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[AQ] Come scoglio infrango, come onda travolgo
#11
Su Faerun, sulla terraferma, i ruathen erano considerati barbari alla stregua degli uthgardt o degli uomini delle nevi dell'estremo nord. Consideravano la loro civiltà come arretrata, incivile. 
Bestiale.
Non c'era più posto nel mondo per una cultura come la loro composta da continue guerre e razzie, dove il più forte aveva il diritto di esercitare potere sul più debole, dove la violenza e la brutalità erano pane quotidiano. 
In realtà dietro il sipario c'era molto di più.
La società ruathen si basava su antiche e secolari tradizioni, tramandate di  padre in figlio, oralmente, sin dagli albori. Dalla prima venuta, al primo passo mosso sul continente, alle seguenti razzie.

Le tradizioni rappresentavano per un ruathen una pietra miliare della sua vita.
Scandivano la maggior parte delle sue azioni, dei suoi pensieri, delle sue decisioni.
Ne decretavano l'onore e l'orgoglio.

Un ruathen che non avesse rispettato le tradizioni del popolo tutto, della tribù, del clan veniva ucciso, condannato brutalmente, o alla peggio, esiliato.

Per Sturm era ormai un discorso legato ad un turbolento passato. Erano già diversi anni che si trovava sul continente, e si era trovato costretto ad adattarsi a delle nuove regole di vita - più limitanti e  macchinose che altro - prima di abbracciarne altre che riteneva fossero più convenienti al suo nuovo stile di vita. Ciononostante in natura rimaneva un ruathen: sicuramente nei modi di fare e nella radicale convinzione che il forte aveva il diritto di spadroneggiare sui deboli.
Riguardo le tradizioni, ormai ci aveva messo una pietra sopra. Era stato condannato di un'accusa falsa e ben architettata, la cui verità era impossibile da rivelare ai suoi aguzzini.
L'accusa lo aveva spogliato totalmente del suo essere, e quindi di venir meno alle tradizioni rigide del suo popolo.
In un certo senso Sturm poteva avvertire un nuovo senso di libertà ed elasticità, ma permaneva ancora l'ombra di un'amara tristezza per la perdita della propria casa. 
La rabbia invece, il furore, quelli non mancavano mai.

Discorso ben diverso erano gli altri ruathen che aveva incontrato nelle Valli.
In Aslaug Baciata dal Fuoco vedeva una ribelle il cui animo era alimentato da scoperte, sfide, sangue e forti passioni. Non pareva dare peso alle tradizioni. Il solo fatto che continuava a frequentare un raugh ruathen come lui ne era la riprova.

In Kolbjorn, nel misterioso Kolbjorn, albergava qualcosa di grandiosamente saggio. Non parlava mai a sproposito. Un saggio, che parla perchè ha qualcosa da dire, e non uno stupido, che deve dire qualcosa.
La sua aria profetica e reverenziale sembrava elevarlo dal peso delle tradizioni. Anche lui come Aslaug tollerava la presenza di Sturm, dispensandogli anzi consigli di un certo spessore.

Discorso ben diverso era Fjolnir figlio di Bjorful.
Fino a quel momento aveva dato dimostrazione di essere un ruathen senza pari. Orgoglioso, valoroso, di parola.
In lui le tradizioni di Ruathym ruggivano tutta la loro reverenziale vecchiaia e questo spaventava Sturm, sopratutto dopo che il biondone aveva chiarito la sua posizione riguardo la faccenda dei cinque.
« Se li trovo te lo dirò. Ma non li combatterò, non mi hanno fatto alcun danno quelli. Spetta a te farlo, la vendetta è tua. Combattili tutti insieme, o uno alla volta, muori nel tentativo. Portatene dietro più che puoi»
Sturm non aveva alcuna voglia di morire. Ma di vendicarsi sì, troppo. Soprattutto ora che sentiva di essere vicino ai suoi reali giudici.
« Se li lasci uccidere agli altri non riavrai indietro il tuo onore. Dove finirà il tuo orgoglio?»
Discorsi ruathen, per un ruathen. Ma Sturm non lo era più: invero doveva ancora trovare un spazio in quella stagnante realtà.
Motivo per cui prese l'ardua decisione di rivelare anche a Fjolnir ciò che era realmente e sperare di non incorrere nella sua ira.

Doveva schiarirsi la mente e ripassare gli eventi che lo avevano portato in quello stato, procurandogli tutti i problemi a cui aveva dovuto far fronte.
Doveva esporre la faccenda in modo chiaro, così che Fjolnir potesse capire bene l'intera storia.
Aslaug lo aveva etichettato come Paroliere e Sturm avrebbe fatto della parola, dello scambio orale, l'arma con cui affrontare il Biondo Orso di Ruathym.

Non era più questione di onore o orgoglio.
Ma di vita e di morte.

E parole ben ponderate.
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RE: [AQ] Come scoglio infrango, come onda travolgo - da cotoletta - 29-09-2017, 15:17

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