
di un'agitazione che, sotterranea, si consuma.
[Immagine: vesnina.png]
Vesna Iltazyara
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