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[Maragorn Fennec] Diario e appunti di viaggio
#1
Sono arrivato ad Ashabenfold.
Dovrei forse mettere un punto esclamativo alla fine di questa frase? Forse si, a giudicare da quanta strada ho percorso da Baldur’s Gate ma non riesco ad essere entusiasta per questo. Perché sono qui? Cosa dovrei fare a Shadowdale? Ma soprattutto perché Jorah mi ha mandato qui? Non so come potrai mai finire tutto ciò, so solo che presto i pochi soldi che mi sono rimasti finiranno e che dovrò trovarmi al più presto un lavoro. Che tutto questo abbia a che fare con l’addestramento? Non dico che venire qui faccia parte della mia formazione, ma magari qui mi aspetta qualcosa in funzione di quello.

Le domande che ho sono tantissime e non credo che sarò in grado di trovare risposte molto in fretta, ammesso che prima o poi riesca. Ora sono qui, in questa locanda che mi pare si chiami “Il cervo bianco” o qualcosa del genere; secondo l’oste qui si riuniscono tutti gli avventurieri della zona o almeno gran parte. Perché si è sentito in dovere di informarmi? Ho forse l'aspetto di uno di loro? In ogni caso la cosa mi lascia alquanto perplesso, sono quello che più di lontano c'è da un avventuriero. In ogni caso dovrò essere bravo da farmi qualche amico o almeno farmi dare qualche indicazione per i primi giorni.
E' il caso che prenda in considerazione l'idea di scrivere una lettera a casa, magari dando un recapito potranno rispondermi e, sempre magari, potrò avere anche notizie da Jorah.
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

PG: Maragorn Fennec  Diario / Portrait
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#2
Sono passati ormai un paio di giorni, girovagando per la città ho avuto la fortuna di incontrare due donne: una sacerdotessa della dea grande madre e una paladina del piangete. Lo sguardo di quest’ultima mi ha lasciato semplicemente senza fiato, come se ci fosse qualcosa di ultraterreno in lei, una qualche scintilla di divinità. Chissà, forse sarà solo stato un gioco di luci, ma non credo visto che l’impressione si è ripetuta più volte durante la nostra lunga conversazione che è avvenuta in più luoghi quindi, con luci differenti.

Ho scoperto così che anche la paladina, che di nome fa Michaela, è appena arrivata in città, un po’ come me, anche se lei ha già preso contatti con il tempio cittadino di Ilmater ed è stata mandata qui da un ordine cavalleresco attivo nelle sue terre. Appena arrivata si, ma sa perfettamente il perché del suo viaggio e per questo ha già il suo bel da fare per adempiere ai compiti assegnatele.
Per ciò che riguarda l’altra donna, il cui nome è Edie, si tratta di una sacerdotessa di Chantuea, molto gentile e disponibile che si è offerta subito di farmi fare un giro per la città alla ricerca di qualche mercante utile per dare una sistemata al mio scarso equipaggiamento.
Abbiamo parlato un poco di cosa si trova nei dintorni della città e della novità del momento: il grande torneo di Battledale, i quali manifesti tappezzano ogni bacheca cittadina dell’intera valle. Forse dovrei partecipare anche se mi rendo conto che sono poco più di un principiante con le armi in mano; potrei tentare la fortuna, non si sa mai. Inoltre non mi pare vi sia una quota di iscrizione ne tantomeno si rischi qualcosa dato che dei sacerdoti saranno incaricati di curare le ferite dopo ogni scontro. Vedrò con il passare dei giorni se riuscirò in qualche modo a migliorare la mia abilità.
 
Ps. Non ho ancora scritto a Baldur’s Gate, mi chiedevo se fosse una cosa saggia vista la fretta con la quale sono stato “invitato” a lasciare la casa dei miei genitori…

[Immagine: WRg7nc7.jpg]
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

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#3
Incredibile quanto le persone di queste terre siano amichevoli, perlomeno quelle con il quale ho avuto il piacere di avere a che fare. Gli avventurieri si conoscono praticamente tutti, nonostante siano in un numero assai considerevole per una città non certo gigantesca come Ashabenfold e non è raro che decidano di darsi man forte per andare ad esplorare le terre circostanti la città. Terre che sono sempre ben felici di fornire insidie di ogni genere.

Ho voluto unirmi a una di queste spedizioni proprio in virtù del fatto che non sono uscito più dalla città dopo che vi ho messo piede la prima volta, inutile dire che sia stato spinto dal desiderio di mettermi alla prova. A questa spedizione hanno preso parte la sacerdotessa Edie, un valente guerriero di nome Khaal e due arcanisti, Alan e Cristopher: il primo armato di un possente spadone e il secondo munito di una chioma bionda assai vistosa. Strano davvero per un fruitore di magia arcana girare con un’arma così complessa da utilizzare, dovrò ricordarmi di chiedergli lumi se dovessi reincontrarlo.
In ogni caso abbiamo visitato diverse terre in questo giro anche se non saprei per nulla dire dove siamo stati. Da questo ho capito due cose fondamentali. La prima è che non sarei mai in grado di difendermi da solo nemmeno da un attacco di un semplice lupo, e la seconda è che non ho davvero la più pallida idea di dove mi trovi e di come muovermi. Devo iniziare a fare qualcosa anche perché questo immobilismo mi sta uccidendo. Ecco, potrei iniziare a spostarmi, anche in solitaria, facendo molta attenzione ai posti in cui mi trovo. Non dico che debba diventare un cartografo, ma almeno sapere come orientarmi in queste terre non sarebbe per niente male.
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

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#4
Stivali. Suole consunte, cuoio bucato e cuciture strappate. Il prevedibile risultato del lungo viaggio che mi ha portato in questa valle ma anche dei viaggi intrapresi in queste ultime settimane. Certo, nemmeno da paragonarsi con le miglia che ho percorso da Baldur's Gate: un poco a piedi, un poco con le carovane. Ma c’è anche da dire che li avevo appena fatti risuolare da un calzolaio ad Ashabenfold. Mi dispiace buttarli ma non posso fare altrimenti. Sfortunatamente ora mi trovo alla locanda di Glen, la città dei nani, e sono quasi convinto che difficilmente troverò degli stivali della mia misura in queste botteghe!

Lasciamo perdere gli stivali ora e parliamo di cose serie. Sono qui perché ho iniziato ad esplorare le varie zone di questa valle. Certo, il modo migliore per spostarsi è ancora la carovana ma c’è anche da dire che le carovane costano e i soldi non crescono sugli alberi. In ogni caso, con molta attenzione, si riescono a evitare le sparute bande di delinquenti che si accampano nei boschi e che vivono di razzie ai gruppi di sprovveduti, si può girare più o meno tranquillamente. Ho sentito dire che più a est si trovano le vecchie miniere, dismesse per via di una tribù di orchi che ne ha fatto il proprio accampamento. Dovrò ricordarmelo per evitare di trovarmici per caso.

Ora si è fatto tardi, domattina proverò a cercare questi stivali altrimenti mi toccherà tornare ad Ashabenfold con la carovana!
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

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#5
Ancora stento a credere a ciò che mi è successo, non avrei mai pensato di poter essere così sfacciato, ma quando c’è la necessità. Ora vediamo di mettere ordine tra i miei pensieri.

Giravo per i mercanti di Ashabenfold quando ho incontrato per caso un’elfa di nome Lilnuviel. Mi son presentato quando così, di getto, e le ho detto che stavo cercando un medaglione magico e che non avevo idea di dove trovarlo. Presto fatto questa donna mi ha proposto di seguirla fino a Mith Drannor, sua città e dove si stava per recare partendo con la carovana da li a poche ore. Inutile dire che ho acconsentito di seguirla nella carovana. Non viaggio spesso così ma in questo caso ho preferito fare un’eccezione.

La prima tappa del viaggio è stata Elven Crossing, una città incredibile, in perfetto stile elfico. Case costruite con uno stile che non avevo mai visto prima, nessun puzzo di marciume o edifici opprimenti ma alberi a integrarsi con le abitazioni e tutto attorno ampi spazi verdi. Sono rimasto letteralmente affascinato ma il meglio doveva ancora venire. Da li abbiamo attraversato un portale magico e ci siamo ritrovati nella capitale degli elfi. Ciò che avevo visto nella città precedente, qui era tutto amplificato per cento: alberi altissimi con intere abitazioni costruite attorno e a più livelli, passerelle sospese, fuochi magici che illuminavano tutto senza correre il rischio di dar fuoco alla foresta. Si, foresta, dato che non trovo altri modi per descrivere questo luogo, una foresta abitata nel migliore dei modi possibili. Poi la magia stessa è parte integrante di questo luogo, la gente non si sposta, galleggia letteralmente a mezz’aria, raggiungendo facilmente i vari livelli delle abitazioni. Io chiaramente ho preferito servirmi delle passerelle, non avevo una gran voglia di finire spiaccicato per terra a causa della mia incapacità di controllare i movimenti librato a mezz’aria. Certo, Lilnuviel mi ha spiegato che anche cadendo non mi sarei potuto fare male a causa degli incantesimi di protezione presenti in città, ma ho preferito non rischiare. Mi ha accompagnato quindi alla specula, l’insieme dei negozi della città, e anche li, in quanto a oggetti pregiati, non c’erano paragoni. Dalle armi alle corazze, senza dimenticare gioielli incantati e pozioni alchemiche. A quel punto ci siamo separati, lei aveva i suoi affari da seguire e io ero troppo preso dalla frenesia esplorativa quindi ci siamo salitati e mi son diretto ad esplorare il più possibile la città. Sfortunatamente la lingua più parlata era l’elfico e quando provavo a chiedere informazioni non tutti erano ben disposti. Solo le guardie rispondevano nel linguaggio comune senza darmi troppo a pesare il fatto che mi stessero facendo un qualche favore. Non ringrazierò mai abbastanza Lilnuviel per avermi mostrato questo luogo, ora sono ad Elven Crossing, in locanda. Non credo che ripartirò domani, magari mi tratterrò qui qualche giorno e, in ogni caso, tornerò senza ombra di dubbio a Mith Drannor per godere ancora della sua atmosfera.
 
*Nel suo taccuino compare anche uno schizzo, fatto con una bacchetta di grafite, che riprende uno scorcio particolarmente suggestivo della capitale elfica*
[Immagine: y5SDhdz.jpg]
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#6
Ho trascorso una settimana a Elven Crossing, andando di tanto in tanto a Mith Drannor. Le mie giornate le ho passate per lo più in biblioteca o a riposare godendo dell’ombra fornita dai numerosi alberi. Per la prima volta da quando sono giunto nelle valli mi son sentito a casa. Come dicevo però non ho solamente oziato. Ho fatto qualche ricerca soprattutto sulla lingua e sulla cultura elfica. Certo, non è stato estremamente proficuo dato che i libri custoditi in biblioteca erano per la maggior parte scritti in elfico, lingua che, inutile dirlo, non conosco affatto. Dovrò trovare qualcuno che voglia farmi da insegnante, a tempo debito.

In ogni caso sono tornato ad Ashabenfold e, come prima notizia, ho saputo dell’attacco alla locanda del Cervo di alcune creature simili a topi ma molto più grossi e soprattutto resistenti alle armi comuni e al fuoco. Posso solo rallegrarmi di non essere stato in città anche perché sicuramente non avrei potuto fare nulla. E questo mi da il gancio per affrontare il prossimo argomento.
Il capitolo addestramento con la spada. Un disastro su tutta la linea, non ho fatto minimamente progressi. Trovo estremamente tediante allenarmi a colpire un manichino e ancora di più indossare una corazza per aggirarmi per le zone esterne. In sostanza un rilevatore di presenza, ad uso e consumo dei banditi e delle altre inside della zona, sotto forma di clangore metallico.
Nonostante questo mi sono unito a una spedizione indirizzata niente di meno che alla porzione di terre selvagge popolate da bugbears. I compagni che erano con me erano tutti formidabili combattenti e hanno fatto in modo che praticamente non corressi pericoli. C’erano il prode Khaal, il mago con lo spadone Alan e la sacerdotessa Edie. Per quello che ho potuto ho aiutato Khaal in prima linea, cercando di indirizzare il più possibile le attenzioni dei nemici verso di me cosa che, per mia fortuna, non mi è riuscito sempre al meglio. Infatti i nemici in quella zona erano particolarmente ostici e se fossi stato l’oggetto unico delle loro attenzioni, non so davvero come sarei finito. Di molto buono c’è che sono riuscito a mettere da parte qualche moneta che mi hanno permesso l’acquisto di un anello dalle proprietà magiche molto simili a quelle dell’amuleto che andavo cercando a Mith Drannor quando ho conosciuto Lilnuviel.
Credo comunque che nei prossimi giorni mi concentrerò più sul mettere assieme i miei appunti piuttosto che andare in cerca di avventure, sono convito che con un po’ di attenzione potrei tirarne fuori qualcosa di buono!
 
*Un nuovo schizzo compare nel suo taccuino. Questa volta riprende le fattezze, per nulla rassicuranti, di un bugbear armato di spada.*
[Immagine: kMc7qTm.jpg]
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

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#7
Si, la locanda è il posto migliore per conoscere nuove persone e, calcolando che per me sono praticamente tutte nuove persone, ho avuto modo di fare la conoscenza di un altro gruppo di avventurieri proprio l’altra sera. Tra questi ve n’erano principalmente due che hanno attirato la mia attenzione come mai prima d’ora. Si tratta di una genasi del fuoco, o almeno così mi hanno spiegato, di nome Darsa e di un’elfa di una bellezza sconvolgente di nome Velyahn. Ma andiamo con ordine.
 
La genasi è una seguace di Kossuth, dotata di poteri magici e soprattutto di una lingua più tagliente di una spada. Le sue frecciatine e battute dirette alle mie origini sono state una specie di costante per tutta la serata ma non me ne curo troppo. So benissimo di non essere degno che questi avventurieri si interessino a me come so bene che non potrò mai arrivare al loro livello: una questione di capacità innate oltre che di ambizioni. Ambizioni che in me mancano. Non mi è mai interessato davvero diventare un avventuriero, ne un militare, volevo solo vivere la mia vita ma mi sono ritrovato catapultato in un gioco più grande di me che, più passano i giorni, più mi rendo conto di non saper gestire. Ora ho divagato parlando di me, come al solito non riesco a mantenere il filo di un discorso! Ma torniamo alle nuove conoscenze.

Velyahn. Un’elfa dai capelli rossi, con dei lineamenti appena appena spigolosi, strani per una del suo popolo, ma che nel complesso la rendono ancora più… interessante. Da quello che ho compreso, anch'essa dotata di poteri magici anche se li incanala attraverso la musica. Edie l’ha chiamata musicista ma lei non sembrava molto convinta. A differenza della genasi si è dimostrata subito molto gentile, quasi empatica. Una persona con cui fa sicuramente piacere passare le serate a bere e scherzare. Inoltre dovrebbe essere in qualche modo legata ad un gruppo di avventurieri organizzato che dovrebbe chiamarsi “La Rosa dei Venti”. Mi piacerebbe chiederle una mano con le lezioni di elfico che ho deciso di prendere ma devo ammettere che, nonostante sia molto alla mano, il suo aspetto mi intimorisce un poco. Per gli dei, spero solo che non si sia accorto che ho passato gran parte della serata a fissarla!
 
Ora si è fatto tardi, meglio che vada a dormire, anche se prima voglio fare uno schizzo di Darsa…

*Il disegno non è molto grande, sta esattamente in calce alla pagina di diario, a differenza degli altri il tratto è decisamente incerto, forse a causa dell'alcool o del troppo sonno.*

[Immagine: ypNW6Rq.jpg]
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#8
Dannazione, sto ancora tremando! C’è mancato davvero poco e se non fosse stato per Darsa e Anthony saremo sicuramente rimasti lì… per sempre. Ma forse è meglio andare con ordine.

Stavo tornando dal mercato dove ero andato per comprare qualche provvista per il mio prossimo viaggio quando, in piazza, ho incontrato Darsa, Davian e un altro gruppo di avventurieri che non avevo mai visto prima. C’erano due halfling, di cui uno estremamente chiacchierone, una donna con una lunga chioma bianca di nome Ariah e quello che pareva essere il suo uomo, Haidar, Anthony lo stregone e qualcun altro che dopo poco ha salutato allontanandosi verso la locanda.
Darsa voleva portare me e Haidar a fare pratica in vista del gran torneo di Battledale al ché si sono aggiunti a noi tre Davian, Ariah, Anthony e un sacerdote di Ilmater chiamato Uskail.
La tappa prefissata erano la zona del forte dei bugbears a nord di Peldan’s Helm. Abbiamo preso così la carovana e in poche ore ci siamo ritrovati nella cittadina a nord, pronti per lasciarci alle spalle la civiltà e inoltrarci nei territori delle bestie. Da subito era palese che le cose non fossero esattamente normali. Usciti dalla foresta ci accolse un vento caldo e secco accompagnato da polvere rovente da togliere il fiato. Come se non bastasse tutto questo per rendere quei territori ancora più inospitali del solito, si aggiunse anche la terra che tremava al nostro passaggio. No, non è una metafora per celebrare la forza del gruppo, la terra tremava letteralmente, come se fosse in corso un terremoto.
Mentre Ariah, l’esploratrice del gruppo, avanzava lentamente cercando di contrastare la furia del vento, qualcosa sradicò di netto un albero avventandosi sulla malcapitata: si trattava di un temibile verme purpureo! Non ne avevo mai visto uno prima d’ora ma, dopo quest’avventura non credo potrò mai dimenticare come sono fatti.
Tornando a noi, questo mostro delle profondità era giunto in superficie attirato da qualcosa, e aveva fatto di un sol boccone la malcapitata. A quel punto si ingaggiò una lotta furibonda contro quell’essere alto quanto un’abitazione di tre piani ma ben più agile e pericoloso. Ognuno combatteva come poteva; personalmente mi limitavo a scagliare qualche dardo con la balestra visto che sarei stato sicuramente d’intralcio in prima linea mentre i maghi cantilenavano incantesimi e i combattenti in prima linea lo tenevano occupato. Dopo un breve scontro, ma che a me sembrava durare un’eternità, il vermone cadde riversando sul terreno le sue interiore e, per fortuna, il corpo svenuto ma illeso della nostra compagna di viaggio. Spaventati, almeno per quello che mi riguarda, ci siamo addentrati nelle terre selvagge anche solo per verificare cosa attirasse questi esseri in zone per loro inusuali. Inutile dire che l’unica cosa che siamo riusciti a trovare sono stati gli amici di quel primo membro del comitato di benvenuto. Siamo stati infatti attaccati da altri due giganteschi e famelici “lombrichi” che avevano tutta l’aria di voler assaggiare qualche avventuriero e, dopo una lunga ed estenuante battaglia, siamo riusciti ad avere la meglio anche su di loro (ora rido a causa del mio uso del plurale dato che i miei dardi a malapena rimbalzavano sui loro carapaci, ma posso assicurare che in quel momento il mio stato d’animo era tutt’altro che divertito). Gli incantatori, che avevano fatto il grosso nei precedenti scontri, iniziavano ad accusare la fatica e il buio che nel frattempo era sopraggiunto, non rendeva le cose semplici anche a causa della forte escursione termica di quella zona semi desertica. Bisognava trovare una soluzione al problema e bisognava farlo il prima possibile, non avremmo resistito ancora per molto e per questo ci dirigemmo verso il forte abitato dai bugbears per riposare e cercare di ragionare con un minimo di tranquillità. Come c’era da aspettarsi non vi era rimasto uno solo dei suoi precedenti occupanti ma, una volta varcata la soglia fummo attaccati dall’ennesimo verme purpureo. Ormai eravamo davvero allo stremo delle forze e, avuta la meglio su quest’ultimo strisciante amico, ci siamo rintanati sopra i bastioni. La sopra, Darsa e Anthony hanno dato fondo al loro potere magico trasportandoci direttamente ad Ashabenfold poco prima che altri due giganti si abbattessero sulle mura stesse del fortino.
Non penso che mi abituerò mai a questo modo di spostarsi tipico degli arcanisti ma sicuramente, almeno questa volta, ci ha davvero salvato la vita.
 
*In calce alla pagina vi è un ritratto assai realistico di uno di quei vermi purpurei*

[Immagine: xluJN3U.jpg]

-Dm Artemis-
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#9
Un uomo, quest Uomo. Delle volte la differenza tra una maiuscola e una minuscola possono dire molto più di tante spiegazioni.
Questa avventura mi è capitata qualche sera fa ad Ashabenfold. Controllavo se vi era qualche oggetto interessante al mercato coperto quando mi sono imbattuto in una strana figura incappucciata, presentatasi come Samuel Manowar. Questo stava cercando qualcuno che lo accompagnasse in una missione di ricerca in una grotta non lontana dalle mura della città. Prometteva una paga e, vista la mia cronica penuria di monete, ho deciso di sentire nel dettaglio cosa avesse da offrire. La paga non era granché per un avventuriero esperto e per questo non aveva trovato nessuno che volesse scortarlo, ma quel “non granché” per me significava la differenza tra dormire in tenda e nutrirmi di bacche e cacciagione o fermarmi in locanda e garantirmi un pasto sicuro durante i miei viaggi. Analizzati i pro e i contro per un interminabile secondo, accettai su due piedi. L’appuntamento sarebbe stato a l’imbrunire, in locanda, dove avrebbe approfittato per fare un ultimo tentativo di reclutamento. Sfortunatamente questo non andò a buon fine proprio in virtù del fatto che, come già detto, per degli avventurieri esperti una paga di 300 monete è ben poca cosa e, al netto di proclami, sono davvero pochi coloro i quali si muovono per la gloria.
Sistemati i bagagli, qualche ora prima dell’alba ci spostammo all'ingresso sud della cittadina per varcarlo alle prime luci del mattino. Camminammo per qualche ora fino a giungere al sentiero Yeven dove, nascosto tra le frasche, ci celava l’ingresso di una grotta. Mentre ci preparavamo per varcare la soglia dell’antro misterioso il mio compagno indossò una maschera, anche i capelli lunghi che teneva raccolti parvero cambiare, allungandosi ulteriormente come per effetto di un qualche incantesimo. Non riuscì a vedere il suo volto in quanto aveva indossato una maschera lucida come uno specchio ma avevo l'impressione che fosse cambiato: l’unica cosa che ottenevo guardando il suo volto celato, non era altro che la mia immagine riflessa. Imbracciati scudi e impugnate le armi ci facemmo largo nell'oscurità della grotta. Capì subito che il mio compagno di viaggio era tutt'altro che uno sprovveduto, sia dalle armi formidabili che impugnava e sia dal comportamento al primo scontro. Quando ci trovammo davanti alcuni goblin se ne sbarazzò senza la minima fatica, addirittura senza che io facessi in tempo a intervenire: ormai era chiaro, non aveva certo bisogno del mio aiuto. Lungo il nostro cammino le insidie però erano diverse, non si trattava solo di schermaglie contro gli occupanti della grotta, ma anche di diverse trappole disseminate lungo il nostro cammino che, anche se sospettavo fosse perfettamente in grado di gestire da solo, lasciò a me.

Ancora non capivo dove voleva andare a parare e restai al suo gioco, ogni volta andando a infrangere il mio sguardo sulla sua maschera lucida o sul suo tono di voce assolutamente piatto.

Il viaggio nei meandri di quella grotta proseguiva e, di scontro in scontro, gli avversari si facevano sempre più coriacei fino a che non ci trovammo davanti un gruppo di orchi. Questi erano accompagnati dai loro sciamani il che rese la schermaglia più dura del previsto. Dopo esserci sbarazzati, non senza fatica, anche di questi, decidemmo di prendere la via per la superficie prendendo un cunicolo nascosto che, avevamo notato, portava aria fresca direttamente dall'esterno. Inutile dire che la salita fu impegnativa. L'ingombro della mia corazza e la fatica accumulata durante la discesa non rendevano “l'arrampicata” semplice e, come se non bastasse, le sorprese ci aspettavano anche in superficie. Era ormai notte alta e una volta giunti a una piccola radura, notammo alcuni strani movimenti in direzione degli alberi della foresta, in un men che non si dica fummo attaccati da alcune… piante aggressive. Non saprei come definirle altrimenti, so solo che  anche queste furono un impegno tutt'altro che probante per quello che da mio protetto, era diventato a tutti gli effetti il mio protettore.
Giunti nei pressi del bivio sud di Ashabenfold ci fermammo lungo il fiume per lavare via lo sporco e il sangue rappreso dalle corazze. Quello che avevo creduto chiamarsi Samuel Manowar, si levò la maschera mostrando quello che era il volto di un'altra persona. Questi parlava di se in terza persona, mi diede una nota di cambio come pagamento dei miei servigi e si allontanò, non prima di aver detto qualcosa sulla mutabilità delle persone.

Non riesco davvero a capire perché ha voluto spendere dei soldi per avermi con se dato che non aveva bisogno della mia presenza. Inoltre non abbiamo cercato proprio nulla dentro quella grotta quindi non doveva recuperare niente; era come se volesse mettermi alla prova. Che in qualche modo avesse a che fare con Jorah?
 
*In fondo alla pagina del diario un nuovo disegno, stavolta di un uomo incappucciato e con indosso una maschera a specchio*

[Immagine: lFUnH8v.jpg]
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#10
Da tempo nutrivo dubbi sul mio futuro, sul percorso intrapreso nel corso di questi anni: combattere per vivere e al contempo vivere per combattere. Non credo abbia mai fatto davvero per me e finalmente l’ho capito.

Da quando sono arrivato nelle valli ho incontrato molte persone con i più disparati talenti, che mi hanno fatto capire quanto sia importante seguire una strada, la propria strada, senza nessun tipo di imposizione. Cosa significa questo? Semplice, non mi sento tagliato per stare in prima linea né per andare in giro bardato come una stufa. Non mi piace combattere, lo faccio se ne sono costretto ed in quel caso voglio stare più leggero, magari colpendo dalla distanza, ma soprattutto voglio assecondare quello che mi piace davvero. Adoro esplorare zone sconosciute, prendere appunti di viaggio, fare qualche schizzo e soprattutto stare all'aria aperta a contatto con la natura: non esattamente un guerriero senza macchia e senza paura no? Non so se Jorah potrebbe essere d’accordo con questa mia decisione ma è lui che mi ha dato la possibilità di fare anche questa scelta, nel bene o nel male. In ogni caso non è qui né per consigliarmi né per giudicarmi vorrei che lo fosse, ma non è così. Me la devo cavare per conto mio, il che mi porta a parlare degli incontri inaspettati che ti cambiano la vita.

È da giorni che rifletto sul mio destino qui. Ci sono molte persone straordinarie e alcune le ho anche conosciute, così ho capito che non posso aspirare a raggiungere il loro livello lasciando un segno su queste terre, non come avventuriero. Dovevo reinventarmi e la cosa, lo ammetto, mi stava facendo diventare un musone fastidioso, sempre a lamentarmi con tutti di quanto fosse difficile la mia vita… la classica persona che non vorrei mai frequentare. Poi ho re incontrato lei, in diverse occasioni. Abbiamo parlato in locanda, scherzato a tavoli affollati da diversi avventori, suoi compagni di avventure o semplici conoscenti. Si è anche offerta di farmi da insegnante di elfico e, visto il suo retaggio, non potevo trovare insegnante migliore. Poi da soli, alcune volte, con questa donna dalla bellezza quasi ammaliante, capace di farmi parlare di cose che non credevo poter dire a nessuno, che sa prestare attenzione alle parole andando oltre la superficie visibile a tutti. Sono riuscito ad aprirmi davvero come non avevo fatto mai, dando fiducia a una persona che avevo conosciuto da poco e lei ha fatto altrettanto, come si trattasse di uno scambio di tacite promesse di silenzio, spinte dal desiderio di non nascondersi agli occhi dell’altro. Non voglio riportare qui le parole che ci siamo detti, sarebbe come infrangere quella muta promessa, ma le serberò sempre nel mio cuore, infinitamente grato di quella chiacchierata al Velo di Velluto.

Mi hai spinto a perseguire una via che avevo davanti ma che non avevo il coraggio di intraprendere anche se, ora come ora, in cambio non posso darti null'altro se non la mia eterna amicizia. Grazie Velyahn.
 
*Per la prima volta, nel suo taccuino appare un ritratto a colori: e raffigurata una donna elfica con i capelli rossi e gli occhi verdi. Guardando in successione tutte le tavole prodotte, questa è decisamente la migliore e la più curata, come se, a differenza delle altre, fosse figlia di un lungo lavoro e non dell’ispirazione del momento.*

[Immagine: vFsEY53.jpg]
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