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[DM Artemis] Un pipistrello di troppo.
#2
Sotto il tiepido sole di una normale mattinata di fine inverno, i cui raggi sembravano lottare con le l'addensarsi delle nubi grigie nella conquista del cielo, le due figure avanzavano per il paese, uno sferragliando, come una stufa che vien gettata giù da una scala, l'altro picchiettando con il bastone sulla terra battuta, con la stessa ritmicità che avrebbe potuto avere un fabbro intento a raffinare un pezzo di ferro grezzo. Gli occhi verde acqua del biondo spaziarono sulla piazza mentre procedeva con passo deciso, soffermandosi sui vari abitanti intenti a svolgere le loro mansioni, forse inconsapevoli della minaccia che incombeva sul loro villaggio durante la notte, o forse convinti, com'era usanza sul continente, che fosse compito di qualcun altro sistemare i problemi.

Nonostante tutto però, quel posto gli piaceva. Quel piccolo villaggio di cacciatori, circondato da mura, gli ricordava casa. Sia per l'aspetto che aveva, sia per la gente che lo abitava, decisamente più alla mano rispetto a quella che viveva ad Ashbenford o Essembra. E cosa ancor più importante, la birra era più buona. Non ai livelli della birra nanica di Glen certo, ma tra i villaggi umani era forse quello che l'aveva migliore.

Attraversarono il ponticello che sormontava il fossato, mentre le assi gemevano di tanto in tanto sotto i passi pesanti e corazzati del guerriero nordico ed il suono ritmico del bastone del mago assumeva una tonalità decisamente più secca trovandosi ad affrontare il legno anziché la soffice terra battuta. Incrociarono un gruppo di viaggiatori, stranieri probabilmente, che osservarono incuriositi il colosso, con spada e scudo saldamente legati alla schiena da cinghie di cuoio e completamente avvolto nelle spesse piastre in acciaio della corazza che apriva la strada alla figura decisamente più esile del mago, sempre coperto dagli abiti scuri, che lo seguiva con passo lento e flemmatico. Mentre il guerriero rallentava, di tanto in tanto, per dar tempo al mago di tenere il passo, raggiunsero e superarono la siepe che circondava il Tempio della Luna, avviandosi lungo il vialetto sterrato che li condusse infine a varcare la soglia dello stesso.

L'interno della struttura, illuminato dalle ampie vetrate, i cui giochi di luce si districavano sul pavimento come un dipinto mutevole, era tranquillo, fatto salvo per qualche fedele intento a pregare o qualche giovane sacerdote perso nelle sue mansioni. Nanth, la Sacerdotessa alla guida della struttura, finì di parlare con una sacerdotessa, che si allontanò dopo averle rivolto un rispettoso cenno del capo portando con se alcuni rotoli di pergamena. Poi volse lo sguardo sui due, il cui avanzare rumoroso non sarebbe passato inosservato neanche nel mezzo del mercato cittadino. Era sempre stata gentile con il ruathen, regalandogli dei dolciumi ogniqualvolta si era trovata a rimetterlo in piedi, anche quando sembrava ormai destinato a varcare le soglie dei Cancelli di Tempus. Parlava in modo semplice, o almeno cercava di farsi capire, forse rendendosi conto che la mente ingenua ed ottusa del nordico non era adatta ai discorsi complessi. Erano entrambe gesti semplici, tanto banali da passare inosservati per chiunque fosse preso tra i complicati ingranaggi della vita del continente. Ma la mente del guerriero lo era altrettanto, e, forse per questo, li apprezzava. Era questo il motivo che l'aveva spinto a gettarsi in quella caccia al mostro, qualunque cosa fosse, la volontà di fare un favore ad una persona, tra le poche, che riteneva rispettabile.

Il guerriero la salutò con un cenno, come faceva con tutti coloro che non erano ruathen come lui, mentre la donna scendeva dall'altare raggiungendoli nella sala principale del tempio, mentre Mikael andava a prendere posto su una delle panche, chiedendosi se Nanth fosse davvero felice delle loro continue visite, ed arrivando persino a pensare se avesse qualche interesse verso il biondo, giungendo infine a ripensare alla bambina. Una mocciosetta che l'avrebbe sicuramente impiastricciato.
“E' comunque una bambina” “Ha comunque le dita appiccicose e piange e geme e si lamenta e non è funzionale”…”Tanto lo farai lo stesso” Stupido topo.

Il nordico nel frattempo rimase in piedi, in mezzo al salone con le braccia conserte, dopo aver lanciato un'occhiata dubbiosa all'incantatore quando capì che avrebbe dovuto essere lui a parlare. Appena pensava di aver capito qualcosa di questa gente, cambiavano idea. Prima gli dicevano di tacere, che faceva confusione. Ora si pretendeva che fosse lui a parlare. Scrollò le spalle volgendo l'attenzione a Nanth.

- Quanto tempo è rimasta nascosta la bambina? - esordì. Una domanda semplice. Diretta. Come andavano fatte, senza tutti i giri di parole che facevano da quelle parti. Attese una risposta, rimuginando sul fatto che forse, nel breve tempo che il giovane cacciatore, Aaron, nel breve tempo che aveva trascorso tra le mura di casa, poteva aver detto qualcosa alla sorella. Qualcosa di importante magari. Lo avrebbe chiesto dopo, alla sacerdotessa o alla ragazzina stessa. Per quanto ne dicessero gli altri, anche lui era in grado di chiedere qualche informazione. O almeno ne era convinto.
[Immagine: Firma_Algernon_2.jpg]

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RE: [DM Artemis] Un pipistrello di troppo. - da ArenDhaal - 11-10-2017, 16:07

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