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[Ivor Chernov] Il Palmo e il Pugno.
#1
(Supplemento Audio - In Soviet Damara)
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Dal Diario personale di Ivor Chernov
"Se hanno bisogno di aiuto, li aiutiamo.
Se hanno bisogno di botte, li picchiamo.
Semplice."
(Sindaco Hancock, Fallout4)

[. . .]

XY Flamerule 1384

Si avvicina il giorno di Mezzestate dell'Anno dei Tre Fiumi Insanguinati, ma ringraziando agli Dei l'Ashaba non si è ancora tinto di rosso.
Tra poco ci sarà la grande festa di Scudiuniti, così come vuole la tradizione, e molti avventori sono giunti in questa mite cittadina. Spero che la milizia non avrà particolari difficoltà a mantenere l'ordine nonostante la confusione, le menti più spregevoli potrebbero pensare di approfittarne. In caso contrario, sarò lieto di dare entrambe le mie mani per aiutare.
Confesso di aver trascurato molto gli allenamenti cui ero abituato in questi ultimi due anni, ma grazie ai fratelli Adornati del tempio ho imparato molto. I rigori cui si sottopone un sacerdote non hanno nulla da invidiare a quelli del mio vecchio monastero.
So che sarà più difficile riempire una coppa gia piena per metà, ma non ho mai sentito il mio signore vicino come in questi giorni di virtuose avventure, che mi hanno permesso di fare la conoscenza di individui straordinari.
E sebbene alcuni di loro indulgino spesso nel peccato, sarà mia premura aiutarli a non smarrire la via diventando prigionieri delle loro paure, o schiavi dei loro vizi, se Ilmater me ne darà la forza.

Oggi ho chiesto ai Sofferenti più anziani di avere l'onore di aiutare a servire il cibo alle porte del nostro santuario nei quartieri poveri, durante la festa. Nessuno dovrà patire la fame in un giorno di allegrezza come quello che si avvicina. Attenderò la loro risposta confidando nel Piangente.

[. . .]
"I live...AGAIN!"
IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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#2
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XY Eleasias 1384

E' davvero incredibile la quantità di orrende ferite che un avventuriero riporta in una giornata. I poteri che il mio Signore mi concede sono a malapena sufficienti per tenerli in piedi e il più delle volte devo attingere alla mia scorta di medicamenti magici forniti dal tempio della Triade.
Alcune giornate mi trovo persino a considerare l'idea di unirmi alla setta degli Alleviatori; spero di non mancare loro di rispetto con questo ma a volte mi sembra che predicare la via della semplice Sopportazione permetta loro di risparmiare non poco sui medicamenti.

Comunque è per ottimi motivi che sono restio ad impiegare l'oro raccolto grazie alle offerte di poche anime generose: il quartiere a nord ne avrà di certo maggior bisogno, così lo conserverò per i giorni di pioggia almeno finche il Padre Venerabile non mi dirà altrimenti.

Predicare gli insegnamenti di Ilmater mi riesce meglio con le azioni che a parole; anche volendo mi sembra che molti dei compagni con cui mi ritrovo a viaggiare abbiano sofferto nel corpo e nell'anima più di quanto io possa immaginare. Come posso anche solo pensare di insegnare loro qualcosa dall'alto di una vita trascorsa per la maggior parte al sicuro dietro le mura di un monastero?
Certo, c'è stata quella volta in cui i draghi ci hanno colpito davvero duramente, in quei giorni perdemmo molti dei nostri fratelli nella loro Furia ma anche allora ero così impotente da riuscire soltanto a scappare e cercare di mettermi in salvo con gli altri novizi.
Forse dovrei affrettare il rito della mia Prima Sofferenza, attraverso tale sacrificio Ilmater potrebbe concedermi una comprensione più profonda dell'animo di quelle persone che intendo aiutare, ma temo di peccare di arroganza o fare il proverbiale passo più lungo della gamba stavolta.
Non pretendo di essere un santo. Al loro confronto i voti che ho scelto di prendere non sono che  il principio di un sentiero più alto, ma sto cercando comunque di fare del mio meglio tanto nell'ascesi interiore quanto nel lavoro di guaritore di ogni giorno.

Stamane ho rivisto il maestro Morn e ci siamo allenati assieme dopo la preghiera di mezzodì. Con poche rapide mosse mi ha fatto capire quanto avessi trascurato il mio stesso corpo, nella foga di apprendere i Misteri del divino attraverso formule e simboli. Mi ha persino concesso di ricorrere alla magia per "tentare" di tenere il passo, lui non ne aveva bisogno, ma non intendeva certo che sarebbe stato a guardare mentre cercavo di invocare le benedizioni del mio Signore, anzi ha fatto di tutto per spezzare la mia concentrazione ad ogni mio tentativo.
Il risultato possono testimoniarlo i lividi che mi ha lasciato sotto la tunica: ho ancora così tanto da imparare.

*la pagina successiva sembra occupata da una citazione trascritta da un altro testo*


"E' meglio essere violenti, se c'è violenza nel nostro cuore,
piuttosto che indossare la maschera della non-violenza per nascondere la propria impotenza.
La violenza è sempre preferibile all'impotenza.
Per un uomo violento c'è sempre la speranza che diventi non-violento.
Per l'impotente questa speranza non c'è."

Anonimo, Saggi del Kara-Tur
(off: Mahatma Gandhi)

[. . .]
"I live...AGAIN!"
IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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#3
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XY Eleasias 1384

Prego di ricordare a lungo di questi giorni, giorni in cui sono stato testimone di terribili eventi e straordinari sacrifici.
Cose che mi hanno fatto capire quanto il dolore fisico sia facile da sopportare rispetto alle ferite nell'anima. E anche se non era scritto che fossi io a dover compiere tali gesta, non posso esimermi dal fare quanto è in mio potere per alleviare le sofferenze di chi è ancora in vita e scacciare i dubbi che fanno vacillare la fede dei miei compagni.

Ho seguito il consiglio del maestro Morn e abbandonato ogni arma con cui mi sia mai addestrato, tranne una: il mio stesso corpo.
Devo ritornare ai miei primi insegnamenti al monastero. Non posso più trascurare la forma fisica che si frappone tra i nostri nemici e gli innocenti che intendo proteggere.
Per prima cosa ricomincerò con gli allenamenti gradualmente, sono passati anni da quando ci facevano colpire il Ghiacciaio del Verme Bianco fino a che non ci fosse un po' di ognuno nell'altro: sangue nella neve, ghiaccio nelle vene.

Possa il Piangente donarmi la Risolutezza necessaria per proseguire lungo questo cammino di abnegazione, poichè temo che il difficile debba ancora arrivare. Per poter rafforzare il mio Ki dovrò riequilibrare in me i tre fondamenti di Corpo, Mente e Spirito.

Sollars 25.17 - il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte
dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi.
Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà
 conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre;
 perché egli è in verità il custode di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti.


[. . .]
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IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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#4
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XY Eleint 1384

Le Lame dell'Alba, una compagnia di ventura fatta da uomini e donne virtuosi che godono della benedizione dei nostri Dei e del sostegno delle nostre chiese, così sembrerebbe.
Arthan mi sembra un comandante molto saggio, è evidente che non sta facendo tutto questo per inseguire soltanto fortuna e gloria, ma è presto per dire dove questo sentiero ci porterà: per ora siamo soltanto delle reclute.
Mi chiedo se riuscirò a dividere il mio tempo in modo efficiente tra i miei doveri verso la Chiesa , gli allenamenti e il lavoro da svolgere per questa Compagnia. In caso contrario dovrò avvalermi di una Supplica del Riposo molto presto.

La gerarchia sembra di tipo militare o cavalleresco, invece di rivolgermi ai miei superiori con "Maestro" dovrò imparare a usare la parola "Signore". La disciplina rimane sempre la disciplina, che ci si trovi in un monastero, in un ospedale da campo di Damara o in una caserma di avventurieri. Spero che la loro esperienza possa formare la mia mente così come le sofferenze temprano il mio corpo e la Parola nutre il mio spirito.

Una parte dei miei doveri nell'ordine degli Affranti consiste nel dare la caccia a chi infligge dolore e sofferenza agli abitanti di queste Valli, per questo i miei fratelli viaggiano spesso senza soffermarsi troppo in un luogo o erigere monasteri.
Questa compagnia opera anche oltre i confini di Mistledale, l'unica valle in cui sono stato in questi anni e che conosco ancora a malapena. Non ho dubbi che Morn sarà fiero del fatto che vogliamo elargire un po' di giustizia e carità anche tra i nostri vicini.

Di fronte alle sofferenze del mondo tu puoi tirarti indietro:
sì, questo è qualcosa che sei libero di fare com'è nella tua natura.
Ma proprio questo tirarti indietro è l'unica sofferenza che forse potresti evitare.

Riflessioni del Taciturno
(Franz Kafka)

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#5
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XY Eleint 1384


Questi sono invero giorni oscuri, sebbene tra poco si terrà la Festa di Granraccolto è difficile trovare allegrezza là dove le persone vengono uccise nel proprio letto o ghermite in strada.
Arthan crede che potremo svelare questo mistero che affligge Mistleport, il nostro primo incarico ufficiale. Spero davvero che abbia ragione, per il bene di quella gente della quale a ben pochi sembra importare.

Morn è ripartito, il dovere lo ha richiamato in un altra di queste Valli verdeggianti, ma ho trovato in Fratello Xavier un altro maestro, uno che credo potrà mostrarmi la via per conciliare le due scuole alle quali sono stato iniziato. L'addestramento sarà ancor più duro ma non mi spaventa: è piu facile che un sofferente si spezzi prima di piegarsi, e se sarò trovato mancante vorrà dire che sarà per volontà di Ilmater.

Esercizio del giorno - trasportare secchi d'acqua rapidamente e senza versarne una sola goccia se possibile, o gli assetati alla fine della corsa ne rimarranno delusi. Un buon risultato ma c'è ancora spazio di miglioramento. Come metodo istruttivo sembra efficace tanto quanto l'indossare dei pesi, ma utile anche al prossimo. D'ora in poi sarà sempre così.

Poco male: ho sempre detestato rimanere inoperoso.

Quanto al lavoro di predicatore, credo che seguirò il consiglio di un buon amico. Forse ha ragione a dire che sono troppo severo con gli altri, anche se è difficile tollerare certi comportamenti edonistici e irresponsabili mi sforzerò di farlo. Questo non significa che li approverò in alcun modo, sia chiaro.

"L'acqua troppo pura non contiene pesci."
Monaco Senza Nome, dalle Terre Splendenti


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IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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#6
Molti anni fa a Valls, nel Damara...
 
Ivor si sveglia con la faccia nel fango, l'odore del vomito che ancora impregna le sue narici e il sapore del sangue che gli impasta la bocca. Fiocchi di neve si posano con gentilezza sulla faccia contusa, ma sapeva quel sollievo si sarebbe presto trasformato in un pericolo mortale: non era il caso di passare la notte all'aperto.
Mentre rimetteva insieme i pezzi della sua memoria annebbiata qualche ora prima, sentiva ancora alle sue spalle risa di scherno e spacconerie di chi lo aveva ridotto così.
Sputò sulla soglia della bettola, di sicuro non era più il benvenuto là e così si incamminò per i vicoli che si ricoprivano lentamente di bianco.
 
Un altro di quei "ricchi bastardi", probabilmente il proprietario di una qualche concessione mineraria, era davanti alla porta di lei. Sapeva che non poteva farci nulla ormai, spalleggiato com'era dalle sue guardie personali fuori dalla stanza dopo l'ultima volta. Inoltre lei non avrebbe apprezzato l'interferenza nel suo discutibile lavoro...
Così se ne tornò di sotto al bancone, cercando di affogare i dispiaceri con qualcosa di forte.
 
Aveva già alzato di molto il gomito per un piccolo ometto pelle e ossa come lui, quando la sua attenzione venne catturata dalla persone sedute al tavolo vicino, sul quale luccicavano mucchietti di monete d'oro passate facilmente di mano in mano, come le carte da gioco che ne decidevano la sorte.
Per un lungo momento rimase lì a fissarli, prima che la malsana idea che se avesse avuto fortuna per una volta nella vita forse le cose sarebbero andate meglio per lui e la "sua donna" avrebbe potuto smettere di vendersi in quel posto schifoso.
Così si sedette a quel tavolo , posando il magro borsello in cui c'era quanto rimaneva della paga di bracciante dopo l'ultimo mese di fatiche nei campi, ormai spogli per l'inverno appena arrivato.
Neanche a dirlo iniziò a perdere, e scolandosi quel che restava nella bottiglia si convinse sempre di più che qualcuno stava barando. Doveva essere così, e dalle parole si passò ben presto alle mani, e con tutto quel fuoco in corpo con il suo addestramento incompleto senza contare l'inferiorità numerica ebbe facilmente la peggio...
 
C'era un solo posto dove un derelitto poteva trovare riparo e un pasto caldo in quella notte da lupi: all'ospitale nel quartiere del tempio.
Il quartiere era uno dei pochi che ancora mostrava i segni delle guerre del passato, ai quali si erano aggiunti i danni causati dagli sgherri del Culto del Drago l'anno prima. Al Duca di Arcata non sembrava importare molto del crescente numero di rifugiati di ben due guerre, ma la Chiesa di Ilmater poteva perlomeno contare sul favore del Re e in qualche modo riusciva a convincere la nobiltà a fare il minimo necessario.
Fece la fila come gli altri davanti al paiolo di fratello Pavel, cercando di nascondere un poco il volto dietro quei capelli luridi che aveva, ma lo sguardo colmo di rimprovero del vecchio sacerdote lasciava intendere che l'avesse riconosciuto benissimo. Tuttavia come al solito non ebbe da dirgli altro se non una benedizione, versando la zuppa nella ciotola.
Sedendosi nella mensa notò da subito che il vecchio Gorsk, che era solito sedersi di fronte a lui quando era lì, era malconcio più di lui.
Chiese chi avrebbe potuto prendersela con un semplice lustrascarpe come lui e poco dopo ottenne il nome di un brutto ceffo tristemente noto nel quartiere per accettare i lavori più spregevoli, spesso al soldo delle bande. Questa volta aveva fatto lo sbaglio di prendersela con chi era colpevole soltanto di aver ricevuto qualche moneta d’oro in più da un mercante di passaggio. Non capitava spesso e qualcuno deve averlo notato in quel momento, invidiando chissà quale fortuna.

Più tardi quella notte, decise di seguire il malvivente fino a casa sua, dopo che ebbe finito di riscuotere i debiti di un altro abitante, per fortuna senza incidenti, tirò su il bavero del cappuccio di stracci e non appena aprì la porta gli fu addosso. 
Non ebbe il tempo di voltarsi a guardare che un calcio lo spinse all’interno della sua stamberga contro un tavolo al centro della stanza. Sapeva che avrebbe dovuto stenderlo prima che tirasse fuori il suo pugnale e non gli diede tregua, continuando a colpirlo mentre era su di lui a terra.
Quando delle grida inaspettate provenienti dalle scale lo sorpresero e vide un bambino stretto tra le braccia di sua madre. Erano immobilizzati dallo spavento, ma fu una distrazione sufficiente.
 
Una fitta gelida all’addome lo riportò con i piedi per terra, strinse la presa sul polso dell’uomo prima che estraesse la lama dalla sua carne e sferrò un ultimo colpo stordente al suo avversario, prima di trascinarsi in strada più veloce che poteva, premendo sulla ferita.
Perse i sensi in un vicolo alcuni minuti dopo, crollando sul manto di neve che ricopriva la strada.
Rinvenne in preda agli incubi, come non gli capitava da tempo dopo l’attacco al Monastero, riaprendo gli occhi e gridando come se si trovasse di nuovo davanti a quell’inferno, con i corpi dei suoi fratelli sepolti dalle macerie o bruciati dal fuoco di drago, riusciva quasi a sentire l’odore delle carni annerite.
Poi la voce rassicurante del guaritore Pavel gli fece capire che era in salvo, nell’infermeria del tempio, di nuovo.
 
Al sacerdote non piacevano neanche un po’ le sue uscite da vigilante nel quartiere, e ogni notte pregava il Piangente di ricondurlo sulla retta via.
Ormai era più di un anno che arrancava a quel modo nello squallore e nemmeno la Caduta del Re Stregone era riuscita ad alleviare il dolore che la sua campagna di terrore aveva inflitto a lui e molti altri come lui. E non c’era alcun conforto nella fede in un Dio che non era riuscito a salvare i suoi confratelli, solo la vergogna di un sopravvissuto in fuga  da sé stesso per essere stato così codardo.
 
Ma cosa potevano calci e pugni contro le scaglie e gli artigli di creature del genere? Il ragazzo che un giorno sognava di combattere al fianco di valorosi cavalieri come Re Gareth quasi non esisteva più.
 
E poi accadde …
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IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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#7
...era il Gran Giorno, l'incontro della vita, ed era truccato.

Dopo mesi a combattere nelle cantine delle peggiori bettole delle Baronie, era finalmente riuscito a farsi un nome come lottatore. Lo chiamavano Il Penitente, per via del cappuccio che indossava nell'arena, legato al collo da un cappio da condannato e i segni di fustigazione sulla schiena. Non immaginavano che ad averglieli causati era stata una notte di passione con la sua "dama" che stava sperimentando qualcosa di nuovo, pensando di fargli un piacere...quella sera stessa avevano litigato per l'ultima volta.

C'era anche lei tra il pubblico, al fianco del suo nuovo protettore e organizzatore dell'incontro.
Si trattava di soldi facili, doveva solo andare al tappeto contro il suo miglior combattente dopo aver dato un po' di spettacolo, ma il suo maledetto orgoglio gli aveva detto di scommettere tutto quello che aveva su di sè e infrangere l'accordo, fosse solo per dimostrare qualcosa a quella sgualdrina. Forse una volta che avesse avuto il denaro e gli onori del vincitore si sarebbe pentita di averlo lasciato, come se fosse mai stata sua...

Sapeva di poter battere quell'ammasso di muscoli facilmente, era lento e stupido, non aveva alcuna tecnica affidandosi soltanto alla forza bruta. Ma qualcosa sembrava non andare per il verso giusto fin dall'inizio:  Korsef "La Bestia" Grigorov era in ritardo e i presenti scommettitori iniziavano a spazientirsi.
Quand'ecco che un uomo ammantato da un saio si avvicina al proprietario scambiando con lui qualche parola, e poco dopo un accordo era stretto.
Ci volle un po' per placare gli avventori e spiegare che il forestiero avrebbe combattuto al posto della Bestia come loro favorito, ma quando rivelò il simbolo della Rosa Gialla sulle sue vesti marziali, una volta liberatosi del saio, le proteste cedettero il posto allo stupore e al silenzio: ben presto compresero che le loro scommesse erano addirittura più sicure di prima.

Ivor sapeva che altri fratelli erano sopravvissuti quel tragico giorno, ma il suo volto glabro non gli era familiare. Conosceva bene le loro capacità ma sperava in cuor suo che si trattasse solo di un iniziato. Speranza che si alimentava dei colpi che il monaco gli lasciava portare a segno sul suo corpo.
L'altro incassava bene ma Ivor capì troppo tardi che si stava facendo colpire apposta, quasi fosse dispiaciuto di quello che avrebbe fatto di lì a poco: una raffica di pugni così rapida che il Penitente non riuscì neppure a vederla lo lasciò disorientato. Si reggeva a stento in piedi, incredulo ma ostinato, si lanciò all'attacco un ultima volta, prima di sentire la sua mascella incrinarsi e perdere i sensi.

Di nuovo si ritrovò in quell'infermeria , spogliato della sua ridicola mascherata e rattoppato dalle mani del buon Pavel, che si allontanò poco dopo, lasciandolo in compagnia del monaco che l'aveva sconfitto.
Chinando il capo quest'ultimo gli rivolse la parola: "Sembra che il bruto che dovevi affrontare abbia avuto uno sfortunato incidente e non potrà combattere per qualche giorno. Mi dispiace ma per un attimo ho temuto davvero che tu non volessi onorare il patto stretto con quello sgradevole individuo, per quanto eticamente discutibile fosse, Fratello Ivor."

"Chi diavolo sei tu?" Chiese Ivor facendo ancora fatica a parlare per quanto era dolorante.

"Soltanto un messaggero. C'è voluto un po' ma alla fine ti ho trovato. Devo ammettere di aver trovato altri fratelli in condizioni più...dignitose. Ma il Gran Maestro dei Fiori sta richiamando tutti quelli del nostro ordine al monastero in rovina. Per cui sei "invitato" anche tu." E scuotendo la testa tra sè, più dubbioso che mai, tese la mano verso il fratello ritrovato, così come gli era stato chiesto di fare.

L'idea di ritornare all'ovile gli ridestava nella mente soltanto brutti ricordi, ma ormai non aveva più molto da perdere...quindi "Perche no..." replicò Ivor afferrandola per alzarsi.
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#8
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8 Eleasias 1386

Mi è stato insegnato ad impegnarmi anima e corpo per una causa giusta, qualunque fosse il pericolo o il dolore che avrei dovuto affrontare, che non c'è onore più grande di quello dell'accettare gli incarichi che nessuno oserebbe.
Eppure mai come in questi giorni i nostri sforzi vengono frustrati dal fallimento, a mettere alla prova la nostra risolutezza.
Con mia grande sorprese è stata Mathlin quella che non ha mai dato segno di cedimento o sconforto, è da ammirare per questo, ma mi chiedo fin dove sia saggio insistere e spingersi oltre per strappare una misera vittoria alle forze del male.
E' giusto mettere a rischio la propria salute fisica e mentale là dove non sembra produrre alcun risultato? Senza contare che il tempo e le energie impiegate nel tentativo di raddrizzare un torto vengono sempre sottratte a quelli che uno potrebbe dedicare ad altri problemi che comapiono attorno a lui: dalla quotidianità che mi riporta ogni volta all'aiutare gli abitanti del mio quartiere alle immancabili nuove minacce che non si curano certo dei nostri impegni per palesarsi.

Per far fronte a tutto questo il Piangente mi fa dono di ulteriore Potere, e ulteriori responsabilità. Probabilmente egli ha visto più di quanto riesca a vedere io in me stesso in momenti come questo, ma spero davvero di non deluderlo.
Qualche giorno fa mi è capitato di ritrovarmi di nuovo in quel santuario nella foresta, nel giorno della mia seconda iniziazione si potrebbe dire. Il dolore intenso che provai quella volta mentre le fiamme mi avvolgevano durò solo un istante, ma ora invece quel momento sembra persistere un eternità, e per quanto mi sforzi di resistere mi sveglio puntualmente con un lamento strozzato guardandomi in cerca di ustioni sul corpo e quella sensazione di calore intenso mi accompagna per tutta la mattinata: a volte i fratelli si ritraggono come scottati da una semplice stretta di mano.

Non so esattamente cosa significhi tutto questo e non credo di avere il tempo di indagare, con tutto quello che c'è da fare. Spero di non sottovalutare i sintomi di qualcosa ben peggiore, sarebbe un errore da principianti per un guaritore.



"il più grande maestro il Fallimento è"
Pergamene dell'Antico Ordine
(Maestro Yoda)
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#9
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9 Ches 1387


La prima volta che la Fiamma Sacra ha avvolto le mie mani non credo neppure di essermene accorto, se non quando tutto era finito. Fu durante un duro scontro, vidi cadere un caro amico colpito da un incantesimo mortale. Lo avevo gia visto accadere in passato e una parte di me aveva fede che il Piangente avrebbe ascoltato la mia supplica, che sarei riuscito a riportarlo indietro; E anche se così è stato in seguito, non è stato l'attimo di afflizione a scatenarla, è stato il suo sorriso, quella risata malvagia sul suo volto mentre si crogiolava per aver estinto una vita. Quanti altri quella femmina drow aveva torturato e ucciso con la stessa soddisfazione negli occhi? Tutti quei cadaveri che avevamo trovato poco prima erano stati solo gli ultimi di un'intera esistenza consacrata alla perfidia, tutti loro ammassati in un angolo della cella, dopo aver passato l'inferno nella loro sala delle torture.
La disperazione per non essere giunto in tempo per salvarli si tramutò presto in Ira, desideravo cancellarle quel sorriso dalla faccia, annientarla completamente. Questo non era da me, anche nelle situazioni peggiori spero sempre che il mio avversario getti le sue armi e si arrenda, che si penta delle sue azioni per poter intraprendere un cammino più alto, ma non quella volta. Quella volta non so se avrei avuto pietà del mio nemico e questo mi tormenta: se ho peccato nell'abbandonarmi all'ira , per quanto potesse essere giustificata, perche Ilmater mi ha concesso questo potere distruttivo? Uno strumento non fatto per salvare vite o redimere anime, ma per mondare l'impuro tra le fiamme.

E' questo ciò che dovrò essere per il mio signore? Un vendicatore per coloro che non possono esigere più alcun pentimento, un carnefice per coloro che non desiderano più alcun perdono?
Non era questo ciò che avrei voluto per me stesso, ma forse significa soltanto che non sono tagliato per redimere anime così come non lo ero per cavarmela da solo nelle terre selvagge, quando ho deluso i discepoli di San Sollars.

Ebbene, se il Dio Affranto ha voluto farmi questo dono è mio dovere servirmene, il minimo che possa fare è imparare a controllarlo e valutare la vera necessità. Non permetterò nuovamente alle emozioni di avere la meglio su di me.

"perché la sua ira dura solo un momento, ma la sua benevolenza dura tutta una vita.
Il pianto può durare per una notte, ma al mattino erompe un grido di gioia."
Sollars 30:5

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#10
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23 Hammer 1388

Dopo aver dato una sistemata alla Sede della Compagnia sono passato al Ranch Dundragon. Non sapevo come dire a sua madre che non ero con lui quando è successo, né è servito a darle alcun conforto il fatto che sia morto così com'è vissuto: da eroe.
Le ho fatto le mie più sincere condoglianze e non so ancora cosa dirà al piccolo Joshua quando inizierà a chiedersi perche il fratello non è ancora tornato. Dopo quanto accaduto nell'ultimo anno non si meritavano un altra tragedia proprio ora.
Racconto a me stesso che rimanere ad Ovest era la cosa più giusta da fare, che loro avevano bisogno del mio aiuto, che quelle donne andavano salvate, che quei morti innocenti meritavano giustizia. Ma stavo solo fuggendo dall'idea di dover rivivere l'orrore di quel giorno, quando la Furia dei Draghi si abbattè su di noi al monastero. Forse non volevo sentirmi di nuovo inutile contro simili creature, forse non volevo più vedere altri amici e fratelli bruciare vivi mentre mi tendevano la mano, chiedendo a gran voce un aiuto che non potevo dar loro.

Tuttavia questa guerra è ancora lungi dall'essere vinta e so che molte altre famiglie vivranno tutto questo prima che sia finita. Ancora una volta tocca a me fare la parte del sopravvissuto, tocca a me farmi carico di questa sofferenza e incanalarla per far si che ne venga fuori qualcosa di buono.
In vita mia ho visto perpetrarsi fin troppe atrocità ma la Guerra ha la terribile capacità di rendere tutto questo così maledettamente facile. La Guerra non fa altro che tirare fuori il peggio di ognuno di noi, persino tra i più virtuosi, inducendoci a pensare che sia giusto e doveroso abbassarsi allo stesso livello di brutalità e disprezzo della vita quando si tratta del tuo nemico.
Se c'era un modo per evitare che si versasse così tanto sangue io non sono riuscito a scorgerlo, o forse non ho avuto il coraggio di rischiare per una possibilità tanto remota, questo mi fa provare una grande vergogna. Tutto ciò che sono riuscito a fare è stato quel che so fare meglio: dare calci e ricucire ferite. Spero che il Piangente possa perdonarmi per non aver fatto di più.


Mentre sto qui a tirare il fiato ringraziando di essere ancora vivo, so che un nemico ben più insidioso ha infine fatto la sua mossa, con metodica pazienza ha intessuto le proprie trame fino al culmine di quella che sembra solo una serie di tragiche coincidenze cui nessuno ha mai voluto credere davvero. Forse abbiamo solo cominciato a sbirciare oltre il fumo che hanno sollevato per velare la verità ai nostri occhi, ma è bastato a capire che stanno stringendo la presa su ciò che vogliono e che non sarà affatto facile sradicarli quando ci renderemo conto di ciò che stanno davvero facendo nei più oscuri angoli di queste Valli.

Dovrò chiedermi di nuovo dov'è che ci sarà più bisogno del mio aiuto e questa volta dovrò cercare di essere più sincero con me stesso riguardo al perchè.

Ilmater, testimone di indicibili sofferenze, chiedo il tuo perdono.
Ilmater, le cui lacrime e il cui sangue bagnano la terra.
Ilmater, perdona questo umile peccatore e consentigli di calcare le remote vette dello spirito infinito.
Ilmater, il suo è un cuore puro ma assediato da forze maligne e corrotte.
Indica la via verso il luogo in cui i viaggiatori non si stancano, gli amanti non si lasciano e gli affamati non patiscono.
Guidalo, Ilmater, e lui sarà al tuo fianco com'è sempre stato al mio.

[. . .]
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IVOR CHERNOV (e JASSIN OAKSTAFF)
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