14-10-2017, 16:35
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 19-10-2017, 20:15 da cotoletta.)
Come un fulmine a ciel sereno s'era presentata un'occasione d'oro, almeno per Sturm.
Un'opportunità di poter tornare a svolgere il suo ruolo di « avanzo di ruathen mercenario » tanto per usare le parole di Ronda.
A richiamare l'attenzione quel giorno fu l'apparizione di una bambina trasandata.
Solo dopo una seconda occhiata più attenta, Sturm, così come anche Darsa, aveva notato le brache strappate della ragazzina ed intuì cosa le fosse stato riservato.
Persino tra i ruathen era malvisto chi serbava violenze sui bambini, soprattutto sessuali. Nei migliori dei casi il colpevole veniva emarginato e ricoperto di disonore: non poteva essere considerato un uomo colui che abusava dei piccoli. Un uomo normale avrebbe ricercato una donna sua pari. Il pensiero di violare un ragazzino non doveva neanche sfiorarlo.
Nell'ottica ruathen veniva visto come un uomo che non aveva il fegato o la perseveranza di affrontare l'intricata battaglia che era il corteggiamento di una vera donna.
Anche durante le razzie i piccoli che rientravano nel bottino venivano solo presi prigionieri o uccisi per risparmiargli un'esistenza che altrimenti era sicuro non sarebbero riusciti a sopportare.
Se e chi abusava di loro lo faceva di nascosto.
Nei peggiori dei casi invece il colpevole di tale abuso veniva punito con la castrazione o l'evirazione totale.
Da giovane Sturm aveva assistito a due condanne simili. Ai colpevoli venne inferta una punizione ancor peggiore.
Le fiamme.
Il fuoco bruciò le virilità dei condannati, emanando un odore di bruciato raccapricciante.
Fu una delle rare volte in cui Sturm si ritrovò a vomitare da sobrio.
Nel guardare la ragazzina però non provò alcuna pietà o spirito di protezione. Era riuscita a scappare e arrivare da loro. C'era ancora forza in lei e forse, quella tragica situazione, le avrebbe dato la forza, in futuro, di diventare qualcuno.
Era una vinta che aveva toccato il fondo della vita, forse il più spregevole che potesse esserci, e anche troppo precocemente.
Aslaug e Renfri s'erano mostrate sin da subito coinvolte. Come non potevano? Le donne in quei casi sviluppavano un'empatia forte e generale, scaturendo una forza ed una determinazione che in altri casi sarebbero stati assenti.
Quel che lasciò Sturm perplesso fu Darsa. Non sembrava particolarmente presa dalla cosa. In fondo era una genasi, umana solo in parte, quindi magari non percepiva certe situazioni come le percepivano loro o qualsiasi altro essere umano.
Non le disse nulla poichè, come lui, anche lei mostrò la volontà di individuare quel gruppo di banditi che si era macchiato di quell'empio abuso e che in quel momento tenevano in ostaggio i genitori della piccola e il carro di mercanzie di cui erano proprietari.
Sturm voleva combattere ed uccidere. Darsa voleva bruciare e scatenare il suo fuoco. Aslaug e Renfri volevano giustizia per quei balordi.
L'ingaggio alla battaglia fu teso e discreto. Almeno all'inizio.
Al quartetto s'erano aggiunti anche Ronda e Mikael che si rivelarono un'ottima aggiunta.
L'attesa fu quasi insopportabile e Sturm quasi sperava che i briganti li scorgessero così da iniziare subito la battaglia.
Ma Aslaug era cacciatrice a dir poco esperta e letale. Con lei o resisti o muori. Fuoriuscì dal campo visivo di Sturm, nascondendosi chissà dove, muovendosi cauta e sinuosa come una pantera che studia la sua preda.
Ronda le veniva d'appresso, leggera come una piuma, muovendosi con attenzione e discrezione.
Il resto di loro aveva atteso nelle retrovie, soprattutto Sturm che per la pesante e ingombrante corazza che indossava poteva far saltare la copertura così attentamente ottenuta.
Poi venne il segnale da Darsa che fino in quel momento era rimasta invisibile. Non volarono palle di fuoco come si aspettava Sturm: una carica in grande stile, armi sollevate, con sfere infuocate a sorpassarli da sopra il capo, esplodendo contro il nemico.
Non accadde nulla di simile.
La carica ci fu, ed inaspettatamente dal lato destro erano sopraggiunti rinforzi inattesi.
Bastò poco a Sturm per riconoscere la gigantesca sagoma del mezzodrago, lo spadone di Darry e i profili slanciati ma non certo equiparabili di Arduil e la straordinaria Nityalar.
Un assalto totale!
Un assalto tra frecce ed incantesimi, tra il cozzare di armi ed armature, scudi contro scudi. Grugniti e grida di morte.
Il tutto si concluse in un bagno di sangue.
Non erano state lanciate palle di fuoco per evitare di bruciare anche i genitori della bambina, genitori che però in quel frangente parevano proprio non esserci.
Sturm non se ne curò e cominciò a depredare i cadaveri, denudandoli sotto ordine di Darsa così da smascherare qualche possibile indizio sulla loro identità.
Un tatuaggio andava ripetersi su ognuno dei corpi.
Quello di una frusta arrotolata.
Mikael lo identificò ed informò tutti gli astanti.
La Frusta delle Carovane: un flagello appunto per le carovane. Una banda di briganti piuttosto violenti e alquanto numerosi che prendevano di mira le carovane per rubarne le merci e catturarne chi ne faceva parte. Un'attività bella impegnativa, che doveva portare i suoi guadagni e che comunque mostrava una base d'organizzazione.
Per di più i membri di tale organizzazione dovevano essere dei fanatici votati alla causa, talmente invasati da suicidarsi senza esitare.
Lo dimostrò il destino toccato al moribondo che Aslaug aveva trovato e curato affinchè potesse interrogarlo e strappargli qualche informazione in più. Invano.
Con uno slancio repentino il prigioniero s'era tolto la vita, conficcando il pugnale dritto nel cuore.
C'era già una taglia su questa organizzazione? Non che Sturm ricordasse. E sicuramente quei tipacci lì rappresentavano un gran bel problema.
Così, mosso da un'opportunità che aspettava da tempo, prese l'iniziativa e strappò via, da due cadaveri, un lembo di pelle con impresso sopra il tatuaggio della banda.
Uno lo tenne per sè. L'altro lo consegnò a Darsa.
Per il resto i genitori della bambina si presume fossero stati dati in consegna ad un altro manipolo della stessa banda, poi scomparso nel folto del bosco. Per farne cosa poi? Richiedere un riscatto? Semplice sollazzo? O per scopi ben più oscuri come qualche sacrificio?
Tutte domande su cui Sturm si soffermò veramente poco.
In mente aveva già altro.
Bisognava solo rientrare in città.
E spartire il bottino.
Un'opportunità di poter tornare a svolgere il suo ruolo di « avanzo di ruathen mercenario » tanto per usare le parole di Ronda.
A richiamare l'attenzione quel giorno fu l'apparizione di una bambina trasandata.
Solo dopo una seconda occhiata più attenta, Sturm, così come anche Darsa, aveva notato le brache strappate della ragazzina ed intuì cosa le fosse stato riservato.
Persino tra i ruathen era malvisto chi serbava violenze sui bambini, soprattutto sessuali. Nei migliori dei casi il colpevole veniva emarginato e ricoperto di disonore: non poteva essere considerato un uomo colui che abusava dei piccoli. Un uomo normale avrebbe ricercato una donna sua pari. Il pensiero di violare un ragazzino non doveva neanche sfiorarlo.
Nell'ottica ruathen veniva visto come un uomo che non aveva il fegato o la perseveranza di affrontare l'intricata battaglia che era il corteggiamento di una vera donna.
Anche durante le razzie i piccoli che rientravano nel bottino venivano solo presi prigionieri o uccisi per risparmiargli un'esistenza che altrimenti era sicuro non sarebbero riusciti a sopportare.
Se e chi abusava di loro lo faceva di nascosto.
Nei peggiori dei casi invece il colpevole di tale abuso veniva punito con la castrazione o l'evirazione totale.
Da giovane Sturm aveva assistito a due condanne simili. Ai colpevoli venne inferta una punizione ancor peggiore.
Le fiamme.
Il fuoco bruciò le virilità dei condannati, emanando un odore di bruciato raccapricciante.
Fu una delle rare volte in cui Sturm si ritrovò a vomitare da sobrio.
Nel guardare la ragazzina però non provò alcuna pietà o spirito di protezione. Era riuscita a scappare e arrivare da loro. C'era ancora forza in lei e forse, quella tragica situazione, le avrebbe dato la forza, in futuro, di diventare qualcuno.
Era una vinta che aveva toccato il fondo della vita, forse il più spregevole che potesse esserci, e anche troppo precocemente.
Aslaug e Renfri s'erano mostrate sin da subito coinvolte. Come non potevano? Le donne in quei casi sviluppavano un'empatia forte e generale, scaturendo una forza ed una determinazione che in altri casi sarebbero stati assenti.
Quel che lasciò Sturm perplesso fu Darsa. Non sembrava particolarmente presa dalla cosa. In fondo era una genasi, umana solo in parte, quindi magari non percepiva certe situazioni come le percepivano loro o qualsiasi altro essere umano.
Non le disse nulla poichè, come lui, anche lei mostrò la volontà di individuare quel gruppo di banditi che si era macchiato di quell'empio abuso e che in quel momento tenevano in ostaggio i genitori della piccola e il carro di mercanzie di cui erano proprietari.
Sturm voleva combattere ed uccidere. Darsa voleva bruciare e scatenare il suo fuoco. Aslaug e Renfri volevano giustizia per quei balordi.
L'ingaggio alla battaglia fu teso e discreto. Almeno all'inizio.
Al quartetto s'erano aggiunti anche Ronda e Mikael che si rivelarono un'ottima aggiunta.
L'attesa fu quasi insopportabile e Sturm quasi sperava che i briganti li scorgessero così da iniziare subito la battaglia.
Ma Aslaug era cacciatrice a dir poco esperta e letale. Con lei o resisti o muori. Fuoriuscì dal campo visivo di Sturm, nascondendosi chissà dove, muovendosi cauta e sinuosa come una pantera che studia la sua preda.
Ronda le veniva d'appresso, leggera come una piuma, muovendosi con attenzione e discrezione.
Il resto di loro aveva atteso nelle retrovie, soprattutto Sturm che per la pesante e ingombrante corazza che indossava poteva far saltare la copertura così attentamente ottenuta.
Poi venne il segnale da Darsa che fino in quel momento era rimasta invisibile. Non volarono palle di fuoco come si aspettava Sturm: una carica in grande stile, armi sollevate, con sfere infuocate a sorpassarli da sopra il capo, esplodendo contro il nemico.
Non accadde nulla di simile.
La carica ci fu, ed inaspettatamente dal lato destro erano sopraggiunti rinforzi inattesi.
Bastò poco a Sturm per riconoscere la gigantesca sagoma del mezzodrago, lo spadone di Darry e i profili slanciati ma non certo equiparabili di Arduil e la straordinaria Nityalar.
Un assalto totale!
Un assalto tra frecce ed incantesimi, tra il cozzare di armi ed armature, scudi contro scudi. Grugniti e grida di morte.
Il tutto si concluse in un bagno di sangue.
Non erano state lanciate palle di fuoco per evitare di bruciare anche i genitori della bambina, genitori che però in quel frangente parevano proprio non esserci.
Sturm non se ne curò e cominciò a depredare i cadaveri, denudandoli sotto ordine di Darsa così da smascherare qualche possibile indizio sulla loro identità.
Un tatuaggio andava ripetersi su ognuno dei corpi.
Quello di una frusta arrotolata.
Mikael lo identificò ed informò tutti gli astanti.
La Frusta delle Carovane: un flagello appunto per le carovane. Una banda di briganti piuttosto violenti e alquanto numerosi che prendevano di mira le carovane per rubarne le merci e catturarne chi ne faceva parte. Un'attività bella impegnativa, che doveva portare i suoi guadagni e che comunque mostrava una base d'organizzazione.
Per di più i membri di tale organizzazione dovevano essere dei fanatici votati alla causa, talmente invasati da suicidarsi senza esitare.
Lo dimostrò il destino toccato al moribondo che Aslaug aveva trovato e curato affinchè potesse interrogarlo e strappargli qualche informazione in più. Invano.
Con uno slancio repentino il prigioniero s'era tolto la vita, conficcando il pugnale dritto nel cuore.
C'era già una taglia su questa organizzazione? Non che Sturm ricordasse. E sicuramente quei tipacci lì rappresentavano un gran bel problema.
Così, mosso da un'opportunità che aspettava da tempo, prese l'iniziativa e strappò via, da due cadaveri, un lembo di pelle con impresso sopra il tatuaggio della banda.
Uno lo tenne per sè. L'altro lo consegnò a Darsa.
Per il resto i genitori della bambina si presume fossero stati dati in consegna ad un altro manipolo della stessa banda, poi scomparso nel folto del bosco. Per farne cosa poi? Richiedere un riscatto? Semplice sollazzo? O per scopi ben più oscuri come qualche sacrificio?
Tutte domande su cui Sturm si soffermò veramente poco.
In mente aveva già altro.
Bisognava solo rientrare in città.
E spartire il bottino.