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[AQ]La condanna dell'Inverno
#1




Il cielo era particolarmente limpido quella notte, lasciandosi illuminare da fin troppe stelle impossibili da contare.
L'elfa aveva sentito il bisogno di partire, allontanarsi per un po' dalla Città del Canto, come suo padre e sua nonna prima di lei, cercando briciole di una storia mai raccontata, quella di sua madre.

Non aveva idea di quanto tempo sarebbe servito per quella ricerca, guidata più dalla confusione e dai sensi di colpa, che da una logica speranza portante almeno una singola possibilità di riuscita, la giovane elfa in molte settimane di viaggio arrivò nell'ultimo luogo indicatole dalle divinazioni del padre, un punto con nulla in particolare della Grande Foresta e dopo ricerche e domande, senza esito positivo, finalmente si arrese all'idea di aver fallito.

Era amareggiata ma quel dolore in fondo era sempre stato come una sottile spina conficcata nel cuore, cresciuto con lei.
Cercò un luogo tranquillo e protetto dove accamparsi e, prima della reverie le cadde lo sguardo su di una piccola tana di volpi, dalla quale due cuccioli erano scappati per giocare e curiosare in giro e in quell'istante le tornò alla mente la propria infanzia, cercando tra le proprie memorie l'ultima volta che si era sentita serena, per scoprire che erano passate troppe decadi da quella sensazione e non sapendosi dar risposta abbandonò la domanda concentrandosi sul proprio riposo.

Passarono quasi le quattro ore necessarie quando qualcosa si insinuò nel suo flusso di coscienza quasi come una malattia, un'ossessione.
I suoi stessi occhi, la stavano fissando nel buio ma non era un ricordo, era qualcos'altro e quegli occhi avevano qualcosa di diverso, sembravano carichi del peso di un'età che lei di certo non aveva e pieni di fredda crudeltà... ma ciò per quanto la rese inquieta non la spaventò, a farlo fu l'eco di una voce distorta che sussurrava.

"Dì il mio nome."


La giovane non seppe dire neanche se si trattava di una voce maschile o femminile ma riaprì gli occhi allarmata. Non c'era un vero motivo che poteva riconoscere come reale ad agitarla in quel modo, almeno non in quel momento, tuttavia si sentì confusa, gli umani avrebbero potuto definirlo come un incubo ma lei non era umana.
La sua mente le stava giocando qualche brutto scherzo? Forse era semplicemente quel luogo antico o forse, lo scherzo di qualcun altro? Non lo sapeva ma decise di rimettersi in viaggio per cercare il conforto di suo padre, a cui avrebbe potuto raccontarlo.

Nelle settimane a venire l'agitazione non passò, rivisse più e più volte quello che ora era anche un ricordo, così divenne incapace di distinguerlo da una visione e anche una volta tornata alla Città del Canto, tutto ciò che riuscì a fare fu chiedere consiglio ad un erborista per alleviare il suo stato ansioso ma senza riferirgli di ciò che lo provocava, così come alla fine, non riuscì a parlarne neanche al proprio padre sebbene fosse tornata con quell'intenzione.

[...]

[Immagine: morris.jpg]
[Grazie kakashi per la firma <3]
Vanyrianthalasa Guenhyvar
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[AQ]La condanna dell'Inverno - da Nightmare - 21-08-2017, 22:35

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