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[Michaela Silverbird] Nemesi del Dolore
#1
Antefatto, parte prima
Circa un anno fa...

"Credo sia arrivato il momento, Michaela" disse la paladina Liv guardando l'orizzonte verso ovest, col sole che illuminava d'arancione il suo viso sereno.
"Per cosa?", chiese preoccupata la giovane aasimar.
"Vieni con me" replicò. Raccolsero le loro cose e si avviarono verso la strada di campagna che portava ad un piccolo cimitero.
"Dobbiamo combattere dei nonmorti?", domandò Mike con un filo d'eccitazione.
"In realtà il grosso del lavoro è stato compiuto da una banda d'avventurieri", rispose Liv, "ma sono certa che sia rimasto qualcosa. Il nostro lavoro, anzi, il tuo lavoro sarà composto da tre prove."
Mike ascoltava attenta. "Sono tutt'orecchie."
"Prima prova, dovrai trovare la fonte della malvagità che ha corrotto il cimitero".
Arrivate al camposanto, la situazione sembrava tutto sommato tranquilla: carcasse di zombie e ossa sgretolate giacevano per terra inanimate, segno del passaggio degli avventurieri citati dalla paladina.
Liv si guardò attorno attentamente, poi indicò qualcosa a Mike.
"Ecco, Michaela, ora concentrati su questa tomba..."
La ragazza sfiorò il suo simbolo sacro e chiuse gli occhi per qualche istante, poi li spalancò di colpo.
"È... strano... non vedo niente di particolare ma percepisco qualcosa che non va...", mormorò Mike, "qualcosa che non mi piace affatto."
"Quello che percepisci è il Male, è il residuo di energia negativa che ha animato i morti in maniera blasfema."
All'improvviso, dal terreno si sentì un 'crack' ed una mano biancastra spuntò dal terreno. Mentre Liv rimase impassibile Mike fece un balzo all'indietro e, col cuore in gola, estrasse la sua spada.
"Rimani concentrata, Mike!" disse tranquilla Liv mentre lo zombie usciva pian piano dal terreno, rantolando qualcosa di incomprensibile. "cosa percepisci?"
Mike fece mezzo passo all'indietro, mettendosi in posizione di guardia.
"Ecco... io...", mormorò dubbiosa Mike, prima di esclamare "sì! Ora sento come... come un'aura di malvagità attorno al mostro!"
"Ottimo, Michaela. Quell'aura non è esclusiva degli zombie ma di tutte le creature malvagie. Ora inizia la seconda prova: dovrai combattere da sola questa creatura per donarle la pace."
Mike esitò un istante prima di lanciarsi alla carica contro lo zombie che per tutta risposta le mollò un violento ceffone. Ripresasi subito cominciò a menar fendenti contro il mostro ma, nonostante l'abilità militare della giovane, lo zombie non voleva 'morire'.
"L'inizio non è stato dei migliori ma ti sei ripresa alla grande, Michaela!", disse soddisfatta Liv, "ora sei pronta per la terza e ultima prova: concentrati, sfrutta i tuoi insegnamenti di questi anni, dà sfogo alla tua Giusta Ira! Punisci una volta per tutte quella creatura!"
Liv vide l'aasimar digrignare i denti in uno strano sorriso, mentre gli occhi le si illuminavano d'azzurro topazio. Mike lanciò un urlo liberatorio e con un fendente trafisse lo zombie che, con un ultimo rantolo, cadde a terra distrutto.
"Hai superato le tre prove, complimenti", disse soddisfatta Liv, mentre Mike cadeva sulle ginocchia esausta, "hai a tutti gli effetti i poteri di una paladina."
Mike balzò in piedi spalancando gli occhioni azzurri. "Io cosa?"
"Ilmater riconosce in te purezza di fede e devozione nei confronti della Luce e dell'Ordine", disse Liv serena, "perciò ti ha fatto dono del potere di cercare e distruggere il Male, dono preziosi per il futuro ma anche per il presente. Se ti manterrai sul sentiero dritto e stretto dei paladini, riceverai altri doni dal Piangente. Bene, torniamo a Suzail."
Mike guardo sorridente Liv, si asciugò un rivolo di sangue che le colava da un angolo della bocca e si avviò verso la vicina capitale del Cormyr: l'investitura a compagna del Cuore Nobile la stava aspettando.
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#2
Antefatto, parte seconda
Una decade fa...

"Goblin", disse l'esploratore di ritorno dalla perlustrazione, "ne ho contati una decina, tra cui uno sciamano a giudicare dai gingilli..."
"Bene", rispose secco il comandante della pattuglia, un severo Drago Purpureo del Cormyr al suo primo incarico, di nobile lignaggio ma, a quanto pareva, non di nobiltà di cuore. "Sir Sigfrid, guidate il manipolo e sbarazzatevi di quegli sgorbi"
"Ma non sono una minaccia imminente", sentenziò il più assennato secondo in comando, un paladino di Tyr, "perché dovremmo provocarli?"
"Perché è un ordine!", gridò il Purpureo.
"Sigfrid ha ragione", disse calma Mike, "perché non ci limitiamo a sorvegliare la zona?"
"Come ti permetti, ragazzina? Non mi interessa se sei di sangue celestiale o meno, sono io che..." sbraitò l'uomo puntandole la spada alla gola. Di tutta risposta Mike non batté ciglio, fissando direttamente negli occhi l'ufficiale dalla vena gonfia prima di spostare lo sguardo alle sue spalle.
"Abbiamo visite", mormorò Mike indicando un goblin solitario, "se ci allontaniamo forse non ci..."
"KHEREK-NOR!", gridò il goblin, e all'improvviso spuntarono fuori i suoi compagni alla carica del manipolo di cormyriani.
"Idioti! Che vi avevo detto! Abbiamo perso l'effetto sorpresa! All'attacco! Per la Corona!"
Michaela scosse il capo rassegnata, sguainò la spada e si preparò alla battaglia.
"Rimani vicina a me", disse Sigfrid, "e osserva bene cosa faccio."
"Sì, sir Sigfrid!" rispose entusiasta Mike.
La battaglia non durò poco: quei dieci goblin diedero filo da torcere agli umani, soprattutto a causa della poca esperienza e del carattere del comandante.
"VAWS-HAK!", gridò lo sciamano, seguito da alcune parole arcane che fecero apparire un lupo. L'animale caricò il comandante e lo atterrò, azzannandolo alla gola.
"Mike!" gridò Sigfrid mentre combatteva contro tre goblin, "Sbarazzati dell'animale e imponi le mani sulla ferita del comandante, presto!"
La giovane aasimar diede un calcio alla testa del lupo e lo infilzò con la spada, facendolo sparire in un nugolo di luci verdastre, poi si inginocchiò al cospetto del comandante morente.
"Cosa faccio? Non l'ho mai fatto in vita mia!" urlò Mike.
"Metti una mano sulla gola e desidera di curare la ferita! So che puoi farcela!", rispose il paladino mentre decapitava di netto uno dei mostriciattoli.
Mike chiude gli occhi, posò la mano sulla gola sanguinante del comandante e pregò Ilmater sottovoce: una luce azzurra come i suoi occhi fermò prontamente l'emorragia e rimise in sesto l'uomo.
La battaglia finì con una faticosa vittoria degli umani. Sigfrid guardò severamente il comandante che, pur mantenendo lo sguardo basso, non osò chiedere scusa né per aver attirato con le sue urla i goblin né per aver ordinato di attaccare qualcuno che non rappresentava una minaccia diretta.
"Bravissima Mike", disse il tyrrano all'aasimar, "non solo sei riuscita ad imporre le mani per la tua prima volta ma ti sei mossa sul campo di battaglia con agilità, hai saputo sopportare i colpi più duri e non ti sei lasciata distrarre da nulla. Dirò a Liv che sei pronta per spiccare il volo da sola."
La decade successiva Mike prese le sue poche cose, salutò Liv e gli altri compagni e si diresse verso le Valli: la Cerca era cominciata.
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#3
Mike aveva lasciato una lettera al laboratorio di alchimia di Ashabenford, la sua nuova "casa". La richiesta del suo avo celeste era piuttosto vaga, o per lo meno lei non capiva perché avrebbe dovuto unire alchimia e spada, ma scelse di obbedire e chiese ai fratelli Crane di darle qualche lezione almeno per il prossimo mese. Le sembrò di piantare un seme sconosciuto per terra: per capire di che albero si tratterà doveva aspettare con pazienza, dote che non le mancava.

A rispondere alla lettera non furono i Crane ma una certa Leliana, una ragazza mingherlina vestita di scuro, collaboratrice dei fratelli, un po' inquietante ma dai principi simili ai miei. Dopo aver parlato degli eventi recenti la ragazza mi donò un libro sugli strumenti degli alchimisti e mi diede appuntamento alla sera successiva. Non sarebbe mancata.
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#4
Le lezioni di alchimia furono intense ma piacevoli. I risultati che Mike conseguiva erano migliori giorno dopo giorno, anche se ciò che creava non era che distillati di poco valore, sia per un avventuriero che per una taverna. Ma aveva talento, curiosità e pazienza, doti necessarie per questa professione.

Sapeva benissimo che la strada che stava percorrendo era irta di ostacoli, ma la paladina non si aspettò di incontrarne subito uno dopo nemmeno due decadi dall'inizio del suo cammino solitario. Mike aveva giurato ad Ilmater e a se stessa che non si sarebbe mai scoraggiata, ma scoprire che molto probabilmente l'arma ancestrale che doveva cercare è andata distrutta le aveva tagliato le gambe. L'aasimar decise comunque di proseguire con gli studi alchemici e di fare un ultimo tentativo per essere almeno sicura del destino infausto di Fine delle Sofferenze.

Si sa però che la vita, come dice il saggio, è quello che ti succede mentre fai altri programmi. Ashabenford era sotto attacco da delle bestie magiche: rylkar, cockatrici, belve distorcenti e persino delle manticore apparivano quasi dal nulla e assalivano le campagne e la cittadina. Sebbene fosse ancora inesperta, Mike diede tutta se stessa per supportare la milizia locale e gli altri avventurieri, rischiando persino la morte.

Ripensando a queste battaglie, l'aasimar non poteva non notare che, nonostante fosse una persona prudente, non aveva più timore di lanciarsi all'attacco per distruggere quelle creature pericolose... Qualcosa in lei le diceva di proseguire, di non arrendersi, che tutte queste prove l'avrebbero portata a crescere.
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#5
Una nuova prova per Mike arrivava proprio durante le indagini sui misteriosi attacchi di bestie magiche ad Ashabenford: resistere alle malattie. Tra le creature che avevano assaltato la capitale di Mistledale c'erano dei rylkar, ratti del Sottosuolo tanto orrendi quanto coriacei, così tanti e veloci da mandare in confusione totale anche avventurieri più esperti di lei.

Ma la cosa peggiore era una caratteristica comune ai cugini di superficie: i rylkar erano portatori di malattie. La paladina aveva sentito parlare della leggendaria resistenza ai morbi dei paladini, ma non aveva ancora raggiunto un'esperienza sufficiente affinché Ilmater le facesse questo dono, visto che dopo appena un paio di morsi Mike cominciò a sentirsi indebolita. Forse era un caso, ma se si trattava di una Prova che il suo dio le aveva assegnato poteva considerarla superata: la sua forte fibra riuscì infatti ad aggredire la malattia lasciandola comunque spossata ma senza altre ripercussioni.

"I doni vanno guadagnati", pensò Mike, "e non importa quanta sofferenza dovrò patire per diventare più forte e più utile agli altri."

Le lezioni di alchimia intanto furono intense ma piacevoli. Mike migliorava giorno dopo giorno, anche se ciò che creava non era che distillati di poco valore, sia per un avventuriero che per una taverna. Ma aveva talento, curiosità e pazienza, doti necessarie per questa professione. Presto sarebbe diventata una discreta alchimista: restava solo da capire perché il suo avo celeste avesse chiesto una cosa davvero inusuale per una paladina.
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