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[Ivor Chernov] Il Palmo e il Pugno.
#13
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13 Eleasias 1388

Tra i più alti valori che i Celestiali incarnano c'è la Verità. Pura, cristallina, indissolubile. Come monaco mi è stato insegnato a perseguirla, se non come valore assoluto come fonte d'integrità per lo spirito. Eppure da quando sono divenuto un guaritore, mi sono spesso chiesto se la Verità non facesse che portare più dolore che sollievo.
E' così sbagliato mantenere dei segreti quando temiamo che la verità possa sconvolgere la vita di qualcuno e causargli ulteriori sofferenze?
Forse, se fossi stato onesto e insensibile fin dal principio, avrei potuto evitare che tutto questo accadesse?

Grazie ad un piccolo inganno, Baernysse è stata ricondotta dalla sua famiglia e da coloro che la amano. Spero che con il tempo riescano a farle dimenticare le assurdità che quella donna malvagia le ha messo in testa.
Quanto a Zora, dopo un duro scontro siamo riusciti a catturarla viva è vero, ma ormai aveva quasi consumato del tutto la propria insana vendetta sull'uomo che l'ha spinta ad abbracciare le Tenebre. Ora attende il giudizio delle autorità di Battledale per i suoi crimini inenarrabili. Per quanto voglia credere che ci sia una speranza anche per lei di pentirsi e di fare ammenda per i suoi peccati, temo che non ne avrà la possibilità o il tempo a questo punto: finchè mia madre avrà vita, con quei poteri rappresenterà una grave minaccia per altri innocenti.

Non restava molto di Kosef quando lo abbiamo trovato, la sua vita era appesa a un filo e agognava soltanto la fine di ogni tormento. Cosa che ho voluto negargli, affidandolo alle cure rigenerative del priore Whiteshield. Perchè l'ho fatto? Perchè sono un mostro come mia madre  e voglio che soffra ancora per il male che ha causato?
Perchè lasciare che morisse sarebbe stato come ammettere la sconfitta?
Ogni setta o congregazione che in passato ha praticato l'eutanasia è stata corrotta da forze oscure e inquisita. Così io devo credere che ci sia speranza anche per lui, la speranza di superare ciò che posso soltanto immaginare, ciò che solo un santo martire potrebbe sopportare senza mai arrivare a supplicare il suo carnefice di dargli la morte. Perchè se per miracolo ne uscisse un uomo migliore di quanto non sia mai stato, magari col tempo, potrebbe tornare ad essere il marito e il padre che la sua famiglia merita. Devo avere fede in questo.
Coloro che patiscono le sofferenze più grandi sviluppano una maggiore empatia verso gli altri, se non si lasciano spezzare nella mente o non restano prigionieri del desiderio di vendetta.

Ora sembra che anche la madre delle mie "sorellastre" sia venuta a conoscenza della verità, come mi aspettavo non l'ha presa bene. Almeno loro tre sono in salvo e sopporterò volentieri il suo disprezzo pregando che un giorno possa perdonarmi. Che il Piangente mi sia testimone: non ho mai voluto altro che il loro bene da quando le ho conosciute.
Alla fine di questa storia sento più che mai il bisogno di tornare dall'unica famiglia che abbia mai avuto, l'unica che non mi abbia mai abbandonato nonostante io mi sia dimostrato indegno più e più volte. Ho nostalgia di quei giorni al Monastero e forse rivedere i fratelli gioverà al mio spirito inquieto.

Ma non voglio lasciare faccende in sospeso prima di partire. Lo devo ai miei amici e compagni di ventura, soprattutto a coloro che non ci sono più.

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"I live...AGAIN!"
IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
[Immagine: Firma-Ivor.jpg]
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RE: [Ivor Chernov] Il Palmo e il Pugno. - da Caleb89 - 18-06-2019, 18:38

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