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[Q Cyrano] Il Dono del Folletto
#1
Nella solitudine della stanza la donna rimase a lungo a rigirarsi tra le mani la ciotola trovata sul cuscino, quasi inquietata per non essersi nemmeno accorta che qualcuno ce l'avesse lasciata. Le imperfezioni e l'assenza di levigatura lasciavano intuire facilmente che non era stata intagliata. Sembrava anzi che fosse cresciuta nel cuore del bosco, consapevole di dover avere quello scopo una volta colta.
Si stava chiedendo cosa avrebbe dovuto fare e ripensò ai lasso di tempo trascorso tra quel "gioco" e il risveglio con accanto il dono.


Erano passati alcuni giorni dall'incontro con il folletto, nella foresta lungo la strada oscura.

Forse se n'è dimenticata, aveva pensato. Forse nessuno dei nostri desideri le è parso così tanto interessante o degno di nota.

Accanto alla speranza che la Signora di quel bosco o quell'altro si fosse disinteressata alla faccenda, che tutto finisse in un nulla di pericoloso o fastidioso, camminava l'ansia dell'incertezza. Senza considerare la consapevolezza di aver parlato troppo. Si era sempre curata di non perdere il controllo, di non lasciarsi andare a niente e di pesare bene quello che diceva agli altri di ciò che desiderava.
Come se lo sapessi davvero, poi.
I fumi dell'alcol di quel brindisi, però, avevano sciolto il freno dei suoi pensieri, lasciando che scorressero in parole.

"Vorrei poter controllare i sogni che mi tormentano e vorrei uno specchio che mi permetta di vedere e trovare chi ne è la causa".

Un brivido le aveva percorso la schiena quando aveva ripensato a quel particolare così sfocato e le erano tornate alla mente le immagini dei suoi incubi. Le fiamme che si arrampicavano sulle pareti, che divoravano mobili e ornamenti con le loro fauci fumose, le urla delle disperate richieste di aiuto e la visione di quello specchio che si incrinava e infrangeva prima che potesse raggiungerlo.
Si era chiesta spesso quale significato avesse. Non conservava alcun ricordo di quell'oggetto in particolare, ma erano passati molti anni in fondo.


Adesso, mentre passava le dita sulla superficie legnosa riprovò a pensare a quel particolare. Era tentata di riempire la ciotola e guardare il riflesso sull'acqua, ma si trattenne.
Nessuno degli altri che avevano giocato con il folletto disse di aver trovato qualcosa di strano.

Andò a cercare Nashan.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#2
[Immagine: 2015030702564872903.jpg]

Ero piuttosto incuriosita da quel pacco che mi era stato affidato affinchè lo esaminassi. I loro racconti in merito erano decisamente confusionari, ma la provenienza era fin troppo chiara. La corte d'inverno... riesco a sentire accapponarsi la pelle di Aldric al sol pensiero. Folletti! Davvero, lo sento forte e chiaro.

Corte d'inverno.

A sera mi recai nella stanza presa da Sturm in locanda e, per l'occasione, lo sbattei fuori. Con una piccola magia aumentai le mie abilità e aprii il pacco. Stesi la veste con cura sul letto osservandola. Era una lunga veste nera dal taglio elegante che lasciava davvero poco all'immaginazione con la sua semitrasparenza e.. freddezza. Ritrassi la mano istintivamente, rendendomi conto di come fosse stata intessuta.
Pronunciai alcuni incantesimi per scoprirne di più. Non aveva marchi magici e il suo potere non era pericoloso, era difensivo. La cosa si faceva interessante. Sollevai la veste e la confrontai con la mia figura davanti allo specchio. La creatura che la indossava aveva una corporatura simile ma più abbondante ai piani alti. Avevo un ultimo controllo da fare per sicurezza, ma volevo prima capire meglio come fossero venuti in possesso di tale oggetto. E men che meno avrei azzardato a farlo da sola.

Folletti.

Tornai dagli altri e mi narrarono di come si fossero imbattuti in tal creatura, che quasi ammazzava Aslaug. Delle prove a cui erano stati sottoposti così per noia. di come Renfri marcisse e Sturm miagolasse. Infine, di come le avessero dato il loro sangue per salvarsi, con troppa leggerezza io dico. Ma succede... quando pure il mago presente zoppica tra le gambe di una creatura fatata.
Ignorando i duroni di Sturm, decisi di provare l'abito con l'unica persona in grado di aiutarmi senza sbavare. L'unico di cui avessi imparato a fidarmi davvero, a dispetto del suo animo nero. Inizialmente si stupì, quasi infastidito dalla mia disinvoltura. Ma io ero seria e... penso abbia capito. Non l'avrei chiesto a nessun altro e infatti non mi deluse.
Ovviamente lui avrebbe preferito distruggere la veste e la creatura che lo indossava, ma il suo incanto era innegabilmente utile per chi, come me, combatteva senza armature. Aldric restò attento e pronto a intervenire mentre attivavo il potere della veste e la sua oscurità mi avvolgeva. Tuttavia non successe nulla di imprevisto. A parte forse qualche parola tra noi, per una volta indisturbati.

Corte d'inverno e folletti.

-----------

Quando Sturm mi raggiunse a Essembra, dimenticandosi dell'invito alla mia offerta, gli resi la veste. Ora aveva da sdebitarsi almeno due volte con me, quando avrei avuto bisogno delle sue abilità combattive, lo avrei chiamato. Nel mentre, attendevo che decidesse a chi destinarlo ed ero assolutamente certa che non avrebbe scelto in base alla sua maggiore utilità... Avevo già chiarito con lui che non mi sarei prostituita per un vestito, dunque non ci contavo molto, per quanto interessata ad averlo. Aldric naturalmente era più prudente e preferiva lasciassi stare. Io no.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
[Immagine: d74f984f6804a4af70519c18280b3419.jpg]
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#3
[Immagine: 26bf62c437e8d479905966444dbcdb30.jpg]


Il corno era in legno, nessuna traccia di lavorazione, come fosse cresciuto in quella forma, magnifico nella sua semplicità, la cacciatrice lo rigirò per l'ennesima volta, il contenuto, trasparente e con un odore di resina non cadde, il sorriso si allargò quando per l'ennesima volta ne bevve il contenuto, poco lucida e brilla sghignazzò nel vederlo riempirsi, ormai era trascorso un giorno e la nordica si era già ubriacata due volte, contando la sua grande resistenza all'alcol. 

Alzando il corno brindò verso il muro della stanza

"A te signora del crepuscolo!"
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#4
Non si fidava di quella creatura, troppo imprevedibile e malevola per i suoi gusti e ciò l'aveva portato a chiedere la cosa più inutile che gli potesse venire in mente sperando di non ricevere nuovamente la visita di quella creatura. Dopotutto sembrava scortese rifiutare un premio e non avrebbe mai contraddetto la creatura in quella situazione.
Il tempo era passato e tutto sommato era felice di non aver ricevuto il suo premio, eppure quella mattina si ritrovò in stanza quella stupenda statuetta di giada.
[Immagine: 09470ddf11f473f44ebaf21ed90fe920.jpg]
Aveva passato diverse ore a valutare ed analizzare la piccola statuetta di giada in cerca di un qualsiasi segno che gli potesse indicare dove fosse l'inganno. Eppure la statuetta non presentava niente di sospetto. Anzi era un piccolo capolavoro di notevole valore anche senza considerare la magia che lo impregnava.
Stava per pronunciare la parola di comando quando si blocco. Se l'oggetto si fosse attivato correttamente non era il caso di provarlo nella stanza della locanda dopotutto.
Prese quindi la sua roba e andò a chiamare la sua guardia pensando: "Sempre meglio assicurarsi che ci sia almeno una persona più lenta di te se vai incontro ad un potenziale pericolo, dopotutto la pago anche per questo".
Alakai Erk'etamunay
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#5
IL CORNO POTORIO

[Immagine: 3a4a9f834d7c543daeff413a9866e7e9.jpg]

Durante l'inaugurazione della nostra nuova sede ad Hap, Aslaug aveva bevuto da quel corno che custodiva gelosamente, senza mai lasciarlo un solo istante. Neanche per pulirlo dopo averlo raccolto da terra. Neanche per studiarlo. Lo reggeva così tra le mani, comodamente seduta sul divano della sua stanza, tendendo a portarlo verso le labbra ogni secondo di più.

Dev'essere davvero buono quel nettare, provalo anche tu..
Ma non ci penso nemmeno!

Il corno potorio apparentemente era ricavato da un unico pezzo di legno, un lavoro ben fatto a mio avviso. Impossibile controllarlo da vuoto, appena veniva svuotato dalle avide labbra della ragazza, subito si riempiva di nuovo del suo nettare alcolico. Non vi erano simboli, neanche invisibili, per quanto potessi vedere facendoglelo rigirare più volte tra le mani.

Dai.. che vuoi succeda?
Che la trasformi in baccante ad esempio.

Le sue capacità magiche erano ovviamente di creare all'infinito quel liquore, ogni volta che viene svuotato. Il contenuto è vincolato in qualche modo al suo interno, l'unico modo per estrarlo è farlo bere da un umanoide senziente. Non potevo raccoglierlo in fiale, o assorbirlo con delle spugne e nemmeno sporcarci un dito.

E allora? Mi pare sia già capace di farti passare notti memorabili!
Non ho certe tendenze, era solo curiosità accademica.

Concentrai le mie attenzioni sul "Nettare degli dei". Non era magico, era di origine vegetale con un alto tasso alcolico. Lasciai Aslaug bere più volte, fino a quando il corno offrì il sangue. Neanche quello sembrava magico ma era misto al liquore. Dall'aspetto poteva appartenere a qualunque creatura con sangue simile a quello umano.

Naturalmente, anche la spalla del prete fa parte dei tuoi studi?
Bhe... lui non si lamenta. Ecco, fallo bere a lui se ti riesce!

Ero piuttosto sicura che il nettare servisse solo a ingolosirla. Del resto qualunque alcolico crea una sorta di dipendenza a chi ama bere già di natura. Era il sangue l'anomalia sospetta e temevo fosse il suo, misto a quello della ninfa. Purtroppo però non percepivo auree magiche neanche su di lei. Cercai di convincerla a non berlo ma sapevo bene lo avrebbe fatto, doveva svuotare il corno dal sangue per avere altro nettare. 

Dai un sorsettino solo, per amor della conoscenza...
Un sorso solo per completezza di analisi.
Combattendo contro me stessa e la tentazione di assaggiarlo, le proposi di dividerlo coi suoi compagni Ruathen. Magari proponendo qualche sorta di festeggiamento dopo una buona caccia, già che era sangue. In tal modo ne avrebbero ingerite quantità minori, rallentandone gli eventuali effetti negativi. Infine le promisi che avrei svolto delle ricerche appena possibile, ma prima...

Aslaug posso? Si dai fammelo bere! Un sorso solo, non di più.
Ubriachiamoci col sangue nel fuoco! Giusto per sentire il sapore del nettare. Fuoco e sangue!
Poi vado che Aldric mi aspetta. Si dai ubriachiamo anche il prete!
Posso vero? Si dai bruciamo anche il corno! No il corno no!

Eddai mollalo un attimo!

Qualunque cosa vivesse in me, ora con me reclamava a gran voce il liquore insanguinato ad una Aslaug spero già molto brilla.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
[Immagine: d74f984f6804a4af70519c18280b3419.jpg]
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#6
L'attesa si stava protraendo troppo per i suoi gusti.
Per quanto paziente, l'avere quell'oggetto accanto per giorni e giorni la faceva sentire curiosa. Altri che avevano utilizzato i doni del folletto non avevano subito conseguenze, in apparenza; forse non era così pericoloso come aveva pensato. Inoltre si era riaccesa una piccola scintilla, alimentando una flebile fiammella di speranza nel poter porre rimedio a quello che non era riuscita a fare in passato.

Aveva riempito la ciotola. Aveva osservato. Aveva provato a bere un sorso direttamente da quello strano aggeggio.

Era un desiderio realmente impossibile.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#7
Mi sono ubriacata.

Non so bene quando. Insomma ho sorseggiato il liquore sanguigno e per quanto forte bhe... non mi dava alla testa. Al più mi dava voltastomaco l'idea di che fosse... ma ero molto, molto curiosa. C'era qualcosa in me che lo bramava, che si compiaceva nel sentirne quello strano retrogusto metallico. Per quanto preferissi non farlo bere tutto solo ad Aslaug, mi fermami dopo due sorsi, perchè...

Non volevo perdere il controllo.

Quando il corno si riempì di nettare ero convinta ormai di reggere bene. Così ho sorseggiato ancora. E ancora. Perchè non mi sono fermata? Non so dire con esattezza quando ho iniziato a ridere. Ballare forse, mica mi ricordo. Forse Aslaug mi ha picchiata? Non lo so, devo controllare, sono ancora troppo.. 
[Immagine: macchia-1024.jpg]
Dio che male lo stomaco. Me lo merito. Spero solo che Aldric non mi abbia vista in quello stato e men che meno mi veda in questo. Devo rimettermi in sesto e non ho nessuna intenzione di presentarmi così nemmeno al Tempio del Lord. Tempio di Gond, andrò lì. No che poi mi chiedono del recupero che attendono... Tempio di Tempus. Andrò lì e tanti saluti.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
[Immagine: d74f984f6804a4af70519c18280b3419.jpg]
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#8
Si ritrovava di nuovo a fissare quel bizzarro oggetto di legno nella sua stanza, ripensando alla conversazione avuta poco prima.
"La ciotola ha due usi"

A cosa servisse il primo se lo stava ancora chiedendo. Era la parte più deludente. La speranza che aveva strisciato lentamente in quei giorni di attesa ed era riaffiorata dopo così tanti anni di abbandono aveva fatto parecchio male quando era ricaduta di nuovo nello sconforto della sconfitta. Era stato forse peggio, perfino.

Riempì di nuovo la ciotola, dopo averla posata sul comodino accanto al letto. Guardò il riflesso per qualche secondo, prima di chiudere dolorosamente gli occhi e distogliere lo sguardo dall'immagine che vedeva.

"Se messa di fianco a chi dorme gli impedisce di sognare"

Si mise a dormire, sperando che almeno quello funzionasse realmente.

"La ciotola fa sparire tutti, sei... da sola, semplicemente."

Non era nulla di nuovo.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#9
Dopo anni stava finalmente riuscendo a dormire senza agitarsi tra le lenzuola, senza il ricordo ansioso degli incubi pieni di fiamme, senza la sensazione della pelle rovente, la fuliggine nella gola o delle grida nelle orecchie.
Bastava tenere con sé quell'oggetto che per qualche momento aveva odiato, quando aveva compreso che non sarebbe stato la chiave per risolvere il mistero.

Il dono la stava effettivamente aiutando, a suo modo, tuttavia non riusciva a chiedersi quale sarebbe stato il prezzo. Perché sicuramente doveva esserci. I doni erano stati tutti storpiati, in modi più o meno banali. La borsa diventava troppo piccola per contenere qualsiasi cosa rigettandola fuori, l'elefante era soltanto una miniatura. Il corno si riempiva anche di sangue. L'amuleto aveva trasformato il biondo in un troll.
Il vestito e la ciotola non potevano essere esenti da un contrappasso...

... ma dormiva così bene ...
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#10
Aslaug dopo le pressioni ricevute iniziò a moderare l'utilizzo del corno, con una certa difficoltà, in oltre in più casi riuscì a dividere il sangue con altri avventurieri intrepidi e poco inclini al disgusto, l'apporto di Darsa in questa faccenda fu essenziale, la genasi l'aveva avvertita, il nettarare appariva "sano" ma il sangue poteva non esserlo. 
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